John Hiatt The tiki bar is open
2001 - VANGUARD RECORDS
Rock mainstream, blue collar o semplicemente rock americano, la sostanza non cambia. Fatto sta che non è solo la genetica a produrre inutili e pericolosi cloni: esistono oggi dischi nati e cresciuti grazie ai geni di una certa musica americana, che per necessità o per paura di estinzione si concede a rischiose fecondazioni assistite. A risentirne è soprattutto la razza dei cosiddetti rockers che rimane viva in pochi esemplari: John Hiatt è uno di quei purosangue, capace di impennarsi come e quando vuole per sciogliere la criniera ancora fulvida.
"The tiki bar is open" potrebbe essere presentato come uno dei tanti dischi che cercano di cavalcare le praterie e i sentieri di un rock che è oggi storia e utopia. Invece è qualcosa di più, non è un capolavoro, ma contiene delle piccole sottigliezze che tengono lontano certi acciacchi e lasciano scorrere libero il sangue.
La scrittura di John Hiatt è limpida, viva, e ogni volta proietta immagini di un´America normale, non fatta di mitiche praterie o di grattacieli vertiginosi, ma di spazi quotidiani, aperti su un interiorità che fluisce densa come l´eterna corrente del Mississippi e dei suoi affluenti. Proprio in questo delta immaginario e reale la voce di John Hiatt ha le sue radici, mescolando tonalità blues e country, bianche e nere che emergono da ogni canzone.
A noi tutto questo potrebbe ricordare le storie o le barzellette dei nostri nonni, ma al di là dell´Atlantico la tradizione è rispettata e vissuta come l´ultima delle scoperte, con lo stesso entusiasmo che continua a far sventolare la bandiera.
Per rendere ancora più istintivo il richiamo, John Hiatt ha assoldato nuovamente alla chitarra Sonny Landreth, compagno di avventure in studio e sulla strada, e soprattutto manico scintillante come pochi. La mano di Sonny si sente ovunque nei pezzi più blues, come in quelli più rock o di estrazione cajun e anche in quelle ballate che John sembra scrivere apposta per riempirle con una slide.
A differenza del precedente "Crossing Muddy Waters", rievocazione eseguita in una quasi assoluta solitudine acustica, qua John suona di tutto (chitarre, piano, armonica, armonica) e scioglie le briglie ai Goners (Kenneth Blevins alla batteria, Dave Ranson al basso e Sonny Landreth alle chitarre), che già dal nome lasciano intuire un rock per nulla compassato. Al punto che se ci si abbandona al godimento, si può anche trovare lo spirito della Band nella melodia di "Hangin´ around here".
C´è anche qualche loop, che non si fa notare né dispiace più di tanto, e un esperimento finale con "Farther stars", lunga ballata di suoni in dissolvenza.
Non c´era bisogno di una nuova conferma, ma non si sa mai, prima che qualcuno cominci a mettere anche John Hiatt nel parco dei dinosauri.
Discografia:
The Tiki bar is open 2001, Vanguard
Anthology 2001, Hip-O Records
Crossing Muddy Waters 2000, Vanguard
Greatest Hits: The A&M Years ´87-´94 1998, A&M Records
The Best Of John Hiatt 1998, Capitol/EMI Records
Little Head 1997, Capitol/EMI Records
Walk On 1995, Capitol/EMI Records
Hiatt Comes Alive At Budokan 1994, A&M Records
Perfectly Good Guitar 1993, A&M Records
Stolen Moments 1990, A&M Records
Y´All Caught? The Ones That Got Away 1979-1985 1989, Geffen Goldline
Slow Turning 1988, A&M Records
Bring The Family 1987, A&M Records
Warming Up To The Ice Age 1985, Geffen Goldline
Riding With The King 1984, Geffen Goldline
All Of A Sudden 1982, Geffen Goldline