Erica Mou Tienimi il posto
2015 - Auand Records / Artist First
E’ un disco di delicato cesello sonoro, fatto con amore e dal gusto un po’ antico. Per la dolcezza della sua voce e certe atmosfere che si trovano in Che pioggia ad esempio, che mi fa pensare alla delicatissima Where Do You Go To My Lovely di Peter Sarstedt, un piccolo film senza tempo. O in Quando eravamo piccoli, con una vocalità anni ‘30 che racconta l’infanzia e la sua continua ricerca (“chiedevamo perché ma ad ogni perché ne seguiva un altro”), e sintetizza al meglio uno dei temi di fondo del disco “L’ombelico è l’unica cicatrice evidente di un distacco”. Già il distacco, inteso come separazione, da qualcosa, qualcuno o un periodo. Se mi lasciassi sola con i suoi violini ed i vocalizzi stringe il cuore e scalda i pensieri.
Non ci sono però solo malinconia o suoni dal sapore retrò. Niente di Niente è spumeggiante e carico di energia (“non so niente del mondo ma rido come se fosse tutto mio”). Ho scelto te parte con morbidi arpeggi e poi si fa quasi funk e da ballare. Non sapevo mai mentire ricorda un po’ Alicia Keys nella parte iniziale: Le macchie ha un fondo R’n’B e soul su cui la voce di Erica si muove sensuale come il velluto e poi graffiante.
E’ bello vedere una voce femminile in Italia che non imbrigli la sua bellezza in stucchevoli e lacrimosi stereotipi. E che crei da sé le orditure su cui librarsi, senza aspettare che qualcun altro scriva le sue trame. “Quante volte nonostante lo stesso sapore ho preferito l’imperfezione” verso tratto da Biscotti rotti riflette perfettamente questa voglia di crescere da sé, attraverso anche eventuali sbavature. Che però Tienimi il posto non ha.