interviste
Andrea Chimenti Una piccola luce
Abbiamo incontrato Andrea Chimenti nei camerini de La Casa 139, dopo uno spettacolo in cui ha presentato il lavoro de “Il porto sepolto”. Più che di un’intervista si è trattato di una chiacchierata davvero aperta a cui ha preso parte anche Mauro Ermanno Giovannardi, in arte Giò, dei La Crus. Aperta al punto che una piccola luce è filtrata tra le parole …
Una piccola luce
Intervista ad Andrea Chimenti Abbiamo incontrato Andrea Chimenti nei camerini de La Casa 139, dopo uno spettacolo in cui ha presentato il lavoro de “Il porto sepolto”. Più che di un’intervista si è trattato di una chiacchierata davvero aperta a cui ha preso parte anche Mauro Ermanno Giovannardi, in arte Giò, dei La Crus. Aperta al punto che una piccola luce è filtrata tra le parole…
Mescalina: Andrea, stasera qualcuno si aspettava di sentirti suonare le canzoni di “Vietato morire” …
Andrea: Da marzo partirà la tournèe con una data zero ad Arezzo e poi da aprile cominciamo a girare …
(Bussano alla porta): Posso entrare?
Andrea: Prego …
(Entra Mauro Ermanno Giovannardi, in arte Giò, dei La Crus): Complimenti, ma davvero!
Andrea: Ti ringrazio, detto da te fa molto piacere
(Si abbracciano)
Giò: Continuate pure, non voglio disturbare …
Andrea: Siediti qua, dai.
Mescalina: Mi stavi dicendo del tour …
Andrea: Sì, la formazione sarà basso, batteria, chitarra e io alla chitarra, alla voce e al piano. Sarà un gruppo classico e il concerto sarà molto rock: a differenza di questo lavoro che ho fatto adesso de “Il porto sepolto”, avrà una piega abbastanza vivace …
Mescalina: Dopo aver ascoltato “Vietato morire” io sono andato a risentirmi i dischi precedenti e mi sono accorto che in in ognuno c’è un andamento circolare … c’è stato anche stasera, c’è in “Vietato morire” che finisce con “Se ritornassi alla fonte”, c’era anche nel disco sul Qoelet …
Andrea: È vero. C’è un passaggio attraverso una sofferenza, che però conduce sempre ad una resurrezione, ad una vita. Anche “L’albero pazzo” finiva con questa partenza, con questo tipo di viaggio …
Mescalina: È una sorta di cammino anche in senso religioso?
Andrea: Sì, io penso di sì. Penso che la vita valga la pena di viverla anche da quel punto di vista… per lo meno gli interrogativi bisogna farseli …
Mescalina: In questo senso una canzone come “Tra la terra e il cielo” mi è sembrata molto significativa …
Andrea: Eh sì, tu l’hai scoperto, ma non è così chiaro: molti la vedono come una semplice canzone d’amore, anche se io l’ho scritta con l’intenzione che dici tu …
Mescalina: L’hai messa proprio per questo al centro del disco?
Andrea: No, quello non è voluto, però a volte si fanno delle cose non volute …
Giò: … che sono le migliori!
Andrea: Sì, sì, è così, davvero.
Mescalina: Ho letto anche che ti sei ispirato ad un dipinto di Ivan Kramskoj … che raffigura Cristo, non a caso …
Andrea: È un dipinto che ho trovato in un libro che ho a casa e mi ha lasciato esterefatto: è uno dei pochi dipinti che ogni tanto mi vado a prendere dallo scaffale e mi devo guardare, come quando metti su una musica di cui hai bisogno: ecco, la stessa cosa! Quel dipinto è di una bellezza … io non ho mai visto un Cristo nel deserto in quel modo: ha una potenza ed è di una sofferenza con queste mani che si stritolano …
Mescalina: Nel disco c’è sia l’aspetto della sofferenza sia quello di un cammino verso …
Andrea: … verso quella piccola luce! Perché alla fine di tutto questo marasma quello che importa è proprio salvare una piccola luce. Non è lo scoprire chissà che cosa, ma è una piccola intuizione, una piccola cosa che magari dà un senso ad una grande sofferenza, dà un senso a una vita. La sofferenza può essere stata anche terribile, però basta a volte una piccola scintilla che fa cambiare tutto. È come un fiammifero in una stanza buia: sembra una luce abbagliante.
Mescalina: E proprio in “Se ritornassi alla fonte”, a cui abbiamo accennato prima prima, c’è questo concetto: “Non porterei nulla con me / solo questa piccola luce / che sta nascendo proprio adesso” …
Andrea: È vero. Chiaramente questa luce io la chiamo piccola, ma si capisce che vuole essere una cosa importante, perché è l’unica cosa che ti porteresti dietro e vendi tutto per quella …
Mescalina: Questo cammino è nato anche dall’osservare quello che ci sta succedendo attorno? Io l’ho letto anche come un trovare qualcosa per andare oltre certe tragedie che vediamo ripetersi …
Andrea: Sì, assolutamente, ma già il significato del titolo è questo. Questo parlar di morte, che si sente in continuazione, alla fine fa venir da dire: “è vietato morire” … che poi non è solo una questione di morte fisica, ma è anche una morte intellettuale. Noi non ce ne accorgiamo, ma muoriamo tutti i giorni, bombardati da immagini che propongono modelli legati solo al successo, al benessere, ai soldi, alla bellezza … ma alla bellezza proprio quella delle tette e dei culi! Che, figurati, a me piacciono molto, però poi non c’è solo questo, altrimenti è proprio morte … c’è e ci deve essere dell’altro, dai.
Mescalina: Bè, mi sembra che tu in questo altro metti anche la parola: nel disco c’è un pezzo in cui dici che è il momento della parola …
Andrea: Sì, il momento della parola è il momento di dare un senso alle cose, un senso vero …
Mescalina: “Il porto sepolto” e il lavoro su Ungaretti ti sono serviti per approfondire questo senso della parola?
Andrea: Sì, sono stato fortunato a fare questo lavoro, anche se avevo paura di farlo. Mi era stata commissionata una canzone da un attore: mi era stato chiesto di musicare una canzone di un poeta o una poesia e io ho scelto “Vanità” di Ungaretti. Poi ho provato a musicarne altre, sempre con la paura di sciupare le poesie, e ho scoperto che questa cosa mi appagava, mi piaceva, anche perché poi questi testi li consideravo miei … secondo me la bellezza della poesia è proprio questa, che il testo che si legge non è del poeta che l’ha scritto, ma di chi lo sta leggendo: quando condividi un testo, quello diventa tuo. Non ci sono proprietà …
Giò: No copywright!
Andrea: Infatti appena uscito “Il porto sepolto” continuavano a chiedermi “Ma quando farai un disco di canzoni tue?” e io rispondevo; “Ma è questo! Queste sono le mie canzoni e questi sono i miei testi! Sono di Ungaretti, però sono i miei!”. Quando trovi qualcosa di te nelle parole di un altro, è come poter dire “Allora non sono solo!”. Così è nata la voglia di cantare queste poesie, poi è arrivato il momento in cui ho sentito il bisogno di scrivere davvero le mie cose. Però sicuramente Ungaretti mi ha aiutato molto …
Mescalina: Giò, qualcosa di simile tu l’hai fatto con lo spettacolo “Cuore nudo”?
Giò: Mmh, sì, perchè ci sono dei pezzi che mi piacciono così tanto che li sento miei … “Angela” è un pezzo mio, non l’ha scritto Tenco! (Risate)
Giò: In realtà anch’io dopo anni di concerti avevo voglia di fare qualcosa che si staccasse … infatti l’atmosfera che si respirava stasera mi piaceva perché mi ricordava certe cose di “Cuore nudo”: è la voglia di togliere le batterie, le chitarre elettriche …
Andrea: … di fare un po’ di silenzio intorno alla parola …
Giò: … di fare una cosa dal punto vista musicale più minimale, dove sei quasi senza rete, per cui anche con delle letture. L’idea era proprio quella di trovare uno spazio più intimo, ma in realtà c’era anche la sfida di poter fare un concerto intero solamente con piano e fisarmonica … Poi se canti delle canzoni così classiche, come “Vedrai vedrai”, con piano e voce, le devi cantare bene …
(Risate)
Giò: No, nel senso che mi sono accorto che viene fuori molto di più la voce … la voce e la passione …
Andrea: Sì, è una cosa più percettibile, più pelle a pelle …
Giò: C’è molto più spazio intorno alla parola, che non è coperta da nulla, ed è una dimensione che a me piace moltissimo. È più vicina a certi spettacoli teatrali o all’atmosfera che si respirava stasera … ho assistito a pochi concerti con un silenzio così religioso …
Mescalina: … ogni tanto non si riusciva neanche ad applaudire perché sembrava fuori luogo farlo …
Giò: È proprio così e gli unici due concerti che mi ricordo con questo tipo di rispetto e di attenzione, sono proprio quello di stasera e quando abbiamo fatto “Cuore nudo” a dicembre …
Mescalina: A proposito di religioso, è vera la profezia di Mescalina su di una tua collaborazione con Federico Fiumani?
Andrea: Ma porca miseria, è proprio vera, lo sapevi?
Mescalina: Eh, io l’avevo chiesto a te l’ultima volta che ti ho intervistato e poi l’abbiamo chiesto anche a lui …
Andrea: E lui mi ha chiamato! Lo sai? Devo cantare “Io ho in mente te” nel suo nuovo disco. Mi ha chiesto se canto in questo pezzo che lui aveva pubblicato coi Diaframma in un 45 di giri degli anni ’80, di cui io feci la copertina … è un po’ una strana reunion, perché in fondo non abbiamo mai fatto nulla insieme …
Mescalina: Bè, qualche diritto a Mescalina che ha suggerito l’idea?
Andrea: Eh sì, ci ha messo la pulce nell’orecchio!
Mescalina: Anche “Vietato morire” comunque ti ha portato a qualche incontro …
Andrea: Sì, con Patrizia Laquidara è stata un po’ una scoperta per me, perché lei fa cose più sudamericane come mondo, però alla fine si è inserita bene in questo tipo di canzone, anche se è stata una cosa molto veloce. Ci siamo incontrati, a lei è piaciuto il pezzo, abbiamo cominciato a cantarlo insieme e poi via, lo abbiamo registrato e buona lì.
Mescalina: E con i Mariposa?
Andrea: Ah, Enrico (Gabrielli) e Alessandro (Fiori) sono dei personaggi e dei grandi musicisti …
Mescalina: Ti piacciono i Mariposa?
Andrea: Molto, anzi moltissimo, sono totalmente surreali: hanno dei testi pazzeschi e degli arrangiamenti che non so come dire … geniali, ma proprio nel senso vero …
Tu li conosci? (rivolto a Giò)
Giò: No …
Andrea: Guarda, dovresti davvero conoscerli … sono molto bravi, fanno di quelle cose assolutamente strabilianti …
Giò: Sono quelli che stanno facendo delle interviste per la conferenza stampa?
Mescalina: Sì, tra un pezzo e l’altro del nuovo disco hanno messo le voci e gli interventi di tutte le persone che hanno intervistato …
Andrea: Ma è già uscito il nuovo disco?
Mescalina: Sì, da poco …
Andrea: Ma dai, allora lo devo comprare!
Mescalina: E invece con Matteo e Massimo? Ho visto che le canzoni sono attribuite a tutti e tre: le avete scritte insieme?
Andrea: Alcune le avevo scritte per conto mio, poi il grosso del lavoro è stato scritto veramente in tre. Alla fine comunque è inutile stare a calcolare questo l’ho fatto io e questo l’hai fatto tu. Abbiamo diviso tutto per tre e buonanotte!
Giò: Una cosa da comunisti!
Andrea: Ma sì, quando si può fare un po’ di comunismo, facciamolo! Giò: Un po’ di catto-comunismo!
Andrea: È così, perchè con loro sono state buttate le fondamenta del disco e poi ci siamo trovati insieme in questa vecchia casa in campagna e siamo stati lì un mese e mezzo …
Mescalina: Una di quelle vecchie cascine?
Andrea: Esatto, è una vecchia casa nel senese, un posto molto bello. Abbiamo preso la dispensa e l’abbiamo fatta diventare una regia, il pianoforte l’abbiamo messo nella tromba delle scale e così per tutti gli strumenti …
Mescalina: Sono diventati parte della casa?
Andrea: Sì, e la casa è diventata parte del disco! Si era creato un clima bellissimo, al punto che, alla fine ci dispiaceva venire via. Avevamo anche due cuoche che ci preparavano da mangiare e noi pensavamo solo a suonare: ci alzavamo al mattino e suonavamo fino a quando ci chiamavano per dirci che era pronto … era una cosa talmente bella, perchè si era creata questa famigliona con i musicisti che arrivavano, suonavano, si fermavano con noi e poi partivano … io credo che tutto il sapore di quei giorni sia finito dentro il disco.
Mescalina: Ascoltando il disco io ho avuto questa sensazione di raccoglimento, di meditazione: è una condizione che cerchi proprio quando registri? Visto anche il luogo che hai scelto …
Andrea: Sì, poi dipende dal tipo di disco che fai. Per questo direi proprio di sì: siamo partiti con quattro o cinque provini, neanche tanto definiti, e il resto abbiamo deciso di farlo nascere proprio mentre si registrava, quindi avevamo bisogno di un luogo dove poterci isolare completamente. Poi, alla fine di questo mese e mezzo, siamo andati avanti in un altro luogo ad Arezzo: come ti ho detto, lì abbiamo messo le fondamenta, poi tutto il resto si è sviluppato dopo …
Mescalina: … questo isolarsi mi fa venire in mente di nuovo il testo di “Se ritornassi alla fonte”: lì c’è un uomo che si libera di tutto, che si libera del suo fardello per mirare solo a una piccola luce … è un’immagine che c’è un po’ in tutta la tua musica e anche nel cristianesimo …
Andrea: Infatti c’è stato un momento del genere nella mia vita, ancora prima che nella mia musica … un momento in cui ti poni delle domande: in realtà, io me lo sono sempre poste, ma in modo sbagliato e molto presuntuoso. Inevitabilmente finchè non si passa attraverso un po’ di umiltà, non arriva a nulla e allora c’è stato un momento in cui ho avuto la fortuna di cedere un po’, di trovarmi con le spalle al muro, il che fa molto bene, e lì è nato qualcosa: insomma, ho avuto una conversione, che ha chiaramente pervaso e pervade tutte le cose che faccio, compresa la musica …
Mescalina: E sei riuscito a trovare delle risposte? Nel senso che, di solito, almeno per quella che è la mia esperienza, più ci si interroga più sorgono continue domande …
Andrea: Sì, è vero: io per molto tempo mi sono posto molte domande e le risposte mi sembravano sempre più lontane. Poi mi sono accorto che ero io che cercavo di avere delle risposte con le mie capacità, con le mie forze e quando ho smesso di ostinarmi, da lì è accaduto qualche cosa, c’è stato un cambiamento …
Mescalina: Diventa quindi un cammino di abbandono?
Andrea: Sì, alla fine è l’unico modo. Abbandonarsi un po’ come in questa canzone che ho scritto, “Oceano” … e anche nello spettacolo di stasera dove i personaggi cercano di dare tutte le risposte possibili, ma c’è qualcosa a cui non possono rispondere …
(Giò piega un pezzo di carta bianca e glielo mette al collo)
Giò: Padre Andrea!
(Risate)
Andrea: Ecco poi uno passa per prete!
Giò: E allora io che canto in un gruppo che si chiama La Crus!
(Risate)
Andrea: A proposito come mai questa scelta?
Giò: Perché anch’io sono molto religioso, cioè più che altro mi piace tantissimo l’immaginario religioso: casa mia è piena di immaginette del Sacro Cuore e di santini. Anche Alex (dei La Crus) ha fatto un percorso spirituale ed è diventato un frate francescano senza prendere i voti: fin dall’inizio c’è sempre stato questo tipo di spirito tra noi, soprattutto tra me e Alex, senza badare tanto al fatto se si è credenti o no … di sicuro ci siamo fatti molte domande …
Mescalina: … l’aspetto figurato che dicevi mi fa pensare alla confessione ortodossa dove tutto parte tutto dall’icona che nella sua semplicità di immagine assume una forza …
Giò: Infatti l’idea della croce è un simbolo semplicissimo con una forza incredibile … e tra una serie di nomi papabili ci è sembrato il più forte proprio per questo. Ma, al di là di questo, la spiritualità è una cosa che mi interessa molto, anche se non sempre fa rima con quello che ci è stato proposto in duemila anni …
Andrea: Stanno anche cambiando tante cose all’interno della Chiesa: ormai ci sono sempre meno parroci, per esempio, ma sono mutazioni normali …
Giò: Credo che si andrà man mano verso una minoranza di fedeli: ci saranno meno fedeli da un punto di vista quantitativo, ma ce ne saranno di più da un punto di vista qualitativo …
Andrea: Guarda, questo è quello che dice la Chiesa cioè alla fine rimarrà il sale, quel sale di cui parla Cristo, quel sale che serve a salare la terra, che è così poco ma che può dare sapore all’intera massa …
Mescalina: In fondo è partito tutto da un rapporto in piccola ridotta, da persona a persona. Quello che faceva Cristo era costruire questo tipo di rapporto personale e qualitativo …
Andrea: Eh sì, la sua era un’esperienza umana e non si può prescindere da questo. E da qui viene la ricchezza: pensa solo a tutti i movimenti che ci sono all’interno della Chiesa, che sono molto belli e anche forti …
Giò: Ma anche brutti …
Andrea: … alla fine la Chiesa risente della vita che troviamo attorno a noi. È come il famoso campo di grano con la zizzania, bisogna lasciare che crescano insieme. È inutile aspettarsi ancora una Chiesa santa: non è così! Pensa solo a Cristo, che ha degli apostoli che lo rinnegano: questo è il Cristianesimo, questa è la chiesa con tutti suoi uomini, con tutte le sue porcherie e con tutte le cose meravigliose che ha fatto e che continuano ad essere fatte oggi. C’è una grande ricchezza mescolata anche a tanti errori …
Mescalina: E invece perché non leggi dei brani del Vangelo nello spettacolo de “Il porto sepolto”? … potrebbe essere una proposta provocante …
Andrea: Ah sì e ci sarebbero anche dei rimandi molto interessanti, ma a me piace porre la domanda in chi ascolta …
Mescalina: Cioè, se tu dai un riferimento del Vangelo, sembra di dare la risposta?
Andrea: Esatto e spesso, se dai la risposta, ti allontani. Io ho fatto anche un disco sul Qoelet, perché il Qoelet è un libro biblico che non dà risposte, anzi si interroga e dice: “Ma che è questa vita che nasciamo e dobbiamo lavorare? Dobbiamo sgobbare tutta la vita e poi andare a morire? Ma dov’è Dio in tutto questo?”. Un libro biblico che dice queste cose è eccezionale: è il momento in cui l’uomo si pone degli interrogativi. È proprio questo che mi interessa: porre degli interrogativi.
Mescalina: Poi dipende anche da come si legge il Vangelo … nel senso che per come siamo abituati a leggerlo e commentarlo, è più facile che lo si prenda come una risposta più che come una domanda …
Andrea:Sì, certo però io …
Giò: Dai, dillo: io sono un cantante e canto per la gnocca!
(risate)
Andrea: Guarda, c’è un fondo di verità perchè penso che tutti abbiamo iniziato così …
Mescalina: Ma poi rende?
Andrea: Mica tanto …
Giò: Diciamo che anche di fronte a quella bisogna porsi nel modo giusto!
Mescalina: Alla fine siamo arrivati ad una verità …