Giulio Casale Dalla parte del torto
2012 - Novunque/Self
Casale appare come l'ultimo dei sopravvissuti tra i sognatori o meglio come ultimo erede di generazioni ancora precedenti (i poeti beat cari a Fernanda Pivano, Dylan, i protagonisti del rock a cavallo tra la decade dei sessanta e i settanta, Gaber) di cui ha raccolto ideali, speranze e attitudine, contestualizzando però tutto in un tempo, quello presente, dove la realtà è ridotta a "grande finzione, mistificazione" e dove "l'ultima idea che rimane è esercitare il potere".
Si parte così con la traccia d'apertura La tua canzone, ballata ammiccante e sensuale, per arrivare ai brani migliori dell'album, la già citata Mistificazione che inizia con le parole di Brecht "Mi sono seduto dalla parte del torto perchè ogni altro posto era occupato" e la sfrontata onestà di Apritemi "che tu sia vero o compromesso, comunque hai sempre perso", perfetto inquadramento, non solo dell'artista, ma di qualunque uomo che vive in questa civiltà affetta da bulimia catodico-consumista.
Piccolo calo di tensione a metà disco in cui però emergono Virus A, pezzo dal retrogusto anni '90, Fine, rock scanzonato, ennesima variazione sul tema fine del mondo occidentale e Coffe Shop, cover di Battiato non del tutto convincente.
E' il trittico finale a risollevare le aspettative: Personaggio comune, Senza direzione e La febbre, tre ballate rock che danno le pennellate finali alla rappresentazione del mondo in cui viviamo, formata da persone, rabbia, storie, frustrazioni, sogni, un'immagine che si è formata traccia dopo traccia e che rimane lì anche quando il disco è terminato.
L'onestà intellettuale, l'inquietudine, la messa a nudo di dubbi, paure, fragilità non possono lasciare indifferenti: il disco di Casale entra dentro, forse anche grazie agli arrangiamenti irrequieti e curati al dettaglio di Giovanni Ferrario, forse perché abbiamo tutti nostalgia di un tempo che non abbiamo vissuto, forse perché nella rivoluzione, sotto sotto, ci crediamo ancora o forse semplicemente perchè "siamo rimasti in pochissimi a credere nella canzone e l'album è dedicato a quei pochi".