Giorni usati<small></small>
Italiana • Rock • Folk rock canzone autore

Michele Anelli Giorni usati

2016 - Libellula Music Adesiva Discografica

02/02/2016 di Claudio Giuliani

#Michele Anelli#Italiana#Rock

Leggi Michele Anelli e subito pensi: “Ah! i Groovers!!”. Si, proprio loro! Antesignani e pionieri già al tempo della stagione dell’innocenza, i Groovers, hanno precorso i sentieri dell’Americana rock&rootsy coniugando springsteen-mellencamp-fogerty e sogni provinciali di rock’n’roll molto prima del rinsaldato consolidarsi dell’odierno orientamento che vede in pista amici (tanto per fare un paio di nomi, ma siete in grado aggiungercene molti altri) come Mandolin Brothers, Cheap Wine, Miami and The Groovers (nessuna parentela e contatto con la band riminese di Mr. Semprini). Certamente poi ognuno rivendicherà la propria personalità e i propri orientamenti, spirituali e non, i propri percorsi e una prospettata primogenitura, ma non si può non riconoscere che tra le rughe e le increspature del politeismo sonico sparso sulle roads di casa nostra ci sia, in una certa misura, un debito nei confronti dei Groovers.

Ai tempi apprezzai il lavoro dei Groovers, li ascoltai su disco e dal vivo, l’ardore del loro entusiasmo e quell’onestà d’intenti erano fuoco vivo; li recensii e li intervistai sulle pagine autorevoli della rivista con cui mi pregio di collaborare. Un percorso, il loro, (da Soul Street a September Rain, da That’s All Folk fino a A Hanndful Of Songs About Our Time), ricco del desiderio di conoscere la parte retrostante della luce e di esplorazione delle virgole cristalline a cui agganciare panni insoliti e che li ha portati dal roots stradaiolo ad avere a che fare con respiri indie rock.

Il bisogno di esprimere febbri e urgenze sociali ha visto poi Michele Anelli confrontarsi con canti resistenti operando scelte di campo coraggiose in tempi in cui schierarsi è controproducente, le collaborazioni con Evasio Muraro (ex Settore Out), la scrittura “militante” non per una bandiera, ma per l’affermazione di una dignità svincolata dalle catene (tra le sue pubblicazioni “Radio Libertà” storia di un’emittente libera e dello spirito che impregnava le speranze schizzate di colore di quegli anni), fino al tassello di Michele Anelli & Chemako di un paio d’anni fa in cui si frullava la propensione rock-blues del combo pavese con la scrittura in lingua madre del nostro amico.

Venendo a Giorni Usati possiamo dire che è probabilmente il definitivo giro di boa di Michele Anelli, la maturità disillusa e la poetica dei sogni mai sopiti, le lame affilate del serramanico delle verità nascoste, visioni di occasioni di possibilità e le suole logore e consumate sui sentieri impervi della vita, la testa mai ossequiosamente china e il calore di una carezza, occhi vivi che sanno ascoltare. Dieci canzoni in ascolto del mondo, quel mondo ferito e mai domo, canzoni che spillano sentimento, che dissetano come fossero acqua chiara e pura.

Non è poi così facile lodare una canzone oppure un’altra, l’emotività è soggettiva e come una trota nell’acqua fresca di un torrente di montagna guizza da una traccia all’altra inseguendo giochi e riflessi di luce e il nutrimento dell’intimo. E’ un disco interiore e di energico vigore anche se ciò può sembrare contradditorio, un disco che nutre e stimola emotività e riflessioni e sparge incenso e frizzante energia intrinseca. Tra le songs che più hanno saputo stupirmi e catturarmi c’è Gospel: un cantato sciolto, garbato e ispirato, che arriva a metà brano e lascia spazio a un “clap hands” che apre ad un coro di voci che si intersecano con il cantato del solista, un pezzo davvero gustoso. Cento Strade è un altro brano per gli altari, il ritmo è accattivante e una sottile tensione epica che ondeggia tra venti di speranze di luce, un richiamo a Peppino Impastato e l’esigenza elettrizzata e bruciante di non nascondere la testa sotto le sabbie mobili dell’allineamento e del conformismo. Giulia: altro bel pezzo, incarna il dolore di generazioni di lavoratori lobotomizzati dall’amianto, afflizione e solitudine, la desolazione e il tormento per chi se ne è andato e la disperazione per chi domani non ci sarà più.

Fluttuazioni gradevoli rasentano il prog in Alice dove si infila un solo di tromba che spande scintille; Adele E Le Rose schizza trame di vernici rock black&blue sui muri delle stazioni perforate da un treno infarinato e senza rose in un mondo che elemosina briciole di pane e niente rose per le donne che sostentano la vita; Tu Sei Me dischiude l’esigenza dell’ascolto reciproco nei rapporti di coppia e riprende a modo suo il carattere progressive che animava i settanta con l’organo che stende nell’aria ammassi di frecce soniche dirette verso il sole. In chiusura la title-track Giorni Usati con le sue oscillazioni jazzy e nuances notturne sigilla un disco piacevole e impregnato di intuizioni; un disco dai cento riverberi e contrazioni che risvegliano la riflessione. Last but not least, si segnala la eccellente produzione di Paolo Iafelice ( F. De Andrè, Capossela ...).

Credits brano per brano:

Lavoro senza emozioni
Michele Anelli: voce, chitarra elettrica e acustica Andrea Lentullo: organo, vocoder, clavinet Matteo Priori: contrabbasso  Nik Taccori: batteria  Federica Diana e Francesco Marchetti: cori Leader
Michele Anelli: voce, chitarra elettrica e acustica  Andrea Lentullo: organo, synth, pianoforte Matteo Priori: contrabbasso  Nik Taccori: batteria  Gianluca Visalli: viola, violino  Caterina Cantoni: violoncello Adele e le rose
Michele Anelli: voce, chitarra elettrica e acustica  Andrea Lentullo: organo, pianoforte Matteo Priori: contrabbasso  Stefano Bertolotti: batteria Alice
Michele Anelli: voce, chitarra elettrica  Andrea Lentullo: piano elettrico, organo Matteo Priori: contrabbasso  Stefano Bertolotti: batteria  Francesco Giorgio: tromba Giulia 
Michele Anelli: voce, chitarra acustica  Andrea Lentullo: piano elettrico, synth Matteo Priori: contrabbasso  Stefano Bertolotti: batteria  Francesco Giorgio: corno, tromba Gospel 
Michele Anelli: voce, chitarra elettrica e acustica Andrea Lentullo: tastiere  Matteo Priori: contrabbasso Nik Taccori: batteria LIFT YOUR VOICE GOSPEL CHOIR  diretto da Marco Albertini Soprano:  Camilla Fincato*, Debora Macrì, Elvira Affaticati Contralto:  Costanza Ruggiero*, Nancy Falasconi, Loredana Casali Tenori:  Andrea Castellaneta*, Alessandro Miceli, Alberto Ricceri * voci soliste Eco
Michele Anelli: voce, chitarra acustica  Andrea Lentullo: organo, synth Matteo Priori: contrabbasso  Nik Taccori: batteria  Elia Anelli: chitarra elettrica Gianluca Visalli: viola, violino  Caterina Cantoni: violoncello Tu sei me
Michele Anelli: voce, chitarra elettrica e acustica Andrea Lentullo: organo Matteo Priori: contrabbasso  Stefano Bertolotti: batteria Cento strade
Michele Anelli: voce, chitarra elettrica e acustica Andrea Lentullo: organo, synth  Matteo Priori: contrabbasso  Stefano Bertolotti: batteria  Federica Diana e Francesco Marchetti: cori Giorni usati
Michele Anelli: voce, chitarra elettrica  Andrea Lentullo: pianoforte Matteo Priori: contrabbasso  Sergio Quagliarella: batteria Francesco Giorgio: tromba
www.micheleanelli.org

 

Track List

  • Lavoro senza emozioni
  • Leader
  • Adele e le rose
  • Alice
  • Giulia
  • Gospel
  • Eco
  • Tu sei me
  • Cento strade
  • Giorni usati

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