Andrew Bird Fingerlings 2
2004 - Grimsey Records
Per quanto sia frammentario e a tratti simile ad un bootleg anche dal punto di vista della relizzazione sonora, il disco riesce comunque a far combaciare le varie facce di Andrew Bird e a indicare la direzione solista che ha intrapreso con “Weather systems” e che dovrebbe continuare con un album previsto per febbraio 2005.
“Fingerlings” è una raccolta di live shots, come direbbero gli americani, di istantanee, che rischia di scomparire, anzi, di non apparire neppure in un mercato in cui i dischi dal vivo fioccano con regolarità e perfezione impressionante.
Eppure ci sentiamo di dire che non è un prodotto solo per i fans più devoti: già l’iniziale “First Song”, eseguita con una chitarra onirica e con il solo ausilio di una melodia fischiettata, mette a nudo la creatività genuina di Bird. Il fatto che il suono non sia stato depurato contribuisce a mantenere intatto il fascino live e sottolineare in modo scarno i risvolti più autentici di questo che è qualcosa di più di un semplice cantautore o di un musicista pop: il violino, ora pizzicato come uno strumento classico, ora suonato come una chitarra, crea rimandi ad una musica tanto popolare quanto d’avanguardia. Le arie che si creano soprattutto tra “Banking on a Myth” e “Spanish for Monsters” sono di matrice folk-blues, ma richiamano anche qualche atmosfera indorientale per i pertugi che Bird riesce ad aprire con il suo strumento.
L’artista si dimostra a suo agio nella dimensione semi-acustica, vissuta con una concentrazione esclusiva, rivolta più alla canzone in sè che al pubblico: è come se Bird, soprattutto quando si esibisce da solo, continuasse a punzecchiare la propria musica per coglierne le reazioni e le possibili direzioni. L’obiettivo sembra quello di condurre una ricerca in grado di stimolare esplorando lo spirito delle canzoni attraverso forme scarne.
Nelle tracce in cui è invece accompagnato dalla band, il risultato è sicuramente più immediato e godibile, anche coinvolgente, come succede con i My Morning Jacket o con il sostegno di un gruppo formato tra gli altri da Kevin O’Donnell e Andy Hopkins: l’impulso rock non copre, ma rafforza le inflessioni europee della musica di Bird, sia quando essa assume toni western (“Way Out West”) sia quando si muove con sinuosi andamenti classici-zingareschi (“Depression Pasillo”).
“Fingerlings” non è il disco dal vivo che ci attendevamo, ma è comunque una raccolta che puntualizza le attitudini di un musicista particolare, meritevole di altrettanto seguito ed attenzione.