Enrico Ruggeri Frankenstein
2013 - Anyway
Tredici tracce come tredici speculazioni sparse su vita (il significato), morte, amore, solitudine (condensate in pillole, giocoforza lo spazio di una canzone, mica facile), roba che Soren Kierkegaard ci andrebbe a nozze, se ancora ci fosse e ascoltasse i cd. Il Frankenstein di Ruggeri è dunque un disco pensoso, elucubrante, inindulgente, vintage, coraggioso, anche perchè editato all’epoca dei singolucci asfittici e striminziti, non dimentichiamolo. La parabola esemplare del mostro di Mary Shelley ri-visitata nei topoi per far passare in musica - come se niente fosse - argomenti-portanti da che uomo è uomo: la bioetica (La folle ambizione, Aspettando i superuomini), l’utopia dell’eterna giovinezza, la diffidenza (se non il terrore) per il diverso, l’ostilità reciproca (L’odio porta odio). A togliere le castagne dal fuoco, in uno scenario più che mai da homo omini lupus, come sempre viene l’amore, che in Frankenstein è amore verso una donna (Le affinità elettive, Il tuo destino è il mio) e verso Dio, o comunque verso il trascendente (L’infinito avrà i tuoi occhi).
Sotto l’aspetto musicale trattasi di una suite consustanziale ai generi, un’opera rock che conferma Ruggeri cantautore atipico, creativo, sgombro da pregiudizi ideologici e per questo capace di misurarsi tanto col popolare (leggi qualche incursione pop, in trio, a Sanremo; leggi la conduzione televisiva di “Mistero”), quanto con l’alto degli chansonnier francesi, col punk, coi libri, col rock, con identica voglia di stupirsi e di stupire, col gusto pieno dell’affabulazione che spesso, nel suo caso, fa rima con emozione.
In un microcosmo post-cantautorale sempre più affollato di “scemi che si muovono” (cito un Battiato d’antàn), nonchè di orecchie - e cervelli - sempre meno disposti a intendere, hai visto mai che il vero mostro in circolazione si scopre essere lui, Ruggeri in persona? Due annotazioni conclusive: la prima riguarda L’uomo al centro del cerchio, il romanzo allegato al cd, che trascende la parabola frankensteiniana in ottica surreal/contemporanea. La seconda riferisce delle partecipazioni affatto straordinarie (nel senso che il team dei collaboratori ruggeriani è ultra-rodato) che concorrono alla resa del progetto: l’immancabile Luigi Schiavone (chitarre e co-produttore del disco), che firma anche Il tuo destino è il mio; Elio (delle Storie Tese), flauto in La nave e L’infinito avrà i tuoi occhi; Andrea Mirò violino in Ucciderò (se non avrò il tuo amore), e voce ne Il capitano; Davide Brambilla, tromba in Il tuo destino è il mio. Mi pare di aver detto abbastanza, per quelli che vorranno, musica e parole sono adesso di Rouge.