Alaska<small></small>
Italiana • Rock • punk

Fast Animals And Slow Kids Alaska

2014 - Woodworm Label/Audioglobe/The Orchard

10/02/2015 di Dario Moalli

#Fast Animals And Slow Kids#Italiana#Rock #Punk

A dispetto di chi dice che di rock’n’ roll in Italia non si può campare ecco arrivare il terzo album dei Fast Animals And Slow Kids, Alaska, a dimostrare il contrario. E lo fanno con un lavoro che insiste marcatamente sul sound precedente, leggi Hybris, senza troppe incertezze sullo quello che vogliono essere e sul tipo di musica da proporre. C’è chi vede in questo già il primo e insormontabile limite dell’album come se fosse d’obbligo e doveroso cambiare sound dopo un po’ per rispetto di non si sa bene quale regola musicale. Come se non ci fossero fior fior di band che lavorano sempre su uno stesso sound, su una stessa idea di musica senza per questo risultare banali o annoiare. Certo, anche nel fare una scelta di questo tipo ci vuole del talento, anzi, forse ci vuole più talento nel non cambiare, ma riuscire a convincere lo stesso.

Detto questo ai Fask tutto questo riesce a metà. In alcune canzoni l’approccio compositivo convince e questo dà vita a dei brani molto riusciti come Overture, Te lo Prometto, Con chi pensi di parlare e Coperta. L’altra metà come già detto non convince a pieno. Questo perché in alcuni casi la band indugia troppo su una stessa idea e alcune canzoni si somigliamo decisamente troppo, in altri si ha l’idea di qualcosa forse di troppo approssimativo, e questo emerge nelle canzoni come Il mare davanti e Calci in faccia.

I Fask con Alaska volevano creare un album dal suono freddo, poco accogliente, desolato e desolante e tutto questo è riuscito loro alla perfezione: il disco risulta molto solido sotto questo punto di vista.  Nonostante tutti i brani siano stati concepiti durante il loro infinito tour, l’idea di base emerge con forza, anche se punti deboli non mancano. Il problema è la monovelocità a cui viaggia il disco, che, se da un lato da l’idea di un’opera compatta, dall’altro annoia un po’ e dà la sensazione che l’album non vada mai avanti. I testi non entusiasmano, ondeggiano tra banalità e malinconia, anche se dove quest’ultima prevale, la canzone si armonizza meglio, risulta più completa, e l’esempio più lampante è Overture. I Fask del resto sono animali da palco e poco contano tutti questi discorsi quando suonano live, però forse c’è bisogno che si ambientino meglio anche in sala di registrazione, un sorta di cattività forzata, per poter dare ancora di più nei loro album. 

Track List

  • Overture
  • Il mare davanti
  • Come reagire al presente
  • Coperta
  • Te lo prometto
  • Calci in faccia
  • Con chi pensi di parlare
  • Odio suonare
  • Il vincente
  • Gran final

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