Alessandro Grazian Indossai
2008 - Trovarobato
Con il suo nuovo lavoro intitolato Indossai Alessandro innova il suo stile: le canzoni sono vestite di tutto punto grazie ad un apporto strumentale che prende le distanze da quello stile primaverile e barocco, seppur elegante e complesso, presente nel precedente Caduto (2005); un nuovo portamento dunque, sia nella scrittura che nel complesso strutturale dei brani che ha raccolto intorno a se una serie interminabile di strumentisti, affezionati o appartenenti in qualche modo a casa Trovarobato (Enrico Gabrielli polistrumentista, Vincenzo Vasi theremin) e anche di un ospite d’eccezione come Emidio Clementi voce in “A San Pietroburgo”.
Non è secondario che Indossai abbia utilizzato arrangiamenti più o meno pesanti, i quali, in alcune occasioni, trascinano l´ascoltatore in un sogno infinito, spingono le melodie fino a toccare il cielo, come succede attraverso l´emozione di un incisiva ed ermetica di “Ballata”,o con la sperimentazione di “Diteci che siamo sani”, in cui la poesia è sommersa da inquietudine e malinconia.
La melodia convive con uno speciale circuito chiuso di concetti espressi, a volte introspettivi, altre volte troppo aulici od eccessivamente intimi per essere compresi senza adeguati approfondimenti nell’ascolto; a sprazzi questo estro artistico risulta essere smodatamente nobile: la scrittura viene deviata attraverso una metrica in rima come in “Fiaba rossa”, oppure può rimanere delicata, accompagnata da un´aria sviolinante come in “Soffio di nero”, o coniando una sorta di rock aristocratico come succede in “Chiasso”.
Basta ascoltare "Indossai" per guardare Alessandro Grazian mettersi a nudo con estrema naturalezza artistica, quasi tutta espressa dalla sua poesia, dai suoi pensieri più intimi e complicati, dalle sue paure, e per farlo si affida ad un gioco strumentale meraviglioso, pesante, ma essenziale per raggiungere il risultato ottenuto, un effetto tanto alto da averci messo in soggezione ancora una volta.