Graziano Romani Up in dreamland
2003 - FREEDOM RAIN RECORDS / MUSICSERVICE
Da quando ha fondato la Freedom Rain Records, Romani è tornato in forma, con motivazioni forti e con una band fissa. Tutto ciò aveva già dato buoni frutti in “Soul crusader” e in “Lost and found” e trova ora la sua forma migliore in questo “Up in dreamland”, che si rivela l’album finora più riuscito del rocker emiliano dai tempi dei Rocking Chairs.
Tredici canzoni da cui emerge una gran voglia di suonare, un desiderio di ripartire e vivere il sogno del rock’n’roll insieme al suo pubblico, ovvero quegli “spiriti liberi” con cui Graziano idealmente si identifica. Dalla sua scrittura è sempre affiorata questa perseveranza rock, che ora viene ulteriormente sollecitata da un suono corroborante: a sostenerlo ci sono infatti i Mescalero, ovvero Max “Grizzly” Marmiroli (sax), Fabrizio Tedeschini (chitarra), Massimo Ori (basso) e Pat Bonan (batteria). Gli arrangiamenti di archi e violini sono poi un passo in più nel percorso di Romani, un’aggiunta che rende “Up in dreamland” un disco di rock completo sotto ogni punto di vista.
Tra i “soliti” pezzi di grande rock, è stato inserito anche il reggae corposo di “Don’t close your eyes”, una piccola novità per chi non ha mai assistito ad un concerto con i Mescalero. Non mancano nemmeno quelle covers che sono un punto di riferimento fisso in ogni disco di Romani: “Frankie”, dal repertorio minore di Springsteen, e “Mother of violence” di Peter Gabriel. La personalità di Graziano si vede anche dal modo con cui interpreta questi pezzi: “Frankie” ha un tappeto soul su cui il violino stende il suo fraseggio, mentre “Mother of violence” è quasi “pregata” con un finale sottilmente teso.
Nonostante le covers, va ripetuto chiaramente che Graziano ha trovato da tempo un suono tutto suo, carico di soul e di un rock ad alto tasso di convinzione. Valgano come esempi “Every road I travel” e “Where do we go from here”, due pezzi che in modo diverso fanno sentire il peso della voce di Graziano. In particolare “Where do we go from here”, eseguita da solo al piano, mette in risalto una grande interpretazione vocale, che non teme confronti e che ha pochi eguali nel panorama del rock in italiano.
Più volte nel corso del disco i testi esortano a camminare, a resistere, a credere, sintomo di una missione da condurre a tempo di rock. La meta è una dreamland che di disco in disco si fa sempre più personale e sempre più vicina ai grandi del rock. Come tutti i veri rockers, Romani cerca di dare forma concreta ai propri sogni attraverso la canzoni: non è un caso che la title-track sia posta a conclusione del disco, a suggellare un cammino da seguire alzando lo sguardo sempre più verso l’alto: “Up in dreamland”.