Blur

live report

Blur Ippodromo - Milano City Sound

28/07/2013 di Paolo Ronchetti

Concerto del 28/07/2013

#Blur#Rock Internazionale#Alternative

L’arena all’interno dell’ippodromo di Milano è quasi colma e il pubblico non è variegato in età come si poteva pensare. Molti sono tra i 25 e i trent’anni, pochi i quarantenni e, almeno sul prato, non vedo i cinquantenni, i “vecchi”, come me, quasi coetanei della band.

I quattro (ma in realtà ci sono in appoggio un tastierista, un quartetto di ottoni molto british e un quartetto vocale) salgono sul palco alle 21,30 e per 90 minuti renderanno ancora più torrida la serata più calda di questa estate (quasi 35 gradi in quel momento!): chi concentratissimo sul suo strumento e con poca voglia di socializzare come Coxon (realmente uno dei migliori chitarristi della sua generazione, basta ascoltare qualcosa della sua carriera solista o guardare cosa fa questa sera per accorgersene); chi suonando con passione ogni momento come il batterista David Rowntree; chi stando sul palco in bermuda a piedi nudi e con un sorriso come fosse lì per caso con gli amici o la famiglia come il bassista Alex James… E poi c’è quello che sembra sempre un ragazzino in giacca e cravatta. Quello che salta, che alza le mani al cielo, si butta tra il pubblico, che cade violentemente per terra senza smettere di cantare, che fa salire sul palco il folle fan vestito da cartone del latte su Coffe And Tv e canta (più intonato di, quasi, vent’anni fa) una serie di brani che, con la distanza del tempo, paiono sempre più paradigmatici di un tempo bellissimo perché ormai senza collocazione. Canzoni così paradigmatiche che, ogni giorno che passa, sembrano sempre più attuali nel loro ritrovarsi tra una certa storia del rock (comunque sempre a cavallo tra l’alternative e un mainstream fortunatamente, volutamente, mai inseguito) a cui si sono ispirati fortemente e che ora ispirano. Beatles e Kinks; Who e Bowie; Pavement e il Nord Africa: tutto è passato tra le loro mani e tutto ritorna suonato questa sera in un gigantesco quanto divertente greatest-hits a cui, per me, forse manca solo She’s So High per essere veramente completo.

Si inizia potenti (e saltando) con Girl & Boys e si finisce urlando (e saltando stremati) su Song 2. In mezzo tutto quello che volevate e, da tanto, non riuscivate a trovare; in mezzo Tender, Parklife, Beetlebum sino a un totale di più di una quindicina di canzoni cantate con passione da Demon Albarn e da un pubblico, e da un recensore, più che soddisfatto.

La scaletta: Girls & Boys, Popscene, There’s No Other Way, Beetlebum, Out Of Time, Trimm Trabb, Caramel, Coffee & TV, Tender, Country House, Parklife, End Of The Century, This Is A Low. 

Bis: Under The Westway, For Tomorrow, The Universal, Song 2

Prima: 1995 Shocking Club Milano: lo showcase di presentazione di The Great Escape rimane nella mia memoria come uno dei concerti più divertenti e caciaroni di sempre. Con i quattro scatenati e Damon a stonare felice per metà concerto. Avevo 31 anni, più o meno l’età media del pubblico di questa caldissima serata milanese…forse è questa l’età giusta?

Dopo: L’ippodromo e la sua arena, dove quest’anno ho visto anche lo splendido live degli Atoms For Peace (concerto dell’anno a disconferma di un album appena sopra la mediocrità), è un posto bellissimo per i concerti ma ancora non ci siamo con alcune cose che devono assolutamente essere più curate. La disposizione degli stand per birre e panini e quant’altro non possono essere sulla (stretta) unica strada che porta all’arena (o all’uscita). Avere poi le casse per pagare rivolte perpendicolarmente alla strada, così che alla terza persona in coda si danno già problemi a chi si incammina verso il concerto, non è il massimo. Un giro in qualsiasi festival in Europa potrebbe migliorare una situazione per il resto comunque interessante. Per chiudere una domanda che è una preghiera: come mai non sono stati resi disponibili i comuni nebulizzatori d’acqua così diffusi in ogni situazione…d’estate, e ieri in particolare, ce ne sarebbe stato un grande bisogno!