Rosangela Giannuzzi, L'intervista
23/03/2019 - News di desa-comunicazioni
Oggi siamo in compagnia della brava e bella Rosangela Giannuzzi, ma andiamo a conoscerla meglio;
Ciao, presentati ai nostri lettori
Ciao cari lettori, mi chiamo Rosangela Giannuzzi, ho 22 anni e nella vita voglio fare la cantautrice. Caratterialmente non riesco mai a definirmi perché sono fatta di opposti che non si incontrano mai se non per scontrarsi. Tutto ciò si riflette anche nel mio modo di comporre, credo che per conoscermi davvero non vi basta che ascoltarmi.
Ci racconti il tuo percorso artistico?
Da piccola avevo una chitarra giocattolo con la quale inventavo canzoni per chiedere ai miei genitori di darmi un fratellino ( poi ne sono arrivati ben due ), ascoltavo tanta musica e a 7 anni ho cantato in pubblico per la prima volta,mi è piaciuto così tanto da non aver più smesso. A 8 anni ho iniziato a prendere lezioni di pianoforte, entrando dopo qualche anno in conservatorio e a 15 anni ho scritto la mia prima vera canzone,finalmente a 17 ho iniziato a studiare canto, prendendo così la sicurezza e la tecnica necessaria per sostenere un susseguirsi di stage e concorsi che hanno rafforzato tutta la mia creatività e la mia voglia di emergere.
I tuoi ascolti musicali?
I miei ascolti sono prevalentemente di impronta italiana, dovuto forse al fatto che sono cresciuta con Laura Pausini, Giorgia e Mina, crescendo ho iniziato ad ascoltare anche musica straniera ma senza fossilizzarmi su un particolare genere o cantante, infatti spazio da Aretha Franklin agli U2, dai Queen a Lady Gaga e moltissimi altri. Sento Adele molto vicina al mio mondo. I miei ascolti italiani sono davvero tanti ma ci sono artisti di cui non posso fare a meno, ossia Mia Martini, l’Emozione fattosi voce, Tiziano Ferro, un cantautore che sa sempre reinventarsi, Lucio Dalla, perché amo tantissimo la poesia delle sue parole e la sua “Cara” in particolare, che è diventata al primo ascolto ( e al primo pianto ) la mia canzone preferita di sempre. Di recente “ sono entrata in fissa” con altri artisti abbastanza nuovi nel panorama musicale italiano: Brunori Sas, Levante, Calcutta e Ultimo.
Quanto è importante avere un proprio stile musicale?
Avere un proprio stile musicale significa essere originali e di conseguenza essere veri. Lo stile musicale deve riflettere la personalità dell’artista, che è unica per definizione. In mancanza di questa correlazione vi è un’assenza dell’essenza dell’artista stesso, si è fotocopia di qualcosa che già c’è, e questa per me è una mancanza di rispetto verso se’ stessi e verso chi ascolta.
Cosa ne pensi dei talent?
Se domani facessi un’audizione per un talent e dovessi passarla non mi tirerei indietro perché si tratta di una grande vetrina, ma questo non è il percorso che desidero per me. I talent hanno avuto il loro boom ormai più di 10 anni fa e da allora sono stati sfornati artisti sempre nuovi, in percentuale maggiore rispetto al passato, e di conseguenza il triplo rispetto a decenni fa è caduto nel dimenticatoio, sfruttato per un anno soltanto; Credo che i talent stiano iniziando a stancare il pubblico italiano, perché è un format televisivo che punta più sulla polemica e sulle performance di cover che sulla vera dote creativa di un artista. Da cantautrice non mi sentirei valorizzata in un ambiente del genere, i fatti sembrano dimostrare la mia tesi, perché, per esempio, Ultimo, che a me personalmente piace moltissimo, è un cantautore che ha seguito un percorso “classico” per emergere, battendo con record di vendite e sold out colleghi coetanei con alle spalle mesi e mesi di riprese televisive e cover, un altro esempio è Anastasio, vincitore dell’ultima stagione di X Factor, non a caso l’unico concorrente che ha riportato i propri testi su strumentali di grandi classici, inventando così una specie di inedito ad ogni puntata,lui sul palco ha portato la parola, la verità. E’ ciò che l’Italia vuole. Verità. I talent saranno sempre un passo indietro rispetto a un ragazzo che dà se’ stesso senza sottomettersi a giochi e filtri televisivi.
Due parole sul progetto maionese?
E’ una bellissima opportunità per chi, come me, investe da anni tempo e denaro nella propria musica ma non ha le conoscenze e le esperienze adatte per promuoverla. Mi sento fortunata ad essere stata scelta per far parte di questa piccola grande famiglia, nella quale mi sento ascoltata, valorizzata e capita.
Il meglio deve ancora venire però, con l’estate ci saranno concerti sparsi in tutta Italia ed è proprio l’esperienza live uno dei principali motivi che mi hanno spinta ad accettare di far parte di questo grandioso progetto.
Progetti futuri?
Incidere un album e tentare Sanremo Giovani. Spero che il progetto Maionese sia il primo importante passo verso questi ambiziosi obiettivi.
Chi vuoi ringraziare?
Ringrazio infinitamente Davide Maggioni per avermi chiamato a far parte del Maionese Project, i miei amici più cari, che sono tra i primi a consigliarmi, ad ascoltare e imparare a memoria le mie canzoni, la mia famiglia, unita e numerosa come poche, e in particolare i miei genitori, perché sono i primi a sostenermi moralmente, economicamente, e che non hanno mai riso di me quando a 5 come a 15 e a 20 anni, alla domanda “ cosa vuoi fare da grande? “ ho sempre risposto: “ scrivere canzoni”
I tuoi contatti?
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