Enrico Ruggeri IŪS (EP)
2014 - Neverlab Avant
Ovviamente, se non siete preparati o non siete disposti ad ascoltare una manciata di tracce lunghe e asimmetriche completamente strumentali e definibili genericamente con il termine ambient, questo disco non fa per voi! Il primo brano Adiosu ricorda vagamente un ambiente e un’atmosfera da fabbrica metalmeccanica di post-bellica memoria, dove la fanno da padrone il fordismo, la standardizzazione e la ripetizione alienante delle mansioni e dei processi produttivi. Rumori di fondo completamente asettici la cui unica sensazione procurata, con il passare del tempo, potrebbe apparire quella del tedio. Con la seconda traccia Printania Dust ci spostiamo però verso percezioni ultraterrene, come se fossimo testimoni di un trapasso corporale. Fermi su un letto di ospedale con tanto di bip elettronico a misurare il sempre più fievole battito cardiaco. Insomma uno di quei percorsi ascensionali (già più volte descritti da testimonianze di morte apparente), dove vi ritrovate circondati da forte luce bianca e senso di assoluta serenità. Sullo sfondo la presenza di figure eteree ad accompagnarvi. E’ con la terza sequenza Errore # 11 che l’opera assume realmente un aspetto ostico e per niente confidenziale: il suono si fa più pastoso, denso ma allo stesso tempo sterile. Ogni tentativo di comparazione e di riconoscimento del nostro cervello viene neutralizzato da un tappeto sonoro che volutamente estrania la mente dell’ascoltatore, lo irretisce più che accogliere; la musica diventa così scintilla nel processo di catarsi.
La quarta sequenza Errore # 12 è forse l’episodio più abrasivo del lavoro con i suoi riverberi, le sue interferenze e i suoi fastidiosi disturbi da catalogare sotto la voce industrial. Un’agonia, nel senso critico del termine, che in modo geniale riesce a suscitare angoscia e insicurezza. Una costrizione sul vostro inconscio più recondito, come quando da piccoli vi mettevano la testa sott’acqua. Finalmente è con l’ultima traccia Succo che riconosciamo un segno di umanità nei suoni classici prodotti coscientemente dalla mente umana: su una base dai toni glaciali un pianoforte si distingue appena con tutta la sua dolcezza e suggestione. Come sempre un contrasto meravigliosamente raffinato a fare da contraltare al resto dell’opera. Una pausa rassicurante e riconciliatrice per l’ascoltatore con la promessa e la consapevolezza che quelle stanze, questi affreschi non lasceranno più la nostra mente.