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Mario Castelnuovo GUARDALALUNANINA
2019 - Azzurra Music
“La canzone di Castelnuovo (…) si inserisce nel contesto artistico attuale sia cinematografico, che teatrale, letterario e musicale, europeo di stampo neoromantico”, si legge ancora, scritto a macchina, nella nota pensata per Sanremo. Da allora, come si dice, ne è passata di acqua sotto i ponti, e se mai c’è un artista meno pedissequo a se stesso, quello è proprio Mario Castelnuovo: il bel tenebroso in armatura da cavaliere (giovane) affiorante sul retro-copertina di fianco al titolo di Illa, è da un po'che non c’è più. Facciamo che Castelnuovo ha conservato intatto il suo impressionismo. E anche le ombreggiature interiori, gli incendi e i suoi colori. Facciamo che sfugge all’unidimensionalità di inquadratura, e da adesso in poi diciamo anche qualcosa dei due cd Guardalalunanina. Il primo si intitola “Live trio”, il secondo “Nudo Solo”: tutti e due i titoli rivelano dei climi che vi si colgono dentro.
“Live trio” (Mario Castelnuovo, voce e chitarra acustica; Giovanna Famulari, violoncello, pianoforte e voce; Stefano Zaccagnini, chitarra classica, mando, cori) riesce in una cosa che non a tutti i live acustici riesce: suggestionante sulla scorta di una strumentazione ridotta all’osso. Una manciata di strumenti bastante a rilevare la pulizia del suono e il calore della voce di Castelnuovo. Tra le più piene della canzone d’autore. La scaletta conta dodici tracce: apre Mandami a dire, chiude Nina, e dentro ci sono anche le prodromiche Oceania e Sette fili di canapa, la storia d’amore e malattia mentale di Sul nido del cuculo, e le superlative (anche in versione "dal vivo") Il Mago, Ma vie je t’aime e Annie Lamour. Chi segue Mario Castelnuovo sa di che cosa sto parlando: siamo a una spanna dalla poesia, sostenuta da melodie che viene difficile non assecondare.
Applausi, e veniamo a “Nudo Solo”, Qui, se possibile, il discorso si estremizza ulteriormente. Quanto coraggio ci vuole, in questi tempi artificiali, per riproporsi con l'esclusivo sostegno di una chitarra? A Mario Castelnuovo il coraggio non manca, e dunque si declina - nudo e solo, per dirla con il titolo del disco - in tredici episodi di se stesso e della sua storia musicale. Tra perle risalenti pressappoco agli esordi - La scogliera, Inchiostro, Viale dei persi -, diverse incursioni sentimentali – Il lupo, La nuvola, Rondini del pomeriggio, Gli innamorati coi capelli bianchi -, e gli omaggi che ti aspetti (a Goran Kuzminac, Stella del Nord) e non ti aspetti (a Rino Gaetano, Aida) a cantautori che non ci sono più. Sono canzoni asciutte, ricondotte a loro volta alla nudità originaria, governate con l’aiuto di mestiere e poesia.
Quel minimo di strumentazione rintracciabile nel primo disco, ritorna, infine, nell'inedita bonus track Guardalalunanina, omaggio doppio alla figlia che è nata e alla madre che l'ha messa al mondo. Il taglio oscilla - come spesso in Castelnuovo - tra mediale e transmediale, e la canzone se ne giova, veleggiando a distanza di sicurezza dalle coordinate asfittiche del pop. Inciso n. 2: mi accompagna la nomea di giornalista avverso alle canzoni sentimentali. Quanto ho appena scritto di Guardalalunanina, mi sembra sgombri il campo da ulteriori illazioni: il dato che segna lo scarto tra la buona canzone sentimentale e la pessima canzone sentimentale - così come, del resto, il dato che segna la differenza tra la canzone d’autore e le canzonette – si individua nel come più che nel cosa si scrive e si canta. E’ un fatto che Mario Castelnuovo si esprima attraverso una lingua mai sterile, fine a se stessa. Una lingua, al contrario, capace di estendere il discorso poetico al punto da universalizzarlo. Ed è un altro fatto che il libro, così come i cd di Guardalalunanina, di tutto questo costituiscano una prova evidente.