Giulia Millanta Conversation With A Ghost
2018 - Ugly Cat Records
Daltronde quando ti circondi di musicisti quali Gabriel Rhodes (baritone guitar, electric guitar , acoustic guitar, glasses, piano, saw, bajo sexto), Marc Ribot (electric guitar in 2,3), David Pulkingham (nylon string guitar, bg vocals), Glenn Fukunaga (upright bass), Dony Wynn (drums, percussion), Joel Guzman (accordion), John Mills (bass clarinet, sax), Tommy Spurlock (steel guitar) e Kimmie Rhodes (bg vocals), qualcosa dovrà pur voler dire. E che questo non sia un caso lo conferma la line up del disco precedente, Moonbean Parade, uscito un paio di anni fa che vedeva allineati Charlie Sexton, Howe Gelb, Michael Fracasso, oltre al gruppo composto da precedentemente citati Glenn Fukunaga, Kimmie Rhodes, Gabriel Rhodes, Dony Wynn e David Pulkingham.
Conversation With A Ghost è un disco introspettivo, personale, nel quale la scrittura tocca temi quali l’inconscio, la perdita dell’innocenza, le prospettive che offre l’amore, i temi che contraddistinguono la quotidianità famigliare, il tutto filtrato dalla sensibilità che contraddistingue la Millanta. Ecco quindi il susseguirsi di canzoni dal sapore mai banale quanto musicalmente intriganti, eppure mai scontate. Piccoli gioielli in certi casi, come la splendida Expiration Date con percussioni e chitarra disegnano una traiettora melodica di grande fascino. La Stanza, scritta a quattro mani con Max La Larocca, ha un incedere fascinoso e conturbante, dove la Millanta alterna inglese ed italiano. Violence è dominata dall’accordion di Joel Guzman, in cui l’atmosfera musicale (sembra quasi un tango argentino) contrasta con un testo ricco di metafore ed inquietudini. Da sottolineare il cantato di Giulia che passa dall’inglese all’italiano allo spagnolo. Impossibile sfuggire poi alle ammalianti atmosfere waitsiane di Puppet On A String, i cui rimando musicali sono piuttosto evidenti anche grazie alla presenza della chitarra di Marc Ribot che con Waits ha suonato spesso e volentieri.
Il resto del disco non risulta essere meno interessante, con vaghi incroci con reminiscenze alla Norah Jones (Lonesome Throne), anche grazie ad un minutaggio che si rivela perfetto nei suoi trentasette minuti complessivi. Un gran bel disco, meritevole della vostra attenzione.
Trascurarlo sarebbe un grave errore.