Queens Of The Stone Age Over the years and through the woods (dvd + cd)
2005 - Interscope Records
Ne sono rimasti pochi di gruppi così rock. Anche se non ce n’era bisogno, la prova viene da questo doppio live, un dvd e un cd che non sono il solito album dal vivo con in aggiunta un dischetto esiguo: qua ci sono oltre tre ore di musica che fanno il punto sulla storia della band senza alcuna celebrazione.
Tanto nel cd quanto nel dvd ad emergere è il suono dei QOTSA: le immagini dei concerti londinesi, ma anche quelle più amatoriali incluse negli extra rendono bene l’impatto live di Homme e soci. Le tracce registrate a Londra occupano lo spazio maggiore ponendo di fronte un’esibizone granitica, mentre più selvaggi sono i footage, tra cui anche un set acustico con un Nick Olivieri davvero fuori.
Il cd ripropone in modo più conciso la scaletta di Londra, che vede la band salire sul palco con Joey Castillo (batteria), Troy Van Leeuwen (chitarra / basso), Alain Johannes (basso / chitarra) e Natasha Shneider (tastiere). Giusta e coerente la scelta di far apparire gli ospiti solo negli extra: un concerto con Mark Lanegan, Billy Gibbons e magari P.J. Harvey sarebbe stato molto più acclamato, anche se rimane la speranza che prima o poi Josh Homme si decida per un dvd con materiale registrato dalle parti di Joshua Tree.
Delle Desert Sessions (e anche dei Kyuss) c’è comunque parecchio, con brani che si prolungano spesso oltre i sette minuti. I QOTSA dal vivo hanno una foga nettamente superiore a quella dei Pearl Jam e di tante altre band che a confronto paiono degli agnellini: liberi dai tentativi fatti in studio con l’ultimo disco, concentrati solo sui pezzi e senza alcuna concessione alla scena, propongono un suono monolitico, una botta rock aumentata dalla forza brutale della batteria di Joey Castillo. Al di sotto di questo spesso strato girano arrangiamenti deviati, dall’andamento insano, come le “fucking guitar” che si insinuano in quasi tutti i brani. Numerose le parti strumentali infette che ben si accordano con un canto ipnotico: la voce di Homme a tratti è il punto debole dell’insieme (qua si sente la mancanza di Lanegan), ma riesce a creare dei momenti di buio e di tensione credibili come in “No one knows”.
Anche nei passaggi più devastanti, i QOTSA non cadono nei soliti calchi hard o metal, ma rimangono ancorati saldamente al rock e cercano piuttosto di portarne all’estremo il lato oscuro.
Dal palco arriva un rock’n’roll duro, che se ne fotte di tutto tranne che di suonare: anche quando hanno di fronte una folla di ragazzine urlanti che pogano durante “Little sister”, i QOTSA vanno dritti per la loro strada. Basti ascoltare il tiro che prende il cd a partire da “I think I lost my headache”. Oppure basti andare a vederli dal vivo.