Ormai credo che ne siate al corrente, i Virginiana Miller sono uno dei migliori gruppi italiani attualmente in circolazione e ´Il primo lunedì del mondo´ è proprio una ventata d´aria fresca.
La loro discografia è puntellata da tanti piccoli capolavori come ´Fuochi fatui d´artificio´ - che porta i Virginiana a sperimentare nuovi strumenti e campionature – o ´La verità sul tennis´, vero e proprio album rivelazione del gruppo livornese.
Ma ´Il primo lunedì del mondo´, oltre ad essere una delle migliori uscite discografiche italiane del 2010, è la loro pietra miliare. C´è un maggiore ricercatezza nelle liriche, le canzoni hanno una matrice più pop ma conservano ancora spigolosità e rabbia.
Simone Lenzi è un front-man attento alle sfumature e riesce a dosare con stile e intelligenza le parole nei testi, descrive realisticamente e con poesia un mondo dominato dai social network in cui ´ognuno ha qualcosa da dire´, come giustamente recita ´L´inferno sono gli altri´.
Non c´è intellettualismo nei testi di Lenzi nemmeno quando sfiorano l´enigmatico (´L´angelo necessario´) ma accarezzano e stordiscono, ascendono e discendono, vibrano e mancano.
Nel desiderio che diventa ossessione (´Oggetto piccolo/a´) si intravede Lacan, nelle ´parole che non cambiano niente´, sassi da mettere in tasca, ci siamo tutti noi, una società nuova, messa in ginocchio dalle abitudini sbagliate e dall´immaturità.
Se ci intendessimo tra noi come le chitarre di Antonio Bardi e Marco Casini, forse il mondo andrebbe meglio e i Virginiana scriverebbero altre canzoni.
Il suono è curato, gli arrangiamenti solidi e pieni, circolari, si appoggiano sulle liriche perfettamente, un disco che ha il sapore della primavera, che si lascia apprezzare d´ascolto in ascolto. Ironico e fulminante, ´Il primo lunedì del mondo´ non ha precedenti in Italia ed è un disco di valore, da lasciar decantare nello stereo per apprezzarlo al meglio.
Un album che racconta più di un editoriale, che rifiuta ogni etichetta, che si pone a metà tra il cantautorato italiano e il fenomeno indie. Amaro ma necessario.