Francesco Piu From the Living Room
2024 - Appaloosa Records / IRD
Come ci immaginiamo che sia un chitarrista blues quando non è in tour né in una sala di registrazione? Di cosa pensiamo si circondi? Ascolta musica? e di chi? A queste domande il bluesman sardo Francesco Piu, fin dalla copertina del suo nuovo lavoro, From the Living Room: in bianco e nero, la foto presenta la figlioletta nella living room di casa, circondata da dischi, tra i quali sembra trovarsi a proprio agio (e fortunata lei, sospiriamo, a ricevere simili vaccini estetici...)
Un altro indizio è la scaletta: dando una scorsa veloce, ci accorgeremo che i brani che Piu ha scelto per questo disco di cover sono tutt'altro che only blues, come ci si aspetterebbe. Si va dal mai abbastanza apprezzato - e compianto - John Martyn (Don't Want to Know) al mitologico supergruppo Crosby Stills Nash and Young (Love The One You Are With), a una scintillante The Healing Game di Van The Man, passando per il soul di Bill Whiters e la sua Grandma's Hands, oltre, ovviamente, a omaggi ai maestri blues, indimenticati e indimenticabili. Si ascolti ad esempio la torrida Hard Times Killing Floor, una chicca di Skip James, magistralmente reinterpretata: per smentire quanti arricceranno il naso, pensando "beh, è solo un disco di cover...". Che non sia solo un disco di cover, è evidente: Piu sa come trattare le opere altrui, e, da artista sensibile e rispettoso, vi entra con una competenza tecnica e una sensibilità espressiva che entusiasmano.
Un altro indizio è la scaletta: dando una scorsa veloce, ci accorgeremo che i brani che Piu ha scelto per questo disco di cover sono tutt'altro che only blues, come ci si aspetterebbe. Si va dal mai abbastanza apprezzato - e compianto - John Martyn (Don't Want to Know) al mitologico supergruppo Crosby Stills Nash and Young (Love The One You Are With), a una scintillante The Healing Game di Van The Man, passando per il soul di Bill Whiters e la sua Grandma's Hands, oltre, ovviamente, a omaggi ai maestri blues, indimenticati e indimenticabili. Si ascolti ad esempio la torrida Hard Times Killing Floor, una chicca di Skip James, magistralmente reinterpretata: per smentire quanti arricceranno il naso, pensando "beh, è solo un disco di cover...". Che non sia solo un disco di cover, è evidente: Piu sa come trattare le opere altrui, e, da artista sensibile e rispettoso, vi entra con una competenza tecnica e una sensibilità espressiva che entusiasmano.
Piu ci fa quindi entrare nel salotto sassarese di Jim Solinas, imbraccia le sue chitarre - e dobro, e banjo -, e, con una voce arrochita il giusto, sempre intensa e bluesy, ci mette a nostro agio, facendoci immergere in un mondo e in uno spazio altri, dove le brutture del mondo si sedimentano, le ferite della vita vengono curate e i dolori leniti, grazie al potere taumaturgico della bella musica in particolare, della bellezza in generale.
Per questa seduta di musicamedicina, ecco arrivare altri artisti sopraffini: Jim Solinas al piano (e possessore, come scritto, del magico salotto, in cui si sono effettuate le registrazioni, il 13 gennaio di quest'anno), Fabrizio Leoni al basso, Francesco Ogana al violoncello, Denise Gueye, Elisa Carta, Rita Casiddu, Giulia Danica Vendler, Gavino Riva alle voci (e che voci!). Tutti al servizio di un'opera che solo sulla carta potrebbe sembrare discontinua, ma che è invece compatta, pur nella poliedricità, e dimostra la piena maturità di un artista che celebra, con questa incisione (in vinile, 300 copie, edizione limitata, uscita significativamente in occasione del Record Store Day).
Cosa aspettate? Uscite dal vostro salotto, acquistate il disco - possibilmente in un negozio -, e sedetevi nel grande, accogliente, caldo salotto di musicisti eccellenti.