Idles Tangk
2024 - Partisan Records
La band di Bristol torna con Tangk, titolo del disco più imprevedibile e inclassificabile della produzione Idles, un colpo distorto dal cuore pulsante.
Mai come questa volta, alla luce di un bouquet diversificato nelle scelte artistiche decisamente in antitesi l’una con l’altra, la coerenza del disco non va ricercata nello stile musicale, quanto nella dottrina impartita da queste undici tracce. Una presa di coscienza fatta di lotta, caparbietà e gioia con qualche lampo fuori dagli schemi, ma che non tradisce gli appassionati del genere, il loro incedere pesante, quasi lacerante soprattutto nelle sfuriate più punk.
Il nuovo lavoro è anticipato da tre solidi singoli, in ordine di pubblicazione, Dancer (in collaborazione con James Murphy e Nancy Whang degli LCD Soundsystem), brano che attinge a piene mani dell’infinita eredità Joy Division, gli altri Grace e Gift Horse, un antipasto molto succulento nel quale trovare, assaporare interessanti spunti per addentrarsi con cognizione nelle fresche composizioni del frontman Joe Talbot in coppia con il chitarrista-produttore Mark Bowen, duo creativo alla testa di una stravagante ciurma, una macchina da guerra nella forma, ma non nei contenuti, nella sostanza.
Tangk è un manifesto d’amore, una chiamata in difesa dei sentimenti, una danza ossessiva e furiosa per guarire e guarirsi. Il lavoro più melodico, sfaccettato, sfumato dell’intero catalogo di questi alfieri del post-punk osa fuori dalla sua comfort zone e in diversi episodi arriva al risultato: Tangk ci offre una versione compassionevole ed empatica del gruppo, qualcosa che assomiglia alla pace dopo anni di tumulto, anni in trincea, una rasserenante calmata, che non smorza del tutto del tutto il loro spirito guerriero, l’attitudine di sguaiati punkrocker.
Gli Idles urlano meno, i testi sono più opachi e poetici, il risultato è un disco da brivido, intelligente e comunque potente nelle linee melodiche; welcome back...