Rolling Stones Exile on main street
1972 - Virgin Records
Non servono tanti giri di parole per dire che gli Stones hanno incarnato come pochi l’idea di rock’n’roll. Serve invece ripeterlo, perché oggi questo concetto è annacquato anche dagli stessi Jagger & Co., che da almeno vent’anni rifilano dischetti innocui e passeggeri, con l’eccezione forse di “Stripped” (1996).
Visto la quantità di rock trascurabile prodotta con l’ultimo “A bigger bang”, torniamo su un album storico come “Exile on main street”, in cui la band era all’apice della forma, in grado di sfornare musica di assoluto valore per ben due LP, a differenza di oggi dove al minutaggio prolungato si aggiungono trovate commerciali come inutili bonus-dvd.
Erano tempi in cui gli Stones avevano gli strumenti immersi nelle acque limacciose del blues e giustificavano in pieno la loro sigla con pezzi che vanno sotto il nome di “Shake your hips”, “Ventilator blues” e “Stop breaking down”. Erano i tempi in cui Keith Richards lasciava riff, accordi e anche la sua voce in mano al rock’n’roll più aspro. Soprattutto erano i tempi in cui Jagger e soci sfornavano pezzi da novanta e qua ce ne sono almeno quattro: “Happy”, “Tumbling dice”, “Sweet Virginia” e “Shine a light”.
Grazie anche agli interventi ficcanti di Mick Taylor alla chitarra, di Nicky Hopkins al piano e della sezione fiati, la band suonava come se gli strumenti volessero saltar fuori dal disco: persino i pezzi più svogliati e le ballate come “Let it loose” non erano abbandonati a sé stesse (fino a diventare dei tormentoni come “Streets of love”). “Exile on main Street” godeva così di variazioni, che, a differenza degli slavati funk attuali, affondavano le radici dalle parti di New Orleans e dintorni: blues, boogie, ma anche soul, r&b e country.
Urgenza e non mestiere era ciò che rendeva gli Stones così affamati di rock’n’roll, così pronti a recepire ogni guizzo di adrenalina rock: ascoltare per credere come Jagger reagiva con la voce (e con l’armonica) alle singole battute delle canzoni.
Erano gli Stones di un tempo, votati esclusivamente al rock’n’roll.