Andrea Satta Niente di nuovo tranne te
2023 - Santeria, distr. Audioglobe
Têtes de Bois, pediatra, appassionato di ciclismo (e quindi promotore di progetti come il Palco a pedali e Il Ritorno a Casa della Fisarmonica Verde) e ora solista. Ma solista per modo di dire, in una maniera deliziosamente tutta sua: “i Têtes per i nostri 30 anni mi hanno concesso una licenza-premio, ho preso la mia carta d’imbarco e scelto un altro suono, per navigare nel mare che ho in testa”, così racconta. Nel disco Niente di nuovo tranne te ha coinvolto tantissimi amici, oltre alla band di origine. Tra di loro troviamo ad esempio Giorgio Maria Condemi, che lo ha affiancato alla produzione, Daniele Silvestri (un gradito ritorno dopo l’incantevole versione di Non si può essere seri a diciassette anni), Giovanni Truppi e Paolo Benvegnù.
“Storie vere, vissute, intercettate da un balcone o alla fermata di un bus o forse nel mio ambulatorio” si riversano nelle canzoni, tra trame sonore intrise dei suoni e rumori della vita vera. Come Selfie (che omaggia ancora Léo Ferré), che sembra emergere dai punti oscuri delle strade e delle piazze. Abbi pazienza con Giovanni Truppi ha il ritmo del mare quando è scosso appena dalla brezza estiva sotto le stelle, fino all’intenso crescendo sulla parte finale. Maddalena si arricchisce della voce di Daniele Silvestri e delle percussioni di Simone Padovani, che danno un sapore di posti lontani a una storia fatta di quotidianità, di piccoli sogni trattenuti, di corse nella tuta blu per arrivare alla cassa del supermercato.
Suonano le sirene, con Paolo Benvegnù e Matteo Scannicchio, è tra il fantascientifico, l’apocalittico e il mistico. “L’Alleluia qui è già primavera” cantato da Benvegnù illumina il brano e apre squarci sulla catastrofe ambientale che l’umanità continua imperterrita a ignorare.
Bellissima porta in un mondo tutto diverso rispetto a quello del tormentone di Annalisa: è un ritratto di una bellezza sfiorita soprattutto dentro, quando qualcosa divora uno spirito che era “come la libertà”. Gli archi diretti da Roberto Martinelli restituiscono però turgore al volto che tenderebbe a spegnersi, a colei che è pur sempre “bellissima” e “romantica”. Lo sguardo è sempre molto attento anche verso coloro che potrebbero essere gli ultimi, per disagio psichico o materiale. Hobo sapiens parla del dramma dei senzatetto, ma anche di quel non voltarsi che ha spinto Andrea Satta a parlarne a scuola del figlio, a portarvi operatori del terzo settore e a spingere i ragazzi a incontrare i clochard. Perché solo la conoscenza vince la paura.
Ascoltando Niente di nuovo tranne te sembra quasi di vedere camminare Satta tra i protagonisti delle sue storie, come se fossimo a teatro, ma non “un’ombra vagante, un povero attore/che avanza tronfio e smania la sua ora/sul palco, e poi non se ne sa più nulla” (Macbeth). Perché il suo passo e la sua voce conoscono il suolo che calpestano e i suoi segreti passati e presenti, perché il suo sguardo accarezza chi vi giace, anche se è stato bastonato dalla sorte.
Andrea Satta è come Ulisse. Un uomo dal multiforme ingegno. Cantante dei “Storie vere, vissute, intercettate da un balcone o alla fermata di un bus o forse nel mio ambulatorio” si riversano nelle canzoni, tra trame sonore intrise dei suoni e rumori della vita vera. Come Selfie (che omaggia ancora Léo Ferré), che sembra emergere dai punti oscuri delle strade e delle piazze. Abbi pazienza con Giovanni Truppi ha il ritmo del mare quando è scosso appena dalla brezza estiva sotto le stelle, fino all’intenso crescendo sulla parte finale. Maddalena si arricchisce della voce di Daniele Silvestri e delle percussioni di Simone Padovani, che danno un sapore di posti lontani a una storia fatta di quotidianità, di piccoli sogni trattenuti, di corse nella tuta blu per arrivare alla cassa del supermercato.
Suonano le sirene, con Paolo Benvegnù e Matteo Scannicchio, è tra il fantascientifico, l’apocalittico e il mistico. “L’Alleluia qui è già primavera” cantato da Benvegnù illumina il brano e apre squarci sulla catastrofe ambientale che l’umanità continua imperterrita a ignorare.
Bellissima porta in un mondo tutto diverso rispetto a quello del tormentone di Annalisa: è un ritratto di una bellezza sfiorita soprattutto dentro, quando qualcosa divora uno spirito che era “come la libertà”. Gli archi diretti da Roberto Martinelli restituiscono però turgore al volto che tenderebbe a spegnersi, a colei che è pur sempre “bellissima” e “romantica”. Lo sguardo è sempre molto attento anche verso coloro che potrebbero essere gli ultimi, per disagio psichico o materiale. Hobo sapiens parla del dramma dei senzatetto, ma anche di quel non voltarsi che ha spinto Andrea Satta a parlarne a scuola del figlio, a portarvi operatori del terzo settore e a spingere i ragazzi a incontrare i clochard. Perché solo la conoscenza vince la paura.
Ascoltando Niente di nuovo tranne te sembra quasi di vedere camminare Satta tra i protagonisti delle sue storie, come se fossimo a teatro, ma non “un’ombra vagante, un povero attore/che avanza tronfio e smania la sua ora/sul palco, e poi non se ne sa più nulla” (Macbeth). Perché il suo passo e la sua voce conoscono il suolo che calpestano e i suoi segreti passati e presenti, perché il suo sguardo accarezza chi vi giace, anche se è stato bastonato dalla sorte.