Iosonouncane IRA
2021 - Numero 1/ Trovarobato/ Sony Music Italy
La macarena su Roma album d’esordio dell’eclettico cantautore sardo Jacopo Incani, meglio conosciuto come Iosonouncane. Disco che, all’epoca, non passò di certo inosservato, anzi, ebbe il merito di portare alla ribalta della scena indipendente il musicista sardo come tra le migliori rivelazioni cantautoriali del decennio passato ponendosi “tra i primi e illustri esponenti della nuova generazione di cantautori di questi anni dieci appena iniziati.”
E non c’eravamo sbagliati.
IRA, il nuovo lavoro di Iosonouncane era di sicuro uno dei dischi più attesi del 2021, e dopo l’ottimo successo del precedente album Die del 2017, le aspettative riversate su Jacopo Incani erano enormi tanto che il musicista sardo non poteva minimamente deluderle.
E così è stato. Incani è andato oltre la semplice figura cantautoriale a cui c’aveva abituati e ha realizzato un album monumentale evidenziando un talento compositivo vero e genuino come pochi se ne vedono in circolazione nel nostro panorama musicale negli ultimi anni.
IRA è la dimostrazione pratica dell’avvenuta maturazione artistica di Iosonouncane come arrangiatore e compositore, un lavoro impegnativo che ha portato il musicista a lavorarci per circa un lustro, scrivendo e arrangiando ogni singola parte, nota e accento di ore e ore di bozze e provini. Scritto in una “lingua momentanea”, IRA è un disco sfaccettato, musicalmente influenzato dai generi più disparati, mentre i testi si presentano come una commistione di italiano, tedesco, arabo, spagnolo, inglese e francese.
Il risultato partorito sono 17 tracce per 1 ora e 50 di pura “musica”.
Un lavoro che per la sua lunghezza e complessità lo stesso autore ha definito come gesto politico: “una metafora delle migrazioni contemporanee”.
Iosonouncane compie un coraggioso passo in avanti, scardinando codici e confini musicali e creando un caleidoscopio di suoni che travolgono e macinano generi.
IRA è un inconsueto viaggio musicale, un piacevole lungo attacco d’ansia che sviscera un’ambientazione sonora intensa e sconfinata in cui perdersi tra reminiscenze jazz, sprazzi di psichedelia ed elettronica, ed echi del Maghreb.
Un disco superlativo dalla prima (hiver) all’ultima traccia (cri) dove la magia del suono insegue melodie istintive, ipnotiche, tormentate o cullate da sonorità inconsuete e un cantato anomalo sacrificato rispetto al resto e che, a tratti, si fa corale. Il tutto immerso in canzoni dilatate nel tempo.
Un disco studiato nei minimi dettagli, realizzato tenendo in considerazioni alcuni fattori imprescindibili come, ad esempio, la presenza di determinati musicisti per il quale scrivere, modellare e strutturare arrangiamenti, timbri, dinamiche e trame vocali. IRA, infatti, si presenta come una partitura interamente eseguibile dal vivo dagli stessi musicisti che hanno suonato nell’album tra cui ci sono Mariagiulia Degli Amori, Serena Locci, Simona Norato, Simone Cavina, Francesco Bolognini e Amedeo Perri.
Un cambio di rotta decisamente repentino rispetto al passato tranne nella collaborazione con Bruno Germano, già produttore del precedente DIE assieme allo stesso IOSONOUNCANE.
Un lavoro ipnotico, magnetico e assolutamente straordinario. Nel complesso, un’opera di spessore assoluto.
Sono passati la bellezza di undici anni dalla pubblicazione de E non c’eravamo sbagliati.
IRA, il nuovo lavoro di Iosonouncane era di sicuro uno dei dischi più attesi del 2021, e dopo l’ottimo successo del precedente album Die del 2017, le aspettative riversate su Jacopo Incani erano enormi tanto che il musicista sardo non poteva minimamente deluderle.
E così è stato. Incani è andato oltre la semplice figura cantautoriale a cui c’aveva abituati e ha realizzato un album monumentale evidenziando un talento compositivo vero e genuino come pochi se ne vedono in circolazione nel nostro panorama musicale negli ultimi anni.
IRA è la dimostrazione pratica dell’avvenuta maturazione artistica di Iosonouncane come arrangiatore e compositore, un lavoro impegnativo che ha portato il musicista a lavorarci per circa un lustro, scrivendo e arrangiando ogni singola parte, nota e accento di ore e ore di bozze e provini. Scritto in una “lingua momentanea”, IRA è un disco sfaccettato, musicalmente influenzato dai generi più disparati, mentre i testi si presentano come una commistione di italiano, tedesco, arabo, spagnolo, inglese e francese.
Il risultato partorito sono 17 tracce per 1 ora e 50 di pura “musica”.
Un lavoro che per la sua lunghezza e complessità lo stesso autore ha definito come gesto politico: “una metafora delle migrazioni contemporanee”.
Iosonouncane compie un coraggioso passo in avanti, scardinando codici e confini musicali e creando un caleidoscopio di suoni che travolgono e macinano generi.
IRA è un inconsueto viaggio musicale, un piacevole lungo attacco d’ansia che sviscera un’ambientazione sonora intensa e sconfinata in cui perdersi tra reminiscenze jazz, sprazzi di psichedelia ed elettronica, ed echi del Maghreb.
Un disco superlativo dalla prima (hiver) all’ultima traccia (cri) dove la magia del suono insegue melodie istintive, ipnotiche, tormentate o cullate da sonorità inconsuete e un cantato anomalo sacrificato rispetto al resto e che, a tratti, si fa corale. Il tutto immerso in canzoni dilatate nel tempo.
Un disco studiato nei minimi dettagli, realizzato tenendo in considerazioni alcuni fattori imprescindibili come, ad esempio, la presenza di determinati musicisti per il quale scrivere, modellare e strutturare arrangiamenti, timbri, dinamiche e trame vocali. IRA, infatti, si presenta come una partitura interamente eseguibile dal vivo dagli stessi musicisti che hanno suonato nell’album tra cui ci sono Mariagiulia Degli Amori, Serena Locci, Simona Norato, Simone Cavina, Francesco Bolognini e Amedeo Perri.
Un cambio di rotta decisamente repentino rispetto al passato tranne nella collaborazione con Bruno Germano, già produttore del precedente DIE assieme allo stesso IOSONOUNCANE.
Un lavoro ipnotico, magnetico e assolutamente straordinario. Nel complesso, un’opera di spessore assoluto.