2000-2015 - 15 anni di Musica e Cultura con Mescalina.it!
Spulciare l’archivio di Mescalina.it è oggi un po’ come sfogliare un album di famiglia, tra note e volti familiari, ricordi di ascolti, scoperte, concerti, belle sorprese, tra le emozioni personali e collettive di chi ha attraversato questi 15 anni di musica e oggi ha raggiunto l’età adulta, oppure ha un po’ di rughe in più, ma ha ancora tanta voglia di tuffarsi in nuovi rivoli, torrenti e fiumi di versi, riff, bridge, ritornelli e assoli...
2000: Napster, i forum (o i newsgroup), i commenti nei siti, i blog. Il web cominciava ad entrare nell’era 2.0, a generare l’illusione delle infinite possibilità (legali e, purtroppo, anche illegali) offerte da internet ai tempi della partecipazione e dalla presunta rivoluzione democratica degli spazi della rete: sembrava che qualunque gruppo indipendente potesse pubblicare e diffondere il suo disco...
Solo anni dopo sarebbe stato chiaro che le possibilità di informarsi erano notevoli, così come le probabilità di perdersi in un mare magnum di uscite, oppure che sarebbero intervenute le differenze di budget e quindi sponsorizzazione a diversificare la presenza in rete tra likes e numeri di visualizzazioni pompati, inserzioni a pagamento, suggerimenti pilotati delle piattaforme di streaming, ecc. Grunge e brit-pop si avviavano ormai al declino, o erano pronti a trasformarsi in qualcos’altro; il rock indipendente americano conosceva un’altra stagione invidiabile, soprattutto abbassando i volumi, accogliendo nuove sfumature più intime e malinconiche e magari attingendo spunti dal folk. La musica italiana indipendente osservava nuove fioriture del rock, le ultime figlie degli anni ’90, ma attraversava anche una fase di fermento che apriva le porte ai synth, a sonorità più acustiche o pensose, a nuove strade della canzone d’autore tra pop e spunti esterofili, ricche di suoni più intimi e soffusi.
In seguito questo avrebbe portato a nuove mode, che tra chitarre scordate e testi generazionali avrebbe scombussolato un po’ i valori della musica, spacciando per alternativo il pop di tendenza in certi circuiti fighetti, sopravvalutando alcuni nomi e facendo passare sotto silenzio autentici tentativi di sperimentazione. Ma non era ancora quello il tempo: negli anni Zero l’underground italiano scopriva il dream-pop, il post-rock, rinnovava dall’interno il cantautorato con un’attenzione ai suoni mai paga di provare alchimie e squadernare atmosfere.
Intanto, sì, nasceva Mescalina.it, come webzine di musica, arte e cultura, come raccoglitore di “pensieri liberi e creativi”, con la curiosità di guardare a scene totalmente diverse, senza appiattirsi mai su un genere o assecondare una o più mode di turno, ma con la voglia di approfondire con umiltà e passione, guardando al passato (nacque non a caso anche una sezione denominata “The Crystal Ship” per le recensioni di dischi storici dei decenni precedenti), come al presente, alla musica italiana, al rock internazionale, al folk, al country, al blues, all’elettronica, al jazz…provando ad immaginare il futuro.
Grazie all’opera impagabile dei fondatori Manuele Angelini e Alessandro Tiberti, grazie all’intuito, alla lungimiranza e all’attenzione dello storico e indimenticato caporedattore Christian Verzeletti (mai sostituito quando lasciò Mesca), grazie a tante firme che hanno contribuito e/o contribuiscono a rendere vivo il sito, che oggi conta sezioni di Musica, Cinema, Libri e Fotografia, si è seguito il percorso artistico di tante band o solisti, talora all’incirca fin dagli esordi, con recensioni, report live, interviste e news. Poi sono cominciati gli approfondimenti, le anteprime di video, singoli, testi, i lanci di compilation esclusive dedicate alle feste natalizie (ma anche all’estate, a San Valentino, ecc.).
E la storia di Mescalina è ancora tutta da continuare insieme a tutti i lettori e a tutti gli artisti che abbiamo visto crescere e maturare e che oggi ritroviamo spesso conferme e/o nuove colonne della musica italiana e/o internazionale.
Spulciare l’archivio del sito è oggi un po’ come sfogliare un album di famiglia, tra note e volti familiari, ricordi di ascolti, scoperte, concerti, belle sorprese, tra le emozioni personali e collettive di chi ha attraversato questi 15 anni di musica e oggi ha raggiunto l’età adulta, oppure ha un po’ di rughe in più, ma ha ancora tanta voglia di tuffarsi in nuovi rivoli, torrenti e fiumi di versi, riff, bridge, ritornelli e assoli. Allora tra link, editoriali, ricordi e dediche ci regaliamo una foto di gruppo ideale, uno sguardo su cos’è stata Mescalina e apriamo i festeggiamenti con gli artisti che più abbiamo stimato e sostenuto in questi anni, mentre negli intenti mescoliamo allo stato dell’arte e ad un bilancio della musica italiana di oggi quel sapore nostalgico, eppure caldo e vivo che ha lo spessore del tempo.
Ecco i carinissimi video di auguri e le risposte alla nostra manciata di domande per il quindicesimo anniversario di Mescalina.it di Umberto Maria Giardini, Toys Orchestra, Perturbazione, Andrea Chimenti, Daniele Tenca, Mambassa, Benvegnù, Lowlands,Anita Camarella & Davide Facchini Duo, Cheap Wine, Anita Camarella & Davide Facchini Duo, Marco Parente, Cesare Malfatti (e altri in arrivo), con le playlist delle canzoni che hanno maggiormente influito sulla loro musica.
Com’è cambiata la musica italiana in termini di scene musicali, fruizione da parte del pubblico, ecc. in questi 15 anni?
Moltissimo! Se penso che nel 2001 usciva Crocevia e i La Crus erano forse al top della loro popolarità. A vedere come stanno adesso le cose mi sembra che di anni ne siano passati 30!
Che ricordo hai dei tuoi 15 anni?
Erano i primi anni di un trasferimento famigliare da una metropoli (Milano) ad Arese (paese della provincia milanese), primi anni di un liceo a Rho, amicizie da costruire con difficoltà, a quel tempo la musica era solo suonare la chitarra per i nuovi amici, ero un esperto di De Gregori, Bennato, Guccini, Cat Stevens, Neil Young, i primi esperimenti con due registratori a cassette sono venuti parecchi anni dopo, come il primo computer Atari 1040 con la presa Midi…
15 canzoni che hanno segnato la tua vita e la tua musica
Pescando dai miei ricordi e confusamente dalla mia libreria ITunes, se posso, ti darei 15 band/artisti solisti:
Talk Talk/Mark Hollis
Blue Nile
Nick Drake
Portishead
Bon Iver
Feist
King Krule/Archy Marshall
Radiohead/Thom Yorke
Dj Shadow
Piers Faccini
Barzin
Damon Albarn
Gravenhurst
Grizzly Bear
LCD Soundsystem/James Murphy
[ndr: abbiamo scelto noi 15 canzoni, una per ognuno di questi artisti]
In un nostro live report del 2003 si sottolineava: “La comparsa dei La Crus nel 1994 fu accolta come un piccolo grande miracolo. Una scossa che ha spazzato definitivamente via l’equivoco che certa canzone italiana meno allineata, quindi scomoda, ma non di certo inattuale, portava ingiustamente con sé. I testi di Piero Ciampi e Luigi Tenco tornarono a venir ascoltati senza pregiudizi, grazie ad un intelligente lavoro di riarrangiamento che accostava la struggente melodia di una tromba a potenti urti noise, in una miscela affascinante dall’insistente richiamo crepuscolare e, se vogliamo, esistenzialista”. Secondo te ci sono artisti che possono essere considerati eredi dei La Crus? Artisti che possono avere imparato qualcosa dalla lezione di stile tra musica e testi della band?
Credo i Baustelle, ma di più giovani non me ne viene in mente nessuno, probabilmente sono poco aggiornato…
Com’è cambiata la musica italiana in termini di scene musicali, fruizione da parte del pubblico, ecc. in questi 15 anni?
Glissando e saltando a piè pari la questione `qualità`, ho notato soprattutto un affinarsi delle `abilità`, sempre più precoci, sia sul lato tecnico che nella gestione dell`immagine. E questo rende la mediocrità inattaccabile.
Invece dal punto di vista della fruizione, l`unica cosa che mi viene da dire è che stiamo velocemente perdendo l`uso della concentrazione, quindi del gusto. È un po` come aver perso la capacità di distinguere il dolce dal salato, continuando comunque ad ingurgitare cibo senza percepirne il sapore.
Che ricordo hai dei tuoi 15 anni?
La scoperta del punk a Poppi, un piccolo paesino in provincia d`Arezzo, ormoni a duemila, il primo e unico anno in cui ho preso sufficiente in latino e forse la mia prima batteria.
15 canzoni che hanno segnato la tua vita e la tua musica.
Kim Carnes, Bette Davis Eyes
Crass, Mother Earth
David Sylvian, Ink in the Well
XTC, Wake Up
Tuxedomoon, No Tears
Talking Heads, Born Under Punches
Diaframma, Siberia
Fabrizio de Andrè, Megu Megun
Julian Cope, Reynard the Fox
Cure, A Forest
Nick Drake, River Man
Radiohead, Airbag
Van Morrison, The Rave on John Donne
Laurie Anderson, Heartbreak
Jeff Buckley, Grace
In un nostro live report del 2003 (di un concerto alla Casa 139), si sottolineava come il live fosse “colmo di coraggiosi azzardi”, grazie ad “arrangiamenti multidirezionali” e alla libertà con cui ti muovi sperimentando sonorità al di là di qualunque definizione di genere. Considerato che torni tra l’altro a breve con un album, Disco Pubblico, che, con un’idea del tutto innovativa, sarà solo suonato dal vivo e registrato nella mente degli ascoltatori o con i loro smartphone, cellulari, tablet, ecc., quanto pensi che il “coraggio” e la libertà di sperimentare strade non ancora battute ti caratterizzino e siano importanti per te oggi?
In realtà non ho mai avuto la percezione delle mie idee come innovative, al massimo come `attuali`.
Mentre se guardo un po` indietro ad alcune cose che ho fatto, ne riconosco e ammetto un certo `coraggio`, anzi a volte direi di esser stato molto `kamikaze`. Però non considero il coraggio e la libertà di sperimentare come un valore da difendere, piuttosto un modo di preservare il mio istinto naturale.
Com’è cambiata la musica italiana in termini di scene musicali, fruizione da parte del pubblico, ecc. in questi 15 anni?
Prima dell’arrivo di internet, del telefonino, di YouTube e delle partite a ogni ora del giorno ci si “connetteva” ad un mondo analogico dove c’era più attenzione per la musica dal vivo. Io ricordo molti locali pieni di gente durante la settimana e il pubblico che seguiva le varie band. Si usciva di casa più volentieri e senza il telefonino le persone usavano orecchie, occhi, e tutti i sensi per quello che servono. E le mani per applaudire!
Purtroppo oggi ci sono troppe informazioni e poco approfondimento, spunta una scuola di musica ogni 20 metri, ma ai concerti i giovani non si vedono.
Nonostante i tanti paletti e le difficoltà burocratiche la musica dal vivo lentamente sta tornando grazie all’impegno di persone che hanno ancora voglia di organizzare cose belle e interessanti. Bisognerebbe semplificare e nel 2015 – quasi 2016 – sarebbe davvero ora di avere una legislazione chiara, semplice e intelligente per il settore musicale che faciliti la vita a tutti.
I musicisti fanno i salti mortali per sopravvivere mentre la politica ha sempre in bocca la parola “cultura” a vanvera.
Portiamo la musica dal vivo e i musicisti negli asili e in tutte le scuole! Riportiamo la musica nella vita delle persone! I giovani sono affascinati dalla musica dal vivo quando la scoprono…
Le persone hanno bisogno della musica e di stare insieme e quindi siamo fiduciosi!
Che ricordo hai dei tuoi 15 anni?
Davide: A 15 anni passavo pomeriggi interi a suonare sui dischi che rubavo ai miei amici più grandi e che trasferivo pazientemente sulle storiche cassette C90. Era tutto analogico e c’era tanta, tanta musica da scoprire e suonare. E sempre in quel periodo arrivavano i primi concerti con gli amici. La sera, con il mio fidato motorino Ciao e custodia rigida della chitarra tra le gambe, vagavo tra le nebbie della Pianura Padana in cerca della sala prove. Non avevo idea di cosa avrei fatto da grande e quindi nel dubbio ho continuato a suonare. Fortunatamente ho preso la patente e non ho più il Ciao ma continuo a vagare nella nebbia sempre alla ricerca di qualcosa…
Anita: A 15 anni studiavo violino classico, ma già cantavo tanto e di tutto, dalla polifonia rinascimentale e moderna al jazz, fino ai Beatles e chi più ne ha più ne metta. In realtà non ho fatto altro da quando sono nata… lo sanno bene i miei genitori che mi ripetevano in continuazione che “non stavo zitta un secondo” (qualcosa di genetico a quanto pare, che ora caratterizza anche la nostra piccola Isabel)! Mi è sempre piaciuta la musica a 360° e ricordo che arrivavo in conservatorio ascoltando con il walkman (che non mi abbandonava mai!) jazz, pop, folk, classica, popolare, etnica, insomma musica di ogni tipo.
A 15 anni ero ancora con un piede in uno strumento, il violino, e l’altro nella voce ed ero ancora indecisa sul da farsi nel mio futuro musicale… spero di aver fatto la scelta giusta (se non altro è la scelta che mi ha reso più felice)! ;-)
Siamo felici di festeggiare il nostro quindicesimo compleanno in contemporanea a quello di Mescalina! Anche per noi il 2015 coincide con il 15° anno di collaborazione artistica…
In questi 15 anni abbiamo viaggiato in posti meravigliosi. Abbiamo incontrato tantissime persone. Abbiamo avuto molte soddisfazioni ma anche molte delusioni e difficoltà. Abbiamo rischiato di arrenderci non poche volte. Abbiamo tenuto duro. Abbiamo imparato tante cose e speriamo di impararne altrettante. Siamo diventati una “Famiglia canterina”. Abbiamo suonato nelle piazze, nelle strade, nelle case, nei club, nei teatri, nei festival, nelle università, ai matrimoni, nelle chiese, nelle scuole, negli asili in tutta Italia, in nord Africa, in mezza Europa, in Russia e, ovviamente, negli Stati Uniti. Abbiamo trovato a Nashville una seconda casa, tanti amici e proprio lì abbiamo avuto l’onore di suonare con grandissimi musicisti…
Ma, soprattutto, dopo più di 15 anni continuiamo strenuamente a credere nel valore della musica!
AUGURI di cuore MESCALINA!!!
15 canzoni che hanno segnato la vostra vita e la vostra musica
Carole King, You’ve Got a Friend (perché è la prima che abbiamo suonato in duo)
Davide:
1) Dean Martin, Everybody Loves Somebody Sometimes
Com’è cambiata la musica italiana in termini di scene musicali, fruizione da parte del pubblico, ecc. in questi 15 anni?
L`avvento di Internet ha rivoluzionato tutto. Il passaggio al file digitale, YouTube, Spotify, iTunes... tutte cose di cui avrei fatto volentieri a meno e che hanno in gran parte aggredito e dissolto la magia della musica, la sua parte di mistero, il piacere della scoperta faticosa. Il pubblico è diventato più pigro: avere tutto a portata di mano con un click ha reso dominante la cultura dell`usa e getta. Ne risente molto anche la musica dal vivo, che mai come quest`anno soffre una crisi enorme. Impazza il grande evento, quello delle superstar che ti vendono il biglietto a peso d`oro un anno prima del concerto, mentre la musica dei piccoli club - quella più genuina e passionale - annaspa paurosamente.
La musica italiana in generale, francamente non la seguo, non l`ho mai seguita.
Per quanto riguarda le band del nostro ambito, credo si stia facendo di tutto per mantenerle relegate in un ghetto misero, senza dar loro la possibilità di farsi conoscere da un pubblico più vasto. Ma è un discorso complesso e poco natalizio: avrebbe bisogno di molto spazio per essere sviluppato ed urterebbe la suscettibilità di molti addetti ai lavori, quindi fermiamoci qui.
Che ricordo hai dei tuoi 15 anni?
Ero un adolescente che viveva intensamente tutte le difficoltà legate a quel periodo della vita. Ma è anche il periodo in cui mi sono attaccato alla musica in maniera viscerale. Nei giorni più travagliati, ricordo che mi chiudevo in camera ad ascoltare After the Gold Rush di Neil Young: quel disco, e soprattutto quella canzone, davano una forma e una via d`uscita alla mia malinconia.
15 canzoni che hanno segnato la vostra vita e la vostra musica
15 canzoni? Faccio fatica a stare sotto le 100... ma è un gioco, quindi:
Bob Dylan, Like a Rolling Stone
Bob Dylan, Man In The Long Black Coat
Neil Young, After The Gold Rush
Neil Young, Thrasher
Neil Young, Ambulance Blues
Tom Waits, Tom Traubert`s Blues
Lou Reed, Sweet Jane
Rolling Stones, Paint It Black
Bruce Springsteen, Lost In The Flood
Dream Syndicate, Boston
Green On Red, Cheap Wine
The Doors, Riders On The Storm
Johnny Cash, Hurt
Graham Parker, You Can`t Be Too Strong
Lynyrd Skynyrd, Free Bird
(nrd: c’era anche una sedicesima canzone, Bob Dylan, Ballad Of A Thin Man)
Progetti futuri?
Continuare a produrre dischi come piace a noi e girare l`Italia (e non solo, spero) con i nostri concerti. Ma è sempre più complicato, più difficile. Personalmente sono sempre stato contrario al crowdfunding, ma credo che ormai, per band come la nostra, diventerà l`unica strada e non solo per la produzione di album. Credo che diventerà un`opzione anche per i concerti, perché il cerchio si sta restringendo sempre più.
Il mercato ha escluso definitivamente un certo tipo di realtà e, a questo punto, senza l`intervento economico del pubblico, dei fans, non sarà possibile portare a termine certi progetti in maniera seria.
Nella recensione su mescalina di Beggar Town, Pietro Cozzi scriveva "C’è chi la rivoluzione la fa a parole, magari nel comodo salotto di casa, pontificando davanti al caminetto con gli amici. C’è chi invece la trasforma in uno stile di vita, una conquista quotidiana, una scelta professionale da difendere senza troppi compromessi." Vi riconoscete in questa citazione e cosa potete aggiungere dopo quasi due anni?
Ci riconosciamo nella citazione e ne stiamo pagando il prezzo da diverso tempo, ma è stata una nostra scelta. Consapevole. Ovviamente non possiamo cambiare il mondo, nemmeno quello della musica, ma abbiamo delle convinzioni e le seguiamo. Se da una parte questo ci ha fatto guadagnare il rispetto di alcuni, dall`altra ha provocato effetti negativi sul nostro grado di esposizione, decretando la nostra esclusione da determinati circuiti, quelli più potenti. Negli ultimi due anni questo effetto si è accentuato, e si è propagato anche all`interno della piccola "scena" rock italiana, frammentata ormai in micro-circuiti chiusi, minuscole parrocchie che cercano di accaparrarsi gli esigui spazi rimasti in ambito live. Siamo fuori anche da queste logiche, non per calcolo, ma perché non è nella nostra natura farne parte.
La nostra rivoluzione è stata ed è semplicemente quella di suonare quello che ci piace, senza condizionamenti esterni e senza cercare scorciatoie ambigue per raggiungere maggiore successo. Per noi la musica è sacra e non va sporcata. Questo principio rappresenta la nostra rivoluzione, anche se non so se sia il termine giusto.
Com’è cambiata la musica italiana in termini di scene musicali, fruizione da parte del pubblico, ecc. in questi 15 anni?
Buongiorno a Voi. Secondo me non è cambiato nulla, se non la minor capacità di concentrazione... Ma in fondo non è cambiato nulla. Forse i giovani musicisti sono più ricchi di nozioni rispetto a quelli della mia generazione. Ma questo non significa Sapere. E poi, è sempre il vecchio giuoco della Seduzione e dell’Ambizione. Confortante, molto Confortante.
Che ricordo hai dei tuoi 15 anni?
Un buon ricordo, se è vero che è stato un periodo di apprendimento dell’indipendenza. Permane, questo periodo, permane.
15 canzoni che hanno segnato la tua vita e la tua musica (elenco di titoli oppure playlist di Spotify o di YouTube)
Chiedo perdono. Sono troppo vasto ed anziano per rispondere a questa domanda con pertinenza.
Preferisco pensare che tutto mi colpisca, che tutto mi stupisca. Perciò rispondo: Ogni Cosa.
Com’è cambiata la musica italiana in termini di scene musicali, fruizione da parte del pubblico, ecc. in questi 15 anni?
Difficile non diventare dei tromboni, rispondendo a questa domanda, e non cadere nella triste consuetudine di chi, superati i quaranta, finisce sempre col dire che quando era giovane lui era meglio. Però effettivamente le cose sono davvero diventate più difficili, ora. Una volta esisteva una scena indie medio piccola nella quale si poteva vivere campando di concerti, durante i quali si smerciava anche la maggior parte dei dischi. Oggi il circuito dei club per dei live di quel tipo si è ridotto moltissimo, e spesso anche in città grandi si fatica ad avere un locale di riferimento. I dischi poi, ma non solo da noi, non si vendono più, e l’ascolto in streaming, gratuito, di qualsiasi musica su qualsiasi supporto ha finito con lo svalutare il valore del prodotto musicale, e senza il gesto dell’acquisto si è perso anche quel senso di orgoglio e di appartenenza che una collezione discografica mirata e personale regalava al suo proprietario. Difficile emergere oggi, non riesco a condannare chi tenta la via del talent show, data la scarsezza di altre opportunità.
Che ricordo hai dei tuoi 15 anni?
Di quando avevo quindici anni? Ero disperatamente vergine, giocavo a basket, fumavo le prime canne e compravo dischi a manetta. Ricordo che stupii il mio allenatore snocciolandogli alcuni titoli della discografia di Tom Waits. Ero platealmente ingenuo, timidissimo eppure esibizionista. La musica significava moltissimo, per me, allora. Facevo compilation su cassette da 90’, una cosa che mi portava via tutto un pomeriggio. E ho fondato la mia prima band, che si chiamava X Ham.
15 canzoni che hanno segnato la tua vita e la tua musica
Che domanda difficile. Rispondo senza pensarci troppo.
Elvis Costello, Alison
R.E.M., Nightswimming
Joe Jackson, It’s Different for Girls
Afterhours, Non è per sempre
The Clash, Death or Glory
Bruce Springsteen, Thunder Road
Bran Van 3000, Drinkin’ in L.A.
The Beatles, Across the Universe
Prince, Sometimes It Snows in April
The Rolling Stones, Beast of Burden
Temple of the Dog, Hunger Strike
Blur, Out of Time
Oasis, Champagne Supernova
Paul Weller, Broken Stones
The Smiths, Please, Please, Please Let Me Get What I Want
Nella nostra recensione all’album Mambassahttps://www.mescalina.it/musica/recensioni/mambassa-mambassasi sottolineava che il sound riusciva “a farsi avvolgente” solo dopo essere “entrati in intimità” con i brani; eppure spesso siete definiti un gruppo pop. Oggi pensate che la vostra musica sia immediata o abbia bisogno di sedimentare con gli ascolti? Si potrebbe dire che spesso ci sia un equilibrio tra melodia e mood più pensosi e malinconici da “assorbire” con calma?
Non saprei. Credo che una vena pop riconoscibile ci sia sempre stata, non tanto come qualità del sound ma come postura compositiva, nella nostra strenua ricerca di una forma canzone perfetta. Credo che ci sia sempre un’emozione diretta, riconoscibile, nelle nostre canzoni più ispirate. Una specie di pessimismo entusiasta. Amo le band che coniugano efficacemente malinconia e grande energia pop come i Cure, i R.E.M. o gli Smiths. Abbiamo cercato sempre di ispirarci – senza fare paragoni – a quel tipo di attitudine. Magari per entrare in risonanza ci vuole qualche ascolto in più ma non credo ci sia nulla di ostico o di oscuro in quello che facciamo.
Com’è cambiata la musica italiana in termini di scene musicali, fruizione da parte del pubblico, ecc. in questi 15 anni?
Nel 2000 compravamo ancora i CD, io prendevo pure i CD singoli per le B-Side. Volevo tutto.
Nel 2000 gli artisti erano lontani e misteriosi, parlavano dal palco e su disco, al limite dai giornali.
Nel 2000 i giornalisti sembravano sapere tutto e sentire tutto. Mi fidavo molto di quello che leggevo prima di procedere all’acquisto di un disco o di un concerto. Nella mia testa erano arbitri puri, sopra le parti, con gusto e udito impeccabile.
Nel 2000 mi pare che tutti sapessero un po’ meno di tutti. Si scoprivano dischi e artisti più lentamente e con più gioia.
Le distanze si sono ridotte e anche il mistero ... e un po’ mi manca. Ma forse mi mancano solo i miei 27 anni!
In generale mi pare che nel 2000 la musica avesse un posto un po’ più nobile rispetto ad oggi dove il fatto di avere tutto a portata di mano ha tolto tempo all’ascolto, alla comprensione di ciò che si ascolta.
In generale mi pare che oggi la musica sia meno importante e chi continua a farla sui palchi, a tenere aperti negozi di dischi e locali di musica dal vivo, chi continua a scriverne è un eroe romantico ma ha anche il dovere di proteggere e migliorare questo piccolo mondo. Illuminando il bello, ciò che realmente lo tocca. Proteggendo la luce ... perché questi sono tempi bui.
Che ricordo hai dei tuoi 15 anni?
A 15 anni ero un po’ impaurito dal mondo. Nei precedenti 10 anni avevo girato già 7 scuole (inglesi, francesi ed italiane) ed ero congelato dalla mia timidezza. Mi ricordo che giravo con il cappuccio della felpa tirato fin sopra gli occhi e d’inverno con la sciarpa mi coprivo fino al naso. Solo gli occhi, nascosti, guardavano il mondo. Un walkman nelle orecchie e un taccuino in tasca. Ascoltavo musica continuamente, di giorno, di notte, a letto, sul bus ... e scrivevo tonnellate di carta. Non erano (ancora) canzoni ... vomitavo parole. Mi sembrava che quando scrivevo o ero assorbito dalla musica la mia solitudine avesse un senso. Un anno dopo tutto sarebbe cambiato per il meglio. Con quel bagaglio da osservatore sono diventato esploratore.
15 canzoni che hanno segnato la tua vita e la tua musica.
1. Glen Campbell, Galveston
2. Johnny Cash, I Still Miss Someone
3. Ani Di Franco, Little Plastic Castle
4. Dream Syndicate, Boston
5. Bob Dylan, Simple Twist of Fate
6. Steve Earle, Angry Young Man
7. Bruce Springsteen, Thunder Road
8. Will T. Massey, Tried to be True
9. The Replacements, Left of the Dial
10. Soul Asylum, Cartoon
11. Townes Van Zandt, Tecumseh Valley
12. Tom Waits, Broken Bicycles
13. The Waterboys,Fisherman’s Blues
14. You Am I, Junk
15. Nirvana / Leadbelly, Where Did you Sleep Last Night (In The Pines)
“Molto inglesi per essere americani, spesso troppo americani per essere considerati inglesi, per nulla italiani per annoverarli tra gli italiani, signori, questi sono i Lowlands!”: vi abbiamo definito così, ma voi come vi sentite?
È un tema interessante e un po’ complesso. Come ti dicevo prima io sono nato in Inghilterra, da padre Italiano e ho passato 8 anni dei miei primi 13 in Francia. Non ho alcun concetto di nazione o nazionalità. Fosse per me abolirei le frontiere del tutto. Venendo alla domanda, io penso e spero che la mia musica sia il frutto dei miei ascolti, della vita che ho vissuto, dei posti in cui sono stato e delle persone che ho conosciuto. Spero di avere usato tutto quanto ho ascoltato e tutto quanto ho fatto per fare qualcosa che sia mio e solo mio. Mi dicono che i Lowlands abbiano un sound riconoscibile, uno stile di scrittura personale e questo mi fa solo piacere. I miei avevano in casa dischi dei Beatles e di Dylan come quelli di Modugno e Brassens. Io ho poi scoperto molte altre cose come il folk, il country, il rock e il punk e proprio queste sono quelle che più ho sentite mie, senza onestamente notare da quale paese venissero. In Italia forse si pensa che la cultura anglosassone sia unica. Come se qualcuno di Londra, di Manchester o Galway non siano profondamente differenti tra di loro come anche persone di New York, Tucson o Minneapolis. Poi magari capita che da Galway o Dublino esca musica soul mentre a Memphis escano band che fanno punk rock. Aggiungere a queste culture, cui nessuno chiede conto delle proprie radici, anche quella messa sul tavolo da Pavia, Pesaro come Stoccolma non mi pare azzardato. Ci sono solo esseri umani coi loro ascolti e i loro limiti e le proprie necessità di creare qualcosa. Ognuno a modo suo. C’è un gran bisogno di etichettare, spesso per denigrare, per limitare. Ci sono molti modi di essere e quindi anche molti modi di fare musica. Io cerco qualcosa che non puzzi di falso o di furbo. L’imitazione fine a se stessa mi dà fastidio. Filtrare le proprie fonti con la propria vita è molto interessante. Le parole e la musica di una canzone hanno tutta la mia attenzione, il sound o la perizia tecnica meno. Per molti è vero il contrario. Ognuno segue la propria stella polare...
Com’è cambiata la musica italiana in termini di scene musicali, fruizione da parte del pubblico, ecc. in questi 15 anni?
La musica ha perso il suo ruolo di protagonista assoluta, per diventare qualcosa che è al servizio di qualcos`altro: televisione (talent), moda, cinema, cibo, teatro, paesaggi urbani... Non a caso è stato coniato il termine `musica liquida`. I Festival che funzionano meglio sono quelli che si inventano nuovi `format`, cortocircuitando elementi che apparentemente sarebbero distanti: basti pensare a Collisioni, che mette insieme enogastronomia, paesaggio e musica. Il pubblico è più distratto, ma anche più esigente. La crisi dei club storici legati alla musica rock è la dimostrazione di questo desiderio del pubblico di partecipare a `eventi` più che a `concerti`. Non sappiamo se sia meglio o peggio, ma registriamo il fatto che il web abbia cambiato tutto, rendendo gusti e preferenze culturali molto più volubili e volatili. Allo stesso tempo, la divisione netta tra `mainstream` e `indie` è andata assottigliandosi, proprio a causa di questo imbastardimento della comunicazione, e forse in questo non c’è niente di male, almeno per quanto riguarda il nostro personale pensiero. A livello artistico, il momento attuale non è semplice, più che altro economicamente parlando, perché paradossalmente non c`è mai stata un`offerta culturale così ampia: tendono a sopravvivere più facilmente i pesci molto grossi oppure, come li ha definiti ironicamente Elio, gli avannotti. Noi tonni ce la caviamo più o meno tutti maluccio, sia nei mari reali che in quelli metaforici. Ma ripetiamo, si tratta dell`economia, non del lato artistico, che invece forse proprio a causa di queste ristrettezze, secondo noi riscopre la necessità di mettersi in gioco, di essere meno scontati, di giocare davvero con la musica e col pop.
Che ricordo avete dei vostri 15 anni?
Quel che rimane più impresso è l`affetto di molti fan che vivono il nostro percorso un po` come il proprio, tra gli alti e bassi della vita, tornano a trovarci ai nostri concerti e ci raccontano di come un nostro disco segni un passaggio importante anche nelle loro vite private.
15 canzoni che hanno segnato la vostra vita e la vostra musica (elenco di titoli oppure playlist di Spotify o di YouTube)
Perdonateci, troppo complicato, siamo nel mezzo della chiusura del nuovo disco (grafiche, foto, ecc.) e le prove per il nuovo tour… Fare una scelta così è uno di quei momenti tipo `top five` di Alta fedeltà che non ci piace fare di corsa. Lo capite, vero? ;-)
In una nostra intervista del 2003 sottolineavate che “il termine ‘pop’ può avere milioni di significati” e apprezzavate che nell’articolo si usasse la parola pop “in un’accezione più nobile”, affermando che in quel momento vi eravate “focalizzati sull’esigenza di comunicare”. Definivate ancora il pop come “la comunicazione contaminata dall’arte”. La pensate così anche oggi? Nel frattempo avete allargato parecchio il vostro pubblico, soprattutto dalla partecipazione a Sanremo in poi, per cui per fortuna avete trovato una maggiore e meritatissima visibilità…
Wow, bella definizione. Sì, sottoscriviamo le nostre parole di allora: maggiore visibilità ed esposizione mediatica non significano sacrificio, piuttosto nuove possibilità comunicative. L`attenzione al contesto in cui si va a suonare, per noi è sempre stata importante: nello stesso anno abbiamo suonato tre volte a Sanremo, la prima sul palco dell`Ariston, la seconda in un festival rock molto figo – Rock In The Casbah – che porta cultura e socializzazione alla Pigna, il quartiere del centro storico in alto, sulla collina, molto fatiscente, e infine invitati dal Club Tenco. Per noi, tre contesti così differenti sono la dimostrazione che abbiamo davvero imparato a metterci in gioco e che il mondo se n`è accorto.
Com’è cambiata la musica italiana in termini di scene musicali, fruizione da parte del pubblico, ecc. in questi 15 anni?
I cambiamenti sono stati epocali, Internet ha cambiato completamente il modo di usufruire della musica. Il CD è stato soppiantato dal semplice file da scaricare e dallo streaming. Il pubblico ha potuto accedere a milioni di informazioni musicali stando comodamente seduto a casa propria. Questo ha aperto nuovi confini che sono ancora tutti da esplorare e da capire. Allo stesso tempo ha smantellato un meccanismo di mercato del grande e del piccolo distributore, destabilizzando gli stessi artisti. C’è un nuovo equilibrio da trovare, da fare emergere da questo caos in ebollizione. Siamo in una fase di passaggio e sono molto curioso di capire quale strada si delineerà in futuro.
Che ricordo hai dei tuoi 15 anni?
I miei 15 anni hanno coinciso con il lasciare la mia famiglia e andare in un’altra città: Urbino. E’ stata un’esperienza molto forte che mi ha fatto crescere prima dei miei coetanei che si allontanavano solo nel periodo universitario. Ho studiato cinque anni in quella città che mi è rimasta nel cuore. I miei quindici anni sono stati di completa avventura, di luce e di buio, di felicità e paura insieme. Molto giovane per quel tipo di esperienza, ma sono felice di averla fatta e di esserne uscito forte.
15 canzoni che hanno segnato la tua vita e la tua musica.
Eccole in ordine sparso:
David Bowie, Diamond Dogs
Pink Floyd, Cirrus Minor
Genesis, The Carpet Crawlers
Genesis, The Lamb Lies Down on Broadway
Yes, I Get Up I Get Down
Gentle Giant, On Reflection
David Bowie, Life on Mars
David Bowie, Fantastic Voyage
Brian Eno, King`s Lead Hat
Brian Eno, Here He Comes
Brian Eno, Julie With...
Brian Eno, Ambient 1 - Music for Airports
XTC, Complicate Game
Alfred Shnittke, Agony
Kilar, Angelus
In una nostra intervista del 2002 dichiaravi: “Più passano gli anni e più mi sento attratto dalla parola. Credo che questa, più della musica, abbia il potere di rimanere. La musica nonostante possa entrare nelle nostre profondità ha anche la capacità di volarsene via come è arrivata…è parte della sua bellezza: ci emoziona ma poi come tutte le emozioni scivola via. La parola ha il potere di far divenire, cioè di cambiarci segnandoci a volte in modo indelebile.”. Ti ritrovi anche oggi in queste dichiarazioni?
Mi ritrovo solo in parte ancora in queste parole. Era un periodo in cui l’esperienza della parola segnava la mia vita. Superata quella fase ritengo che la parola abbia sì un potere immenso e sia capace di costruire nuove dimensioni nel nostro profondo, ma anche la musica possiede lo stesso misterioso potere. Le due cose insieme creano una alchimia speciale. La musica percorre canali diversi e altrettanto efficaci con il vantaggio della sua universalità. Con il tempo si maturano convinzioni diverse e si aggiusta il tiro, oggi la penso così :)
Com’è cambiata la musica italiana in termini di scene musicali, fruizione da parte del pubblico, ecc. in questi 15 anni?
15 anni fa vuol dire 2000/2001, quindi file sharing e compagnia già presenti, anche se non da moltissimo tempo forse. Di conseguenza credo che sia partita da lì un certo tipo di "deriva" che ha portato la musica ad essere percepita come un genere di consumo più che una forma di arte, almeno dalla gran parte dei possibili fruitori. Discorso a parte poi quello della musica live, con locali e venues anche storici che hanno chiuso e difficilmente sono stati sostituiti per numero e qualità. Credo sia sempre più complicato tenere la fiamma accesa, rispetto a 15 anni fa, in sintesi. Evviva...
Che ricordo hai dei tuoi 15 anni?
Se ripenso ai miei 15 anni, da un lato ricordo di aver scoperto in quel periodo un certo modo di vivere la musica (porte spalancate dal Live `75/`85 di Springsteen nel walkman), dall`altro li percepisco come un momento di grande fragilità e insicurezza. Alcune persone che mi conoscono da allora mi han detto "mi sa che ti ha salvato il rock`n`roll". Forse hanno ragione.
15 canzoni che hanno segnato la tua vita e la tua musica.
In ordine sparso, e specificando che domani la risposta potrebbe essere molto simile, ma non identica:
1. Bruce Springsteen, Adam raised a Cain
2. Bruce Springsteen, Independence Day
3. Bruce Springsteen, The Ghost of Tom Joad –
4. Bob Dylan, Shooting Star
5. Bryan Adams, Summer of `69
6. Lucio Dalla, Caruso
7. Counting Crows, Round Here
8. Bruce Springsteen, Walk like a Man
9. Bob Dylan, Love Sick
10. Afterhours, Dentro Marylin
11. Afterhours, Strategie
12. Solomon Burke, None of Us are Free
13. Stevie Ray Vaughan, Pride and Joy
14. Jimi Hendrix, Voodoo Child
15. The Rolling Stones, Sister Morphine
Nella nostra recensione a Wake Up Nation, lo si definiva "un album che ancora una volta spiazza per la profondità e l’impegno dei testi, la sempre maggiore autonomia dagli echi springsteeniani delle origini, la ricerca di una via autonoma e personale allo stile che misceli sapientemente nel corpo del disco: blues, folk, rock". Si concludeva: "Abbiamo trovato il nostro Mellencamp". Ti ritrovi in queste parole? E a quali altri artisti ti ha fatto piacere essere accostato?
Fa indubbiamente piacere quello che avete scritto e doppiamente piacere riconoscersi. Pur non rinnegando le origini, di cui vado e andrò sempre orgoglioso, la ricerca di cui si parla fa parte della crescita artistica e personale che continuo a perseguire. E tra l`altro, Mellencamp è un altro riferimento importante per me. Poi, altri han tirato in ballo Jack White, Seasick Steve, e sono riferimenti che mi piacciono, proprio per la loro via personale di rilettura del blues (e non solo) in chiave attuale.
Progetti a breve?
A brevissimo, uscita il 9 gennaio del mio nuovo disco, Love Is The Only Law, co-prodotto con Antonio "Cooper" Cupertino e Guy Davis, uno dei più apprezzati bluesmen contemporanei. Il 9 gennaio parte anche il tour, da Milano, Spazio Teatro 89. Il miglior modo per uscire dalle feste (a proposito, buon 2016 a tutti!)...
Com’è cambiata la musica italiana in termini di scene musicali, fruizione da parte del pubblico, ecc. in questi 15 anni?
In questi ultimi anni ci sono stati notevolissimi cambiamenti nella musica italiana e purtroppo e a mio avviso non tutti in positivo. La musica di qualità ha avuto grossi deficit dovuti al fatto che ci sono troppi nomi in circolazione, e troppa quantità di musica anche inutile.
Il pubblico è diventato come riflesso della società molto meno esigente e quindi tutto è figo, anche ciò che negli anni Novanta, ad esempio, sarebbe stato giustamente poco considerato.
Non esistono più scene musicali, tutto è "dentro o fuori" al calderone, i testi delle canzoni che si ascoltano dei nuovi progetti sono tutti uguali, e tutti imitano tutti.
Che ricordo hai dei tuoi 15 anni?
Ho un ricordo bellissimo, sereno e con club pieni di gente. Tutto molto più propositivo di adesso.
15 canzoni che hanno segnato la tua vita e la tua musica.
The Doors, Love Her Madly
The Doors, L`America
The Doors, Wishful Sinful
Nick Drake, Poor Boy
Led Zeppelin, The Rain Song
Karen Dalton, Something On You Mind
The Smiths, Back To The Old House
The Smiths, The Headmaster Ritual
The Smiths, Well I Wonder
Henry Mancini, Moon River
Jeff Buckley, Mojo Pin
Elliott Smith, Waltz #2
Jim O`Rourke, Bad Timing
Radiohead, Scatterbrain
Chet Baker, My Funny Valentine
Nella nostra recensione a Splendore Terrore (https://www.mescalina.it/musica/recensioni/moltheni-splendore-terrore ) si legge: “Un disco solitario e perfetto come non ne ascoltavamo da tempo […] Non ci sono vie di scampo possibili, la musica per il Moltheni di oggi rappresenta un amore troppo forte”: è effettivamente questo amore, per nostra fortuna, che ti ha impedito di abbandonare la musica?
Com’è cambiata la musica italiana in termini di scene musicali, fruizione da parte del pubblico, ecc. in questi 15 anni?
Enzo Moretto: Beh, è cambiata moltissimo sotto tutti questi aspetti. E non solo in Italia.
A mio avviso è partito tutto dal metodo di fruizione. Con l’avvento della musica in rete è avvenuta una metamorfosi strutturale che ha innescato una serie di reazioni a catena.
Fino a quindici anni fa erano i media di settore, cartacei e radiotelevisivi, a dare visibilità e diffondere il verbo, nonché il ruolo delle case discografiche e delle relative strutture annesse. Oggi è tutto diverso. La rete ha virtualmente ingigantito tutto all’ennesima potenza, creando una connessione globale che fino a poco tempo fa necessitava di un lavoro organico mostruoso. Il vantaggio di avere tutto e subito a portata di mano è però solo un beneficio parziale, o comunque illusorio. Il sovraffollamento e la diluizione eccessiva hanno portato infatti ad una minore soglia di attenzione e ancor peggio, hanno affievolito il livello di affezione e di fidelizzazione, mutando nel carattere sia il pubblico che gli artisti. Con ciò non intendo dire che tutto è perduto, ma per certi versi adesso siamo tutti come dei bambini viziati…Non sgraniamo più gli occhi.
Che ricordo hai dei tuoi 15 anni?
Enzo Moretto: I quindici anni sono il periodo in cui impari a sognare la tua vita da adulto. Una fase in cui il tuo “io” emotivo è al massimo del picco. Non si è ancora abbastanza maturi per preoccuparsi del proprio futuro ma al contempo si comincia a idealizzarlo in maniera spasmodica. Per me, come probabilmente per tanti altri, è stato un periodo di avanscoperta incredibilmente vibrante. Fatto di contrasti emozionali fortissimi. Sono gli anni in cui ho veramente formato il mio senso di libertà e di conoscenza, barcamenandomi tra le mie turbe e le mie fantasie. Anni fatti di fragilità, confusione e incertezze ma anche delle prime prese di posizione, scelte formative e ambizioni. Quello che è certo è che a quindici anni le mie curiosità le acquietavo solo mettendoci il naso…Non mi sono mai accontentato dell’opinione degli altri o del sentito dire. Un po’ come la scimmia che per capire che il fuoco brucia deve scottarsi. E questo è un lato di me che è rimasto invariato, e probabilmente lo rimarrà per sempre. Ripensandoci pare come se non avessi mai dormito in quel periodo, anche se poi in realtà lo facevo molto più di ora.
15 canzoni che hanno segnato la tua vita e la tua musica
Enzo Moretto: Mi atterrò strettamente al merito della tua domanda:
Quello che più ci entusiasma è la nostra longevità. Il fatto di aver scelta la strada più difficile, cantando in inglese in un paese che fa fatica a riconoscerne l’autenticità. Nonostante tutto avere un pubblico che ci segue da anni, che cresce con noi e ci dona grande affetto. E che fortunatamente si arricchisce sempre di nuovi adepti. È un’enorme soddisfazione, motivo di sprono a continuare il nostro percorso.
Inoltre questo status perpetuo di “novità”, nonostante la nostra lunga carriera, ci mantiene sempre giovani e con una voglia di spaccare il mondo che si rinnova ciclicamente. Siamo dunque più che felici di non sedere alla cattedra dei “veterani” e ancor più di non appartenere ad alcuna scena in particolare. Forse è proprio questo che ci ha salvato la vita.
Quello che dichiaravo nel 2005 è quindi si una verità, ma forse solo per metà. Le aspettative invero sono sempre molto alte…alle volte anche troppo. Questo non di certo per un vezzo di arroganza, ma anzi per un salutare senso di ambizione che definirei vitale...Quel famoso invariato slancio dei “quindici anni” di cui parlavo prima.