Sulla stessa scia del disco precedente, il cantautore emiliano riprende un filone letterale che espresso attraverso il solito carattere intimo e minimale giunge a sviscerare tutta una sua poetica sull’amore ironica e “crudele”, tanto da poterlo definire quasi come il cantautore del “non amore”, riprendendo il titolo di una canzone contenuta nel disco d’esordio (“Canzone di non amore”, ndr).
Le canzoni di Dente, autobiografiche e personali, sono la valvola di sfogo attraverso la quale trova la forza di raccontare di se, e lo fa con tutto il sarcasmo che gli viene possibile manifestato sin dal titolo del suo secondo disco, “L’amore non è bello”.
In questi due anni, Giuseppe Peveri fornisce prova della sua maturazione artistica soprattutto dal punto di vista degli arrangiamenti, mostrando una piena padronanza dei mezzi a disposizione quando si cimenta in esecuzioni solo voce e chitarra (“Voce piccolina” e “Solo andata”) o voce e piano (“La più grande che ci sia” e “Parlando di lei a te”).
In modo particolare, la sua capacità compositiva Dente la sfoggia quando esce dall’ambito acustico per affrontare parabole melodiche più consistenti sul versante indie-pop arricchite dalla presenza di nuovi strumenti: magistrali sono le ritmiche che riesce a estrapolare dall’intreccio con batteria, basso, synth e fiati come in “La presunta santità di Irene”, “A me piace lei”, “Sole”, “Finalmente”, “Vieni a vivere” e “Buon appetito”. Quest’ultime due con un coro sul finale eseguito nel primo caso dai Mitici Angioletti (diretti Mariafrancesca Polli, ndr),mentre nel secondo da un gruppo di amici tra cui Le Luci Della Centrale Elettrica (ndr).
Quello che fuoriesce è un sound piacevole e educato capace di scandire con maestria la forza espressiva dei testi sempre incentrati sul sentimento di “non amore” anche quando sembra che ci sia un minimo di speranza nelle sue parole come nel caso di “La presunta santità di Irene”, “A me piace lei” o “Vieni a vivere”.
Nella poetica di Dente però c’è anche spazio per l’umorismo come in “Quel mazzolino”, prima di ritornare al sarcasmo e al rancore di “Buon appetito”, “La più grande che ci sia” e “Sempre uguale a mai”.
Dente dimostra come le speranze riversateli con il disco d’esordio, non sono state vane, infatti, il cantautore emiliano sorprende nell’insieme alla sua seconda uscita. Tutto sommato, anche se esprime un concetto che molti non condivideranno, questa è la sacrosanta verità: “L’amore non è bello”.
“Oggi voglio solo te/ in tutto e per tutto/ sempre e per sempre/ nella gioia e nel dolore/ in salute e malattia/ faccio la cazzata più grande che ci sia/ mi fido di te” (“La più grande che ci sia”).