Virginiana Miller La verità sul tennis
2003 - Sciopero records/Sonymusic
Il luogo: Italia, dalle parti di Livorno per la precisione.
Il nome: Virginiana Miller, come a richiamare altro, direttissimi altrove, appunto.
Il disco: “La verità sul tennis”, un’enigma presto svelato. Fin dalla ieratica e perfetta copertina, cupa e solare, tutto seduce ed inquieta al contempo.
L’ascolto: sensazioni in collisione fra loro. Nostalgia, grandi nubi in cielo e nelle stanze del lineare vivere ordinario. Canzoni, nessuna altra pretesa se non quella di tracciare con melodie lineari e perfette degli spaccati rigorosi di una realtà unica. Gli straordinari testi, degni di un Leopardi postmoderno, sono intrisi di un malinconico irrimediabile esistenzialismo dove l’alienazione televisiva (“Un’altra sigla per Harlock”, “Telefilm”, “Requiem per la Rai”), sentimentale (“La verità sul tennis”, “Sesso non protetto”), oppure solamente la necessaria dolceamarezza quotidiana (“La vita illusa”, “30”, “Abitano la terra”), riempiono il cuore di stupore e curiosità.
I protagonisti: l’ispirato Simone Lenzi, voce pacata e schiva, mai fuori luogo, si fa cantore di un mondo nuovo e fantastico, quello dello scorrere magnetico e sfuggente di un passato vivo. Al fianco di lui un gruppo coeso e convincente, arrangiato squisitamente, che sa adattarsi al meglio alla suggestione delle liriche ora sincopate, ora avvolgenti. La collaborazione di Amerigo Verardi e le voci aggiuntive di Rachele Bastreghi e di Francesco Bianconi ha portato ad una indubitabile Baustellizzazione di alcuni brani come “Aerosol” e la coda della notevole “Malvivente”, accentuando i toni demodé di una delle identità stilistiche, quella dei Virginiana Miller, più sinceramente autentiche dei nostri ultimi anni.
Deja vu: di questa categoria fanno parte di diritto “Rimerende” che altro non è se non il curioso punto di vista cinque anni dopo l’incidente della “Merenderi”, già contenuta nell’ottimo album d’esordio del gruppo, e “Telefilm”, anticipata in versione acustica nel live “Salva con nome”. In “Turing machine” poi, gli echi dei graffi dei primi XTC paiono rappresentare molto più che un semplice omaggio.
Le vicende: giunti al quarto album i Virginiana Miller non hanno deviato minimamente la propria sorprendente freschezza stilistica, nutrendone tenacemente la diversità e conservando l’impellente vocazione di comunicare in uno stile proprio, slegato da qualunque tendenza o recinto, di cui un rigore rinascimentale, un’ironica ferocia alla Monty Python (rieccoli!), dei surreali rimandi ad un presente immaginifico e profondo, uno spiccato senso noir sono gli ingredienti perfettamente amalgamati.
In fondo: i Virginiana Miller con “La verità sul tennis” firmano un lavoro di grande fascino che non mancherà di solleticare gli ascolti dei palati più severi, lasciando un’impronta profonda nella fanghiglia del già sentito e violandone la monotematica immobilità.
“Mi aggiro come uno spettro nei supermercati
medito sul bancone dei prodotti surgelati
penso now I can get staisfaction
oh now I can”
Discografia:
- Gelaterie sconsacrate (1997)
- Italiamobile (1999)
- Salva con nome (2001)
- La verità sul tennis (2003)