Alessandro Grazian Caduto
2005 - TROVAROBATO / MACACO RECORDS / AUDIOGLOBE
Più introspettivo e meno politico di Alessio Lega, altro giovane portato all’esordio dall’etichetta dei Mariposa, Alessandro Grazian si fa accompagnare dal violoncello di Giambattista Tornielli e dal clarinetto di Enrico Gabrielli. Sono questi due strumenti, uniti alla sua chitarra acustica e classica, che definiscono gli arrangiamenti del disco con l’aggiunta di qualche tocco di wurlitzer, harmonium e glockenspiel.
Sono evidenti le vicinanze con certi cantautori italiani, in primis Fabrizio De Andrè e Andrea Chimenti, e alcune affinità con la musica da camera per la presenza degli strumenti di cui sopra.
Eppure “Caduto” non è il semplice disco di un altro esordiente che si va ad aggiungere alla lista dei cantautori: ha un’anima sua, integra e salda. Grazian nutre una vera e propria fede nei confronti della canzone d’autore al punto che in più di una traccia si ritrova a difenderla, riflettendo implicitamente su quelle caratteristiche con cui lui stesso poi si trova ad adoprarsi: la parola, l’ideale, l´interiorità.
A questo proposito infatti le canzoni che reggono il disco sono “Oggi hanno vinto loro” e “Ottima”, entrambe esempio di come l’autore non intenda adeguarsi agli standard del cantautore parolaio, pacifista e militante. Quelli che sembrano lamenti gravi ed oscuri si rivelano infatti pezzi tutt’altro che rassegnati, a loro modo anche aggressivi nel prendere posizione senza però schierarsi: “non voglio restare una vita a sudare / disteso su campi di niente”.
Quello di Grazian è un impegno preso prima di tutto verso sé stesso, con coscienza e intelligenza: pur non disponendo di un “canto” eccelso, sa usare la voce e la fa salire prevalentemente quando aumenta il ritmo della chitarra su cui poi si svolgono le parti di violoncello, clarinetto, arpa e tuba. Da segnalare nella loro tensione anche “Vado a Canossa” e la conclusiva “Via” con un coro e uno stacco di voce quasi lirica.
Unico appunto al disco, giustificato dal fatto che si tratta di un’esordio, è l’insistenza introspettiva, che porta il giovane autore a cucire qualche parola di troppo addosso a canzoni già formate con immagini essenziali. Grazian possiede un’intensità che deve solo autoconvincersi e svincolarsi dal bisogno di parlare di sé stesso.
Anche questo fa di “Caduto” un esordio coraggioso, di qualcuno che è stanco delle troppe canzonette e anche delle troppe canzoni poetiche-impegnate che popolano il nostro paese.