Caparezza Il sogno eretico
2011 - Universal
L’album, meno incisivo del precedente, conserva comunque il solito atteggiamento irruente oltre al filo dell’impegno sociale e politico, un concept critico e riflessivo sull’attuale stato di crisi che stiamo vivendo e che l’artista molfettese denuncia usando l’arma a lui più congeniale: le parole. Parole al vetriolo, battute esplicite e sarcastiche, citazioni e doppi sensi sono i classici ingredienti che condiscono le canzoni anche di questo nuovo lavoro, mediante il quale il rapper affronta le solite importanti tematiche, oggi come due o cinque anni fa la situazione italiana rimane sempre la stessa e ci si ritrova a dover affrontare le solite argomentazioni con ironia trasparente.
Emblematico l’intro pungente prima con l’accenno di Nessun Dorma di Puccini e successivamente con Tutti Dormono a farli da controcanto, ironico intermezzo che introduce al brano Chi se ne frega della musica sulla crisi discografica. Musicalmente, il disco dimostra la solita propensione al cross-over, Caparezza mescola tra loro generi diversi con quella maestria intellettuale che li è congenita ormai dal primo disco, ma che con il tempo ha migliorato grazie anche ai mezzi a disposizione. L’indice accusatorio del rapper è rivolto a tutto e tutti, il mirino delle sue riflessioni critico diventa ora la chiesa con le sue teorie e le sue persecuzioni passate nella title-track e Il dito medio di Galileo, ora le profezie Maya e le catastrofi cinematografiche ne La fine di Gaia, fino a dedicare un’intera canzone all’attore americano Kevin Spacey. Il rapper molfettese non risparmia proprio nessuno come ne La marchetta di popolino e Non siete Stato voi, brano più rappresentativo di tutto il disco, summa accusatoria verso Stato italiano, istituzioni politiche e forze dell’ordine con una rabbia sorprendente. Importanti nel disco sono anche le collaborazioni, da quella con Tony Hadley (degli Spandau Ballet) in Goodbye Malinconia, ennesima lirica sull’Italia e la sua triste e precaria situazione, a quella con Alborosie in Legalize the premier, ballata reggae sul nostro presidente del consiglio.
Il classico disco, eclettico e riflessivo, in stile Caparezza in grado come sempre di far ridere e riflettere allo stesso tempo. È un bene che nel panorama mainstream ci siano artisti di questo calibro.