Blur The Ballad Of Darren
2023 - Parlophone
#Blur #Rock Internazionale#Alternative #Blur #Damon Albarn #Graham Coxon
Il nono album in studio è un’immersione quasi spirituale, un saggio di vibrante creatività, Damon Albarn non si risparmia e continua laboriosamente a mantener vivi tutti i suoi progetti, Gorillaz e The Good, The Bad & The Queen su tutti, ma riesce ad evocare magia quando si riappropria della leadership nei Blur. Sempre coadiuvato dall’amico d’infanzia Graham Coxon (anch’esso super impegnato con la nuova creatura The Waeve insieme alla compagna Rose E. Dougall, tra l’altro autori di uno dei dischi più belli dell’anno ad oggi, recensione che trovate qui), Damon materializza un lavoro genuino, avvincente, ma riflessivo, dotato di grande fascino senza artifici.
I brani di The Ballad Of Darren arrivano dopo una gestazione spontanea, tanto che l’album stesso è una sorpresa per tutti, nessuno prevedeva nuovo materiale visto il susseguirsi di nuove uscite e impegni dei componenti del gruppo non ultimo il lavoro solista del batterista Dave Rowntree. Un po’ come per il precedente disco lo stupore lascia poi spazio all’ascolto e questa volta c’è tanto del loro talento, delle loro esistenze in parallelo con le nostre; se The Magic Whip viene considerato dagli stessi Blur un inciampo, un contrattempo, queste dieci canzoni aspirano a segnare un ritorno trionfante, liriche spesso malinconiche con piccoli accenni alla loro storia insieme, ma molto, molto più sereno il tono, dolci melodie di una bellezza quasi eterea, una tavolozza di colori che dal debutto Leisure (1991) affresca, tinteggia mascherando il tipico grigiore britannico.
Tracce ispirate, suggestive, un buon punto a favore del quartetto, ognuno dei brani mostra l’energia, ma anche l’irrequietezza che riempie l’aria in studio quando questi ex teenager terribili dei nineties si ritrovano per dar sfogo nel progetto principale delle loro carriere, delle intere loro vite direi. La ballata che racconta il passato ruggente, memoria di attimi irripetibili alcuni dei quali in simbiosi con tale Darren “Smoggie” Evans, collaboratore della band e oggi guardia del corpo di Albarn, apre la tracklist oltre a dare praticamente il titolo all’opera. Subito dopo un tuffo nel classico sound Blur, scanzonato il giusto, St. Charles Square. Via via Barbaric, Russian Strings e la dedica emozionale a Cohen, The Everglades fino al singolone apripista, The Narcissist, gran pezzo seguito da un altro importante episodio, Goodbye Albert. La perla più luminosa e affascinante è comunque riservata per il gran finale, la chiusura intima, delicata di questa preziosa, grandiosa e senza dubbio attesissima pubblicazione, The Heights.
I Blur sono ricomparsi, non se n’erano mai veramente andati…e continuano ad emozionare