Nel nostro paese quando hai avuto un percorso artistico, accompagnato dal successo, dentro un gruppo che ha fatto scuola nella new wave italiana, per tutta la tua vita vieni ricordato come ex di qualche cosa che non c’è più, e nel caso di Andrea Chimenti il concetto appena espresso stride ancor di più in quanto da oltre vent’anni ci propone la sua bella musica e pertanto sarebbe giunto il momento di non menzionare neppure quella, seppur significativa, esperienza.
Cinque anni sono trascorsi dalla pubblicazione di ‘Vietato morire’, uno dei pochi album indispensabili della canzone d’autore del decennio appena chiuso, e forse avevo ancora nella mente e nel cuore quelle scure canzoni tant’è che l’incipit di ‘Tempesta di fiorì’ mi ha spiazzato ma le stesse parole dell’artista aretino ci vengono in soccorso per inquadrare cos’è accaduto in questo lungo periodo di gestazione e fugare la sorpresa: ‘Dopo lo smarrimento si comincia a delineare ai nostri occhi un nuovo paesaggio che non conoscevamo, ma che forse inconsciamente abbiamo fortemente voluto’ (A. Chimenti). Dopo le sofferenze per un amore finito squarci di luce lasciano presagire percorsi emozionali più sereni che riconciliano con la vita stessa e che portano, nel caso dell’artista, ad una scrittura più ariosa, solare che da respiro alle canzoni nelle quali la componente pop lascia un segno importante. Ciò non significa che il disco sia leggero, tutt’altro, la proverbiale patina notturna, marchio della maison di Andrea, anima ancora le sue canzoni, ma è l’afflato che è cambiato grazie ad un approccio che potremmo, con una parola, definire pragmatico e che, ne siamo certi, permetterà a Chimenti di allargare la platea dei fruitori della sua musica oltre a rendere anche più godibile il suo spettacolo live. Le canzoni sono molto diverse tra loro, gli arrangiamenti particolarmente curati, a tratti si fanno importanti con stratificazioni strumentali multiple (tra strumentazione classica e rock), quasi le canzoni fossero tappeti persiani di qualità finissima, da ammirare immaginandoli attraverso il filtro dell’udito; qua e là si apprezzano sentori di Beatles (Era di notte) oppure Bowie, le melodie sono potenti, contagiose, la voglia di riascoltarle s’insinua già al primo sentire e ciò è bene in quanto sintomo di un approccio diretto di Chimenti alla forma canzone senza schermi e sovrastrutture costruite ad arte per stupire o blandire.
Almeno tre decenni di musica scorrono come un fiume in piena per poi trovare il loro mare in ´Lezioni pratiche di volo´ e da li disperdersi verso nuovi lidi per poi poter ricominciare il proprio cammino. Cadeau del disco ´Vorrei incontrarti´, cover da Alan Sorrenti, che Andrea fa sua rivestendola di cachemire grazie al calore della sua voce distintiva. Un disco pieno di gemme, da centellinare per gustarlo, verosimilmente, nei lunghi anni di gestazione in attesa di un nuovo lavoro, interludi dilatati ai quali Chimenti ci ha ormai abituati, ma se la qualità è questa aspettiamo con pazienza.