Judith Owen Somebody’s Child
2016 - Twanky Records
#Judith Owen#Rock Internazionale#Songwriting #Waddy Wachtel #Russell Kunkel #Gabriella Swallow
Il suono per lo più californiano, secondo il dettato di Joni Mitchell e James Taylor, è contaminato da accenti spiccatamente britannici, accompagnato da una voce matura e al contempo cristallina e un pianoforte pulito, suonato dalla stessa Judith Owen, retto da una sezione ritmica sostenuta ma di grande respiro. All’insieme contribuiscono gli archi misurati ma intensi con evidenza per il violoncello di Gabriella Swallow.
Nulla di meno del resto meritano le composizioni dell’autrice la cui spiazzante semplicità incontra la verità della condizione umana molteplice nelle circostanze, ma comune nell’essenza come si manifesta nel brano che dà il titolo all’album, Somebody’s Child, dove è descritta una donna incinta vestita con un sacco della spazzatura, con la quale l’osservatrice, passando di lì, si identifica in quanto “figlia di qualcuno”, condividendo con lei l’appartenenza all’umanità.
Ed è da questa essenza ontologica che poi ci differiamo in status sociali dettati, in una visione bergsoniana della vita, dalla somma delle nostre esperienze.
Vera e propria summa è da intendersi il percorso narrativo dell’album: nascita in Somebody’s Child, insegnamento e futuro di Tell All Your Children, amore nelle That’s Why I Love My Baby e Mystery, allontanamento di Josephine e addio in No More Goodbyes.
Arricchito infine di due cover completamente arrangiate ad hoc, More Than This di Bryan Ferry e Aquarius, la famosa colonna sonora di Hair, l’intero album rappresenta un perfetto riflesso di quanto è possibile apprezzare dal vivo.