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Michele Anelli Il video di Adele e le rose in anteprima
Un video in bianco e nero, a scolpire un invito a non limitarsi a sopravvivere, ma a vivere pienamente, cogliendo le rose, respirando la bellezza e la poesia, che spettano a tutti, oltre la mera sopravvivenza, le lotte e i sacrifici quotidiani. Vivere “è concedersi alla vita. Ballare”.
Tempo di videoclip per Michele Anelli: vi presentiamo in anteprima il primo video tratto dal suo nuovo album, Giorni usati, prodotto da Paolo Iafelice (già al fianco di nomi come De André, Mannoia, Finardi, Capossela, Pacifico, ecc.) per Adesiva discografica. Nella nostra recensione, a firma di Claudio Giuliani, avevamo definito l’album come “il definitivo giro di boa di Michele Anelli, la maturità disillusa e la poetica dei sogni mai sopiti, le lame affilate del serramanico delle verità nascoste, visioni di occasioni di possibilità e le suole logore e consumate sui sentieri impervi della vita, la testa mai ossequiosamente china e il calore di una carezza, occhi vivi che sanno ascoltare” (cliccate per leggere la recensione integrale al nuovo disco di Anelli; qui invece la nostra intervista a Paolo Iafelice in occasione dell’uscita della compilation per i dieci anni dello studio discografico di Adesiva).Tra “Dieci canzoni in ascolto del mondo, quel mondo ferito e mai domo, canzoni che spillano sentimento, che dissetano come fossero acqua chiara e pura”, c’è Adele e le rose, che “schizza trame di vernici rock black&blue sui muri delle stazioni perforate da un treno infarinato e senza rose in un mondo che elemosina briciole di pane e niente rose per le donne che sostentano la vita”. Nel comunicato stampa sul singolo è descritta come “una ballata di matrice rock e dal sapore vagamente battistiano, che vede protagonista la figura della donna quale motore della resistenza quotidiana”.
Il videoclip, diretto da Mario Zanetta, presenta un bianco e nero artistico, con le ombre che avvolgono e scolpiscono la figura dell’artista in un’allure adeguata allo spessore classico del suo rock d’autore. Questa canzone dalla lievità vaporosa, tra synth ‘70s quasi prog e melodie vocali battistiane, diventa un inno per una vita indipendente, libera e gioiosa, un invito alle donne e agli individui in generale a non riporre la loro felicità negli altri, non vincolarla ad un’attesa o al puro, estenuante senso del dovere.
Il riferimento del cantautore, già leader dei The Groovers e con un ben noto percorso di impegno alle spalle, è chiaramente al celebre discorso femminista e socialista che ispirò lo slogan, la poesia e la canzone Bread and Roses: non basta una mera sopravvivenza, non basta assicurarsi con tanti sacrifici il pane, ma in ogni classe sociale c’è bisogno di arte, di musica, di poesia, di bellezza. Servono le rose e occorre prendersele da sole, rivendicare il proprio diritto a non essere uno strumento e un ingranaggio nelle mani altrui, ma a respirare a pieni polmoni la vita, a ballare, a librarsi leggeri/e in una dimensione autentica e completa di felicità.
Nel pezzo allora le donne diventano emblema della “resistenza quotidiana”, continua il comunicato ufficiale: “Storicamente indispensabili a qualsiasi forma di lotta o guerra del passato, spesso le donne sono costrette a rincorrere il “pane” senza avere il tempo di concedersi le “rose”. Vivere non è abbastanza, vivere è concedersi alla vita. Ballare”.
Racconta dal canto suo il regista:
"La clip di Adele e le rose nasce con la volontà rispecchiare l'identità ben definita del disco, sia in termini estetici che filosofici. Il bianco e nero vuole identificare le immagini come qualcosa di nuovo che è però fortemente in debito con il passato, ovvero il background musicale di Michele. Tutti gli elementi della clip sono avvolti in un limbo di oscurità, come per volerli sottrarre ai propri scenari e dal proprio tempo. Adele e le Rose è un brano per ascoltatori curiosi e attenti, e le immagini che lo accompagnano hanno lo scopo di amplificare la sensazione di immersione."
Credits della canzone
Michele Anelli: voce, chitarra elettrica e acustica
Andrea Lentullo: organo, pianoforte
Matteo Priori: contrabbasso
Stefano Bertolotti: batteria
Buona visione e buon ascolto!
Biografia ufficiale
Dopo l’esperienza con la fanzine Fandango e le radio locali, negli anni ’80 Michele Anelli (1964) forma una band di garagepunk, The Stolen Cars (con cui nel ’91 pubblica un Ep per la rivista “Urlo”). Nel 1989 inizia l’avventura come autore di testi e musiche con la band The Groovers con cui suona in tutta Italia. Con i Groovers pubblica, nell’arco di vent’anni, l’ep My Land (per la rivista Urlo, 1992), il tape Lost Ballads (1994) e sette album: Songs for the Dreamers (1993), Soul Street (1995), September Rain (1997), That’s all Folks!! (2000, miglior disco italiano dell’anno per il quotidiano Liberazione), Do You Remember the Working Class? (2001), A Handful of Songs About Our Times vol.1 (2003) e Revolution – a Handful of Songs About Our Times vol.2 (2008). Tra il 2003 e il 2008 la produzione si diversifica, ed Anelli incide, tra le altre cose, un album in italiano uscito per “L’Ernesto” dal titolo Io Lavoro. Ad aprile 2007, in seguito ai buoni riscontri avuti con un cd di canti della Resistenza, esce il primo libro di Anelli intitolato Siamo i Ribelli – storie e canti della Resistenza, lavoro che prosegue idealmente sia nel 2009 con i 15 brani del disco Nome di battaglia: Ribelli e con Oggi mi alzo e canto!, disco dedicato “alla gente che lavora”, sia nel 2013 con il libro Radio Libertà. A novembre del 2009 viene assegnata ai Groovers una targa alla ventennale carriera, al MEI di Faenza. Nel 2013 inizia una collaborazione con i pavesi Chemako, ora terminata, dalla quale nel 2014 scaturisce il disco omonimo. Nel 2016 ha pubblicato il suo nuovo album solista Giorni usati, per Adesiva Discografica (Milano).
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