Andrea Chimenti Yuri
2015 - Santeria/Soffici Dischi/Audioglobe/Digitalea/The Orchard
Yuri (SofficiDischi/Santeria) si apre con Il canto di Aede, distorto requiem per l'Orchestra Sinfonica Nazionale Greca, amaramente dissoltasi pochi mesi fa sotto il peso delle pressioni della Troika. Rabbia di fragori industriali e struggimento di archi che si spengono dissonanti sono già elementi sufficienti per apprezzare il chiaroscuro che la mano sapiente di Chimenti sfuma per l'intero corso del disco. È una meravigliosa questione di dettagli: il violino pizzicato, i cori e l'andatura sbilenca di Yuri; le placide quiescenze e i precipizi rumoristici di A Sweet Fall; il sinistro contrappunto d'archi che apre La tua parte fragile.
C'è qualcosa di straordinariamente avanguardistico nell'audacia di ogni accostamento timbrico e nel modo in cui vengono tessute le fitte e sorprendenti maglie dell'arrangiamento, su cui non pesa per nulla, tra l'altro, la totale assenza di batteria. E' una sinuosa danza di timbri, di attriti tra colori primari, a far sì che il disco ribolla autonomamente come magma sotto effetto della caldissima voce di Chimenti. Un minimalismo instabile che sfida e asseconda al contempo romanticismi urbani, languori jazz noir, infiltrazioni industriali ed ebollizioni etniche, al servizio di un sound che risente inevitabilmente della produzione di Francesco Chimenti, figlio di Andrea, e di Albero Andreoni, membri, entrambi, degli eccezionali Sycamore Age. L'incontro di due generazioni costituisce infatti il valore aggiunto al propulsore sperimentale che Chimenti ha da sempre messo in moto con risultati eccezionali.
Yuri, però, è un'operazione tanto musicale quanto letteraria. Se ne Il porto sepolto (2002) Andrea metteva in musica la dolorosa poesia di Giuseppe Ungaretti, il cantautore attinge adesso alla propria prosa. Si tratta del suo primo romanzo, pubblicato lo scorso anno per La Zona, da cui il disco prende in prestito titolo e materia prima. Il protagonista è Yuri, un ragazzo elevato a simbolo di una generazione senza passato né futuro. Privato dei propri organi e della propria memoria, ogni giorno il giovane si sveglia senza ricordare quello appena trascorso. Impossibile per lui trovare una collocazione nell'atomizzato mondo post-moderno, che oscurando le proprie stesse coordinate impedisce ogni tentativo di orientamento. Unico appiglio è La Resilientia, un vecchio libro dai tratti mistici e mitici che costituisce il suo intero immaginario. È proprio nella fiaba, nel sogno e nell'immaginazione che Yuri trova un, seppur incerto, appiglio. Coerentemente, l'album sembra dipinto su una tela di etere, tanto che per l'ascoltare è complicato ancorarsi all'aleatorietà immaginifica di Cenere; destabilizzante l'affacciarsi all'invettiva Torbidi giocoleri, specchio tutto italiano che riflette un declino culturale pericolosamente senza ritorno; catartico, invece, l'abbandonarsi alle tastiere di Non accenderti (“Luna stanotte non accenderti, meglio la tenebra […] Col fiato appanno il vetro e tutto sembra confondersi, le luci si smerigliano e i tratti mi ingannano”).
Andrea Chimenti ha confessato di vivere ogni album come se fosse l'ultimo. Noi, invece, viviamo ogni suo lavoro con la speranza che ne seguano altri. Perchè di dischi come Yuri ce n'è un disperato bisogno.