live report
Queens Of The Stone Age Milano
Concerto del 18/06/2007
#Queens Of The Stone Age#Rock Internazionale#Hard & Heavy Psychedelic
18 giugno 2007 - Alcatraz (MI) La calata dei Queens Of The Stone Age all'Alcatraz di Milano era attesa da tempo, complice il ricordo che proprio qua la band ha impresso a fuoco in passato. L'uscita poi del nuovo disco, "Era vulgaris", ha spinto ancora di più fans ed appassionati a gremire la location fino all'esaurimento dei biglietti.
L'Alcatraz si presenta affollato e accaldato con la sua ormai proverbiale acustica ben riconoscibile sin dalla musica trasmessa prima dell'inizio del concerto. Le cose non migliorano di molto quando i Queens Of The Stone Age attaccano con "Monsters in the parasol": il canto di Josh Homme è del tutto affossato nel ritmo serrato della band e si solleva appena all'arrivo del ritornello eseguito a tre voci. Fortunatamente a partire dalla successiva "Burn the witch" si registra un minimo di assestamento con il pubblico che "riempie" lo spazio intonando il chorus e facendo da eco alle vocals già spettrali del pezzo.
Al terzo brano in scaletta, "Misfit love", è chiaro quale sarà l'andamento della serata, per altro a dir poco logico e prevedibile a meno che si sia all'oscuro di come suonino i Queens Of The Stone Age: uno alla volta gli strumenti impostano un hard-rock estremo sbattuto su un funk presto triturato con una mole distorta sovrumana. Due, a volte tre chitarre, lavorano su riff sovrapposti prima di scatenarsi in una ritmica che macina dura producendo un impatto reso ancora più pauroso dall'uso tetro delle keyboards. Il "concetto" è portato avanti con progressivi carichi sonori che raggiungono un primo apice in "Sick sick sick", nuovo singolo da pogare con durezza.
"The Lost Art of Keeping a Secret" è un'altra botta che prova quanto Josh Homme e compagni sappiano suonare variando i pesi degli arrangiamenti: in mezzo ad un ritornello che sfocia nelle onde del pubblico si alternano squarci ritmici e assoli (di)storti che rendono il tutto ancora più "insane". La canzone si conclude in modo emblematico con alcuni rigurgiti delle tastiere a seguire le parole di Homme, "I'm taking my song to the grave", minaccioso presagio di una "Turning on the screw" che accelera e raddoppia ulteriormente i carichi di potenza.
A questo punto il concerto prende una piega se possibile ancora più violenta con la band che picchia sugli strumenti al punto che si fatica a distinguerli, sempre per la solita indecente acustica dell'Alcatraz: se "Little sister", per quanto alterata, è comunque buona per far saltare il pubblico, di "Battery acid" si ode solo il macinare violento sul riff. L'effetto è stordente e i Queens Of The Stone Age rincarano la dose come fossero i Black Sabbath in una versione più brutale: "Song for the deaf", "Mexicola" e "Go with the flow" chiudono il set in modo violento e pestatissimo. Dopo una breve pausa è il momento dei bis con "Run pig run" che marcia su stacchi allucinati, ma che non ha l'impatto dei pezzi migliori della band. Homme infatti chiede direttamente alle prime file che cosa vogliano sentire e alla risposta dei fans parte con una "Regular John" monumentale, improvvisata nella parte centrale con una jam durissima costruita su una scala pseudo-blues. Chiude poi magistralmente "No one knows" portata al massimo della potenza dalla batteria di Joey Castillo. Alla fine i Queens Of The Stone Age hanno avuto complessivamente la meglio sull'Alcatraz, ma la scelta di picchiare dritti su alcuni pezzi, soprattutto su quelli del nuovo disco (che forse hanno qualcosa in meno del solito), ha prodotto una performance di quasi solo impatto. Quello che ha rimbombato per tutto il concerto e che ancora echeggia tra le mura dell'Alcatraz.
SET LIST:
Monsters in the parasol
Burn the witch
Misfit love
Tangled Up In Plaid
Avon
3's & 7's
Sick sick sick
The Lost Art of Keeping a Secret
Turning on the screw
I'm designer
Little sister
Battery acid
Song for the deaf
Mexicola
Go with the flow
Run pig run
Regular John
No one knows Foto di:
Simona / MissBalzary