Blur Think tank
2003 - EMI
Merita invece maggior considerazione il disco: dopo aver scritto con “13” l’epitaffio del Brit Pop, i Blur si sono trovati in studio di registrazione con delle idee totalmente nuove. I presupposti per capire “Think Tank” si trovano nelle ultime evoluzioni di Damon Albarn: il progetto “Mali Music”, disco scritto e registrato in Africa, pregno degli affascinanti suoni del continente nero, e i Gorillaz, band virtuale creata da Albarn e da altri prestigiosi collaboratori, che ha dominato le classifiche di mezzo mondo con le sue sonorità cariche di elettronica.
I Blur mescolano dunque sonorità africane e elettronica (loro collaboratore è stato FatBoy Slim) con il loro punk e rock’n’roll, creando un disco multiforme, difficile da collocare in un settore musicale. E’ questa la grande importanza di “Think Tank”: apre vie che vanno a sostituire il Brit Pop, percorre molte strade senza lasciarne nessuna intentata, genera un inedito riassunto dei più significativi generi musicali.
Il disco si apre con “Ambulance”, prima canzone scritta da Albarn in previsione del nuovo album, un rock’n’roll psichedelico accompagnato da una impercettibile linea elettronica. Segue “Out of Time”, canzone dolcissima e ottimamente costruita da un punto di vista musicale e vocale: sulla stessa scia del primo singolo, il disco presenta “On the way to the club” e “Caravan”. Dopo i ritmi trascinanti di “Crazy Beat” e della nuova “Song2”, intitolata “We’ve got a file on you”, è il turno delle sonorità africane: registrata in Marocco, “Moroccan Peoples Revolutionary Bowls Club” è una miscela di rock e reggae. Il finale è lasciato ad altre ballad come “Good Song”, per poi terminare con la canzone meno riuscita del disco, “Battery in your leg”, unica registrata quando Coxon faceva ancora parte del gruppo.
In una così ampia vastità di generi musicali, chiunque può trovare la propria canzone e qui sta la grande abilità dei Blur, veri e propri mutanti del pop-rock: i vecchi fans potrebbero restare storditi di fronte alla svolta della band, ma è necessario prendere coscienza della morte dei Blur stile “Parklife”.
Albarn e soci hanno sfornato un album molto interessante ed in alcune parti davvero di qualità: l’attesa per il seguito di “Think Tank” sarà febbrile, perché i Blur dovranno definitivamente scegliere una via tra le tante che hanno qua intrapreso.