Il fatto che un po’ di origini italiane siano presenti nel panorama folk internazionale ci rende orgogliosi. La nostra rappresentante si chiama Emma Tricca, italiana di nascita ma londinese d´adozione, non è solo un folk dalle striature classiche, certo di calore questo disco ne emette davvero a profusione, ma il suo punto di forza è proprio quella voce lieve, vibrante (´Blind Time´), che cerca sempre di andare oltre disegnando con una delicatezza impressionante linee decise in cui l´obbiettivo comunicativo è sempre forte e chiaro. Non solo folk verrebbe da dire ascoltando Minor White, ma anche una forte vena soul sorprendente come ci suggerisce ´All Along The Hudson´, o le retrospettive melodiche che affiancano una romantica ´Paris Rain´ in cui i piccoli ricami e arrangiamenti sembrano fare il verso a qualche armonica ´dylaniana´ che non arriva mai rivelandosi un’illusione sonora. Chitarra, voce e poco altro, come qualche sinfonica tastierina, banjo o mandolino, che accompagnano le poesiole di questa ragazza dai lunghi capelli stile hippie, delle atmosfere nostalgici sixties (´Monday Morning Yawning´): le canzone hanno tutto l´aspetto di chi il mondo dell’arte l´ha vissuto e l´ha imparato (grazie anche a maestri amici come John Renbourn); portano il sapore di posti diversi, di strade che collegano vecchio e nuovo continente, genti e città diverse che salutano l´Hudson scorrere verso sud. Basta ascoltare ´Cobblestone Street´, per notare un certo amore per quei cantori girovaghi che capeggiavano un tempo la scena del Village newyorkese, così come qualche suonatore venuto dalla provincia esibirsi nella metro della grande mela. Il disco in questione è giunto da noi in Italia con un anno di ritardo, è stato registrato in soli tre giorni a Londra, ma faticheremo a toglierlo dal nostro lettore.