Bill Frisell All We Are Saying...
2011 - Savoy Jazz
Scorre dunque sul doppio filo dei ricordi questo All We Are Saying del nuovo quintetto di Bill Frisell e in questo doppio filo rimaniamo legati a nostra volta con i nostri di ricordi. I brani del Lennon beatlesiano o solista sono infatti brani pop spesso cristallizzati, nelle loro melodie e strutture originali, nella nostra memoria…e da ciò, come si sa, è difficile allontanarsi. Per questo ne scrivo con (prolissa) difficoltà: perché, pur intuendo il grande lavoro friselliano (e volendo descriverlo sin nella sua genesi, praticandolo anche io nel mio piccolo di musicista) non tutto mi torna.
Ho sempre amato Frisell e considero tra i suoi album più belli Have A Little Faith (Elektra/Nonesuch 1993, da me chiamato American Songbook Vol 1) raccolta in cui canzoni pop, e brani di musica contemporanea, erano rilette con un lavoro straordinario sia nel ricostruire i temi che nel costruire arrangiamenti, e un divenire sonoro, che pian piano si distanziava con autorevolezza dall’originale.
Ecco in questo All We Are Saying non sempre queste cose avvengono! Per la prima volta il tipico “melodic playing” friselliano diventa leziosità e spesso non regge la rilettura dei temi che smarriscono, per almeno metà del disco, magia e complessità a favore di una scipita leggerezza. Dove invece spesso tutto funziona è nelle parti di prologo, di improvvisazione o nelle lunghe code strumentali dove il quintetto mette a frutto le grandi capacità di interplay e la capacità di suonare le partiture, e le improvvisazioni, come se fosse una orchestra.
Proprio il brano che apre l’album (Across The Universe) è paradigmatico di ciò che ho appena detto: la scelta degli intervalli con cui è armonizzato il tema è banale e la puntatura con cui ogni nota del tema viene suonata è svilente. Per fortuna dopo l’ennesima tremenda armonizzazione della frase musicale corrispondente a “Nothing’s Gonna Change My World”, quando viene ripetuta all’infinito nella coda, il suono friselliano apre le sue ali e propone quelle infine variazioni che lo rendono unico! Revolution è sufficientemente giocosa e piacevole mentre l’intro di Nowhere Man è molto interessante, con l’armonico di Frisell che va a richiamare l’armonizzazione del ritornello in un bell’intro in crescendo d’intensità. La struttura canzone passa con pregi e difetti mentre la lunga coda, come sempre, esalta l’interplay del gruppo con la chitarra di Frisell. Imagine è francamente un brano complesso da interpretare nella semplice efficacia dell’originale ma la triste didascalicità della chitarra friselliana è qui senza alibi! Please, Please Me è abbastanza giocosa con un rincorrersi quasi sovrapposto di frasi e con un Wollensen felicemente twisteggiante. You’ve Got To Hide Your Love Away, con il suo tempo in tre e il tema vagamente esotico, trae un grande giovamento dalla cura friselliana a base di ritardi e piccole variazioni. I preziosi biscotti di Hold On non sono purtroppo citati in nessun modo e In My Life segue elegante e inutile come la musica negli ascensori di lusso!
Come Together apre nervosetta ma non aggiunge nulla quando avrebbe potuto essere regno di folli aperture per Frisell e Sheinman che invece a malapena si muovono nel lunghissimo inutile finale. Julia e Woman con le loro melodie semplici nulla dicono se non molta dolcezza troppo zuccherosa. Per trovare qualcosa d’interessante dobbiamo arrivare alla bella e nervosa Mother con la band compatta a lavorare sui piccoli vuoti orchestrali e la lunga improvvisazione che porta al tema di Give Peace A Chance.
Considero il lavoro, pur con i limiti di cui ho parlato, comunque interessante in alcune parti (e potenzialmente molto interessante nei live) anche se, personalmente, lo giudico tra i minori di tutto il corpus del chitarrista di Seattle e quasi mai vincente sulle versioni originali. Detto questo All We Are Saying... ha un notevole afflato pop che lo porterà probabilmente ad essere il disco più venduto di tutta la discografia friselliana. Speriamo ciò giovi al futuro di questo Maestro della chitarra e Musicista vero e a tutto tondo.