I Mambassa sono una pop-rock band composta da due chitarre, basso e batteria, retta dall’asse portante dei due fondatori, Stefano Sardo (voce) e Fabrizio Napoli (chitarra). La formazione si è recentemente compattata dopo aver fatto da apripista ad alcune date del tour dei Subsonica e dopo aver conosciuto Davey Ray Moor: con quest’ultimo hanno avviato una collaborazione partita dal palco del “Giffoni Film Festival” e arrivata alla produzione artistica di questo nuovo disco.
Il lavoro svolto dal leader dei Cousteau, produttore anche di Cristina Donà, è ottimo: nel suono viene a crearsi una sorta di “intimo distacco” fra la strumentazione e l’ascoltatore, che si trova così con la musica che gli scorre attorno come un filo, metallico e freddo, senza mai sentire un riverbero, senza essere apparentemente coinvolto, fino ad accorgersi poi di essere stato catturato nello sguardo.
Tutte le sezioni ritmiche dei brani sono state prese in diretta, senza metronomi.
Il disco è tutto suonato dai Mambassa, con la partecipazione di alcuni ospiti: Davey Ray Moor all’hammond ne “L’Antidoto”, primo singolo tratto dall’album il cui video è stato realizzato da Lorenzo Vignolo per Movida. Altra partecipazione è quella dell’illustre Enzo Bosso, autore della colonna sonora del film “Io non ho paura” di Gabriele Salvatores, ad abbellire con il suo contrabbasso classico “L’Antidoto”, “Dove Sei” e “Senza Respiro”. Importante e delicato aiuto viene anche dalla voce di Valentina Gaia, backing vocal in “Stop”, che, con l’altezza raggiunta dalle proprie corde, provoca brividi nell’ascolto.
Particolarmente affascinante ed accarezzante, per testo e arpeggio delle chitarre, è “Dove Sei”, pezzo intenso, credo anche autobiografico, in cui viene raccontata una storia per immagini rendendo esaustiva anche la brevità temporale della canzone.
“Mambassa” non è un disco immediato, il distacco che crea riesce a farsi avvolgente solo dopo esserne entrati in intimità, scoprendo i movimenti ombrosi del contrabbasso in “Senza Respiro” oppure l’intro di piano in “Una storia chiusa”, in cui lo stancante falsetto appesantisce facendo storcere il naso anche sotto l’aspetto prettamente estetico.
Suona molto bene invece “Senza Respiro”, pop-rock classico con strofe e ritornello ben definiti senza particolari orpelli sonori se non la voce filtrata e urlata che accompagna le chitarre piuttosto tirate nell’assolo.
“Mambassa” è un disco che racconta in dieci episodi la perdita dell’ansia di piacere a tutti in favore della consapevolezza più ruvida e schietta che sfocia e culmina senza rimpianti in una “Canzone d’Odio”.