Olden Ci hanno fregato tutto
2017 - Beta Produzioni
A conferma del suo forte impegno sciale e civile esce ora Ci hanno fregato tutto, il suo terzo album in studio, che segna una svolta decisamente rock con le sue chitarre dure e graffianti, testi di “ribellione”e di “protesta”, a partire dalla splendida foto di copertina realizzata dal grande fotografo Renzo Chiesa , di cui ricordiamo, tra le sue tante copertine di dischi, quelle storiche per Gelato al limon di Paolo Conte e Dalla di Lucio Dalla, immagine che poi è diventata il simbolo del cantautore.
Nove brani per poco più di trenta minuti, in cui la voce intensa , forte e potente, di Olden è sempre in primo piano, accompagnato da Enrico Giovagnola (piano, synth), Andrea Foreschi (chitarra elettrica), Francesco Miceli (batteria) e Giacomo Rossetti (basso), si rivolge alla propria generazione e cerca di dare voce alla rabbia, alle disillusioni, alle rassegnazioni, al disagio e alle paure del mondo di oggi, mantenendo comunque sempre aperta la porta alla speranza e all’ottimismo.
Apre l’album, con una introduzione sonora tratta dal film del 1968 “Straziami ma di baci saziami” di Dino Risi, Non ci credo che smaschera le ambiguità di tante persone tra quello che dicono e la realtà di quello che fanno . La title-track Ci hanno fregato tutto è il manifesto del disco, con il bilancio di una generazione che ha vede sogni, idee e speranze svanire, Ma non sarebbe stato meglio è il brano più duro, siamo in territori punk-rock , e invita a dimenticare i valori superficiali, uniformi e banali prevalenti della vita di oggi, che ci rendono “più incazzati di prima “ e a cercare e guardare i reali valori della vita, ed è da segnalare anche E’ tutto tuo, rock tosto e duro, vero e proprio inno alla rivolta, a reagire, a ribellarsi per avere un mondo migliore.
Nel disco ci sono anche momenti più vicini alla canzone d’autore, intimisti e personali come in Pianeta rosso, dolce ballata pop dove prevalgono temi come l’amore, le emozioni, le delusioni, e Vacanza breve altro struggente e delicato brano ancora sull’amore e le sue dolorose perdite. Non mancano anche un paio di brani ricchi di forte ironia, come La Festa dell’Indiependenza ( si “indie” proprio così) il punto di vista disincantato dell’autore sulla musica di oggi e ciò che rappresenta e dove dice “ sono un cantautore vecchio stile, amo molto le rime “ e dove conclude “ non è la mia festa”, il tutto su caldi ritmi rock, e Gianni, figura grottesca, insicura a cui non interessa nessuna responsabilità e che “non ha voglia di invecchiare, ma ignora che succederà”.
Lavoro decisamente interessante e coraggioso, forse il disco della maturità di questo talentuoso cantautore, che offre la fotografia di una generazione e manda un forte messaggio, o meglio una vera e propria “call for action”, alle giovani generazioni per dimostrare che, se da una parte stanno provando a rubarci il futuro, dall’altra bisogna impegnarsi, ribellarsi perché forse si è ancora in tempo per evitare che il “furto” accada.