Aa Vv A Nod to Bob 2 Tribute to Bob Dylan
2011 - Red House Records / IRD
Per un disco tributo al “sommo” solamente la Red House del compianto Bob Feldman può oggi riuscire a mettere in campo un lotto di cantautori di tale qualità e lo fa per la seconda volta. dopo il fortunato e long seller A Nod to Bob (2001), uscito per il sessantesimo compleanno, ecco dopo dieci anni A Nod to Bob 2. Blocco che vince non si cambia e, a parte il co-patronne Greg Brown che lascia il posto alla deliziosa figlia Pieta, ben otto artisti riconfermano la loro presenza; diciamo subito che questo secondo volume è strepitoso, direi addirittura meglio del primo, dal quale oltre a mutuare la compendiosa scelta delle canzoni che abbraccia sapientemente tutta la carriera di Dylan (compresi alcuni traditional da lui incisi nel tempo), si conferma la qualità sonora da brivido tipica delle incisioni dell’etichetta e la bellezza delle interpretazioni che mai si appiattiscono sull’originale ma vengono “interpretate” con personalità.
Le donne escono forse vincenti grazie alle performance straordinarie di Lucy Kaplansky in Every Grain of Sand, Pieta Brown in Dirt Road Blues, Meg Hutchinson (interessante giovane molto vicina alla vocalità di Natalie Merchant che farà parlare di sé) per la pianistica e lirica Born in Time, ma sopra tutte per quella che si può sicuramente annoverare tra le migliori cantautrici del momento, Eliza Gilkyson che ci consegna un’interpretazione strepitosa live in Austin di Jokerman (una canzone a suo tempo considerata forse leggerina ma che affronta il peso degli anni in sicuro crescendo).
Tra gli uomini passiamo dall’eccellenza dei bluesman a cominciare da Guy Davis che re-interpreta il traditional sputtanatissimo The House of the Rising Sun (Dylan la incise nel primo album in studio nel ’62) con eleganza e profondità tali da farla apparire come una canzone poco ascoltata, alla consueta perizia sia vocale che chitarra/armonica del canadese Ray Bonneville nell’ottima It Takes a Lot to Laugh, It Takes a Train to Cry (da Highway 61 per chi ha memoria corta), al gioiellino di lusso Mama, Let Me Lay it on You interpretata magistralmente dai redivivi Hot Tuna. Tra i cantautori come non citare la sicurezza John Gorka che dona a Just Like a Woman ogni melodica nuance disponibile dalla sua voce, l’ottimo Danny Schmidt dotato anche egli di bella voce e un picking chitarristico sontuoso, e da ultimo citiamo Jimmy LaFave uno dei nostri favoriti quando si tratta di coverizzare Bob che interpreta la recente e bellisima Not Dark Yet.
Insomma un disco imperdibile per tutti i fan di Dylan, per chi ha apprezzato il volume uno, ma anche un buon lasciapassare per chi, in giovane età, snobba il menestrello di Duluth e non vuole “compromettersi” subito con l’originale correndo il rischio di farsi beccare in “flagranza di reato” dal genitore e dover poi ammettere la propria debolezza.