Emma Tricca Aspirin Sun
2023 - Bella Union
Sospeso. In un aggettivo, ecco Aspirin Sun, l'ultimo, splendido lavoro di un'artista sensibile e vibrante, italiana, ma ormai londinese di adozione, anzi, per meglio dire, cittadina del mondo. Non potrebbe definirsi altrimenti Emma Tricca, che torna a incantarci con nove tracce, appunto, sospese fra songwriting e ambient music, fra fingerpicking e reverberi, fra riflessioni sul passato e sogni proiettati nel futuro.
La pandemia ha profondamente segnato la genesi del disco, concepito a Londra, suonato a New York, costruito in lunghe videochiamate coi pards di sempre, Steve Shelley (Sonic Youth), Jason Victor (Dream Syndicate) e il bassista Pete Galub, che Tricca chiama la sua famiglia. E a buon diritto: gli anni trascorsi a suonare e sognare musica insieme hanno contribuito a cementare una simbiosi, che in questo lavoro raggiunge un'ulteriore vetta, in un percorso vario, eppure coerente. Sperimentazione e tradizione, folk e psichedelia, cantautorato alto e virtuosismo strumentale e vocale: nei brani si compone un caleidoscopio di emozioni e sensazioni, pensieri che l'artista ha colto negli anni, con una sensibilità acuta e una crescente capacità di renderla parole in musica.
Le parole sono rarefatte, come intrecciate ai suoni, eppure mai come in questo disco Tricca riesce a farci cogliere la quintessenza del proprio mondo, fatto di nostalgie, di speranze, di visioni e di ricordi. Ne è un valido esempio la lunga suite Christodora House, un omaggio al padre scomparso due anni fa, ispirato dalla visita a un edificio storico nell'East Village di New York, dipinto dal prozio; una riflessione sul tempo che svanisce, sulle persone che se ne vanno, eppure restano, nelle memorie concrete, come una casa, o più impercettibili, ma altrettanto importanti, come l'animo di chi hanno amato. In questo brano, la voce di Tricca si fa impalpabile, in dialogo costante coi suoni creati dalla band, ed evoca atmosfere intemporali, riprendendo le vibrazioni di una Joni Mitchell, e armonizzandole con un'allure contemporanea, underground e immediata insieme.
Da una casa all'altra: con Rubens' House Tricca ci conduce in un viaggio composito, dai ritmi cangianti, fra echi pinkfloydiani e cadenze da ballad, mentre basso e batteria costruiscono la mappa di questo percorso, che sfocia in una conclusione corale, tutta strumentale, coinvolgente come un'improvvisazione live.
Ma il viaggio continua: mentre Autumn's Fiery Tongue ci trasporta in un vero e proprio on the road verso il West, durante un autunno che si lascia incantare ancora dagli ultimi bagliori dell'estate, Through The Poet's Eyes, con il suo attacco di chitarra nuda, ci fa riflettere sull'essenzialità ungarettiana delle rivelazioni da parte dei poeti, portandoci in un viaggio tutto interiore, culminante con una coda, in cui le parole cedono il passo a un connubio insolito e affascinante fra elettrica e fanfare, percussioni e basso.
La voce, si diceva: grande protagonista del disco, propone all'ascoltatore una visione del mondo e della vita in cui la sofferenza riprende il proprio posto nell'anima, non viene smentita né taciuta, ma si fa sostanza, vibrazione, suono, e riesce a essere sublimata, affrontata e attraversata. Ne è un esempio efficace la conclusiva Space And Time, in cui le sovrascritture della voce costruiscono echi sorprendenti, psicanalitici, mentre tutta la band gira alla perfezione, a sostenere le epifanie di Tricca, trobairitz del nuovo millennio, che sa trasformare l’impossibile in possibile, e rompere la solitudine con un pugno di canzoni che colpiscono al cuore. Disco sospeso, quindi, e importante, da custodire con cura, in attesa degli imminenti concerti italiani. Ecco le date:
12/4/2023 ROMA, ANGELO MAI
14/4/2023 BOLOGNA, LINK CLUB, Siren Festival
15/4/2023 BUJA (UD), INTIMISTA, AUDITORIUM BIBLIOTECA.
La pandemia ha profondamente segnato la genesi del disco, concepito a Londra, suonato a New York, costruito in lunghe videochiamate coi pards di sempre, Steve Shelley (Sonic Youth), Jason Victor (Dream Syndicate) e il bassista Pete Galub, che Tricca chiama la sua famiglia. E a buon diritto: gli anni trascorsi a suonare e sognare musica insieme hanno contribuito a cementare una simbiosi, che in questo lavoro raggiunge un'ulteriore vetta, in un percorso vario, eppure coerente. Sperimentazione e tradizione, folk e psichedelia, cantautorato alto e virtuosismo strumentale e vocale: nei brani si compone un caleidoscopio di emozioni e sensazioni, pensieri che l'artista ha colto negli anni, con una sensibilità acuta e una crescente capacità di renderla parole in musica.
Le parole sono rarefatte, come intrecciate ai suoni, eppure mai come in questo disco Tricca riesce a farci cogliere la quintessenza del proprio mondo, fatto di nostalgie, di speranze, di visioni e di ricordi. Ne è un valido esempio la lunga suite Christodora House, un omaggio al padre scomparso due anni fa, ispirato dalla visita a un edificio storico nell'East Village di New York, dipinto dal prozio; una riflessione sul tempo che svanisce, sulle persone che se ne vanno, eppure restano, nelle memorie concrete, come una casa, o più impercettibili, ma altrettanto importanti, come l'animo di chi hanno amato. In questo brano, la voce di Tricca si fa impalpabile, in dialogo costante coi suoni creati dalla band, ed evoca atmosfere intemporali, riprendendo le vibrazioni di una Joni Mitchell, e armonizzandole con un'allure contemporanea, underground e immediata insieme.
Da una casa all'altra: con Rubens' House Tricca ci conduce in un viaggio composito, dai ritmi cangianti, fra echi pinkfloydiani e cadenze da ballad, mentre basso e batteria costruiscono la mappa di questo percorso, che sfocia in una conclusione corale, tutta strumentale, coinvolgente come un'improvvisazione live.
Ma il viaggio continua: mentre Autumn's Fiery Tongue ci trasporta in un vero e proprio on the road verso il West, durante un autunno che si lascia incantare ancora dagli ultimi bagliori dell'estate, Through The Poet's Eyes, con il suo attacco di chitarra nuda, ci fa riflettere sull'essenzialità ungarettiana delle rivelazioni da parte dei poeti, portandoci in un viaggio tutto interiore, culminante con una coda, in cui le parole cedono il passo a un connubio insolito e affascinante fra elettrica e fanfare, percussioni e basso.
La voce, si diceva: grande protagonista del disco, propone all'ascoltatore una visione del mondo e della vita in cui la sofferenza riprende il proprio posto nell'anima, non viene smentita né taciuta, ma si fa sostanza, vibrazione, suono, e riesce a essere sublimata, affrontata e attraversata. Ne è un esempio efficace la conclusiva Space And Time, in cui le sovrascritture della voce costruiscono echi sorprendenti, psicanalitici, mentre tutta la band gira alla perfezione, a sostenere le epifanie di Tricca, trobairitz del nuovo millennio, che sa trasformare l’impossibile in possibile, e rompere la solitudine con un pugno di canzoni che colpiscono al cuore. Disco sospeso, quindi, e importante, da custodire con cura, in attesa degli imminenti concerti italiani. Ecco le date:
12/4/2023 ROMA, ANGELO MAI
14/4/2023 BOLOGNA, LINK CLUB, Siren Festival
15/4/2023 BUJA (UD), INTIMISTA, AUDITORIUM BIBLIOTECA.
