Massimo Priviero Ali Di Libertà
2013 - MPC Records / SELF
#Massimo Priviero#Rock Internazionale#Songwriting #Folk rock
Quattro-cinque pezzi lasciano il segno. La title track è una sorta di dichiarazione d'intenti, che chiarisce cosa Priviero vuol far volare sulla rampa di lancio della sua voce e della sua chitarra (“sono io la tua voce che saprà gridare”): ha un piglio deciso, che solo in parte si stempera su sonorità e “inserti” di folk tradizionale italiano, vicini allo stile dei Gang, compagni di avventure di Priviero negli spettacoli di Storie dell'Altra Italia. È una formula che torna in diverse canzoni del disco, come nell'attacco di In Verità o nel giro di Libera Terra-parte A, che riecheggia anche la springsteeniana Cadillac Ranch. Violino, piano e chitarra disegnano invece una Thunder Road tutta italiana in Il Mare, storia di un amore finito male o troppo presto; il modello si sente forte, ma anche l'impronta di chi è arrivato finalmente a rielaborarlo con personalità. L'altro grande affresco del disco è La Casa di Mio Padre, dedicato al padre emigrato a Milano e alla promessa fatta alla madre che, dopo una vita “di miele col sale”, ci sarebbe stato l'approdo felice a una “casa del tempo migliore”, tra gli ulivi e il mare. Una ballata magica e infinita, che ha l'ambizione di raccontare un pezzo di storia condivisa del nostro Paese, forse dimenticata troppo in fretta.
Anche il singolo Alzati, una bordata rock ad alta gradazione addolcita da un ritornello più orecchiabile, non lascia indifferenti, ma su tutti spicca la sorprendente Madre Mia. Priviero l'ha scritta come una preghiera alla Vergine, perfettamente in linea con la religiosità schietta, umile, poco clericale e molto popolare del “nuovo corso” di papa Francesco. Con l'inconfondibile ringhio trattenuto della sua voce, in un crescendo emozionante, Priviero canta le sue laicissime litanie, affidando alla protezione della Madonna i solitari e i folli, i vinti e gli offesi, gli innocenti “ogni giorno traditi” e i guerrieri “che non voglion sparare”. Un picco di alto livello, ma anche quando viaggia a quote più basse Priviero dà sempre l'impressione di mettercela tutta. Rabbia, energia e passione sono quelle di uno “vero”, onesto, così come la voglia di andare al di là della canzonetta da tre minuti, il coraggio di riflettere sul proprio ruolo di “menestrello” e l'intenzione di narrare qualcosa della sua (libera) terra e del suo tempo. Magari senza riempire stadi, o arene.