ALESSIA RAMUSINO: L’INTERVISTA
22/11/2018 - News di desa-comunicazioni
Qualche domanda rivolta ad Alessia Ramusino, ritornata in radio qualche settimana fa con un remastering del singolo che qualche mese fa, aveva già ottenuto un ottimo riscontro da parte del pubblico radiofonico, ma soprattutto da parte della critica. Merito di “YAllah”, il titolo del brano in questione e che ha fatto apprezzare, oltre alla voce così soave e ben delineata nell’andamento armonico, nella stessa profondità che il testo reca. Si tratta infatti della trasposizione in canzone di un fatto di cronaca, riguardante purtroppo l’ennesimo caso di femminicidio, che la sensibilità artistica di Alessia ha saputo poi comunicare attraverso parole cariche di sentimento e di trasporto interiore…
Benvenuta Alessia,
Il 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne, e possiamo ben dire che tu, con “YALLAH” hai forse meglio di qualsiasi artista, una bandiera da esporre e da issare contro tutti questi soprusi verso le donne che ahimè, sono sempre più frequenti nei notiziari quotidiani… ritieni giusto ed utile, la celebrazione di questo tentativo di arginare fatti che sconvolgono le vite di migliaia di donne, mettendone talvolta a rischio la loro vita, anche nel momento in cui questa è ridotta alla sola sfera famigliare?
Mi sono fatta molti scrupoli prima di pubblicare questa canzone, scelta voluta dal mio produttore Giorgio Tani, patron dell’etichetta BMAmusic. La scrissi nel 2011 per il fatto di cronaca di Melania Rea che mi colpì particolarmente. Poi la riposi in un cassetto proprio perché non ero pronta ad affrontare il tema. L’obiettivo non è quello di “celebrare il tentativo di arginare i fatti” ma quello di far capire l’importanza della vita ed il rispetto dell’altro, come recita il testo della canzone stessa “Life is sacred: don’t waste it/Respect and love” e di non buttarla via. Il fatto di violenza coinvolge tutti: l’uomo che lo commette in primis, i figli se ci sono ed anche il resto della cerchia famigliare e degli amici. Ognuno di loro si domanderà per il resto della propria esistenza cosa avrebbe potuto fare per evitarlo e si chiederà come mai non si era accorto di nulla. E’ un pesante fardello da portarsi dietro.
Mi chiedi se è giusto ed utile questo continuare a parlare del femminicidio. Mi sono laureata in Sociologia presso la facoltà di Scienze e Politiche di Genova, e mi sono occupata nella tesi di laurea di fenomeni di moda “La moda come fenomenologia sociale”. Ovvero sono andata a studiare tutti quelli che erano i comportamenti che hanno creato fenomeni di emulazione e che quindi hanno rappresentato delle vere e proprie “mode”. Ho preso in esame il fenomeno dei “lanciatori di sassi dai cavalcavia” delle ragazze che volevano fare “le top model” fino al fenomeno tutto americano dei ragazzini che giocavano a far saltare le monetine lungo i binari dei treni. I sassi dai cavalcavia hanno ucciso persone, le top model avevano fatto dilagare l’anoressìa, e lungo le rotaie hanno perso la vita tanti ragazzini. Ed ora…?! Risolvere problemi di coppia con l’omicidio. Sì, se n’è parlato, cantato, manifestato è ora che ci sia un riscontro nella realtà con provvedimenti seri, certezza della pena e presa in considerazione delle numerose denunce che vengono trasmesse, sottovalutate ed archiviate.
“YALLAH” è l’esempio di un brano che parla della donna ed è rivolto alla donna, tuttavia, per rendere efficace il messaggio, le parole che lo compongono dovrebbero essere ascoltate prioritariamente da quanti vedono nella violenza la soluzione dei problemi che, di contro, anziché risolversi, aumentano degenerando in situazioni critiche e drastiche… quali sono le parole che più di tutte vorresti rivolgere a chi fa appello a queste armi distruttive?
Indubbiamente “Respect and love”. Due semplici parole ma di grande contenuto. Lo ho recitato insieme a molte donne durante i diversi flash mob #100donnevestitedirosso e ci siamo sempre tutte emozionate e commosse. E’ diventato una sorta di mantra e sarebbe utile continuare a diffonderlo.
Se l’ascoltatore prova ad immedesimarsi nel carnefice, anziché nella vittima, riesce a cogliere da una particolare angolatura del brano, che non solo Alessia descrive in modo dettagliato i sentimenti provati dalla donna vittima: possiamo infatti essere coinvolti dalle diverse sfaccettature che la canzone assume e provare quel senso di rabbia che affligge il carnefice… come hai reso questa molteplice chiave di lettura emotiva?
Ho fatto esattamente quello che hai descritto tu, ovvero mi sono immedesimata. La nostra mente è meravigliosa, riesce a creare stati d’animo mai provati e solo descritti, un po’ come vedere un film.
Non è stato semplice, personalmente non sarei in grado di fare male ad una mosca, ma ho rispolverato quei sensi di frustrazione che in certi momenti capitano a tutti, il non vedere la via di uscita, e quella sensazione di impotenza che viene alimentata dentro di te che una mente sana elabora nella ricerca di una soluzione logica ed in una persona senza un sistema di credenze, di valori e principi ben saldi e fondati ahimè degenera.
Come in generale nel tuo repertorio, anche YALLAH raccoglie i diversi colori che nei tuoi viaggi in giro per il mondo hai assorbito, tramutati poi in sonorità etniche che compongono le diverse striature sonore…quale luogo in particolare, ti è rimasto nel cuore e senti esprimere maggiormente la tua identità anche musicale…?
In realtà con Yallah ho voluto dare internazionalità al brano e al tema che tratto. Sappiamo che le condizioni della donna in molti paesi mussulmani sono davvero penose. Vuole essere un inno che abbraccia tutte le culture ed in effetti la canzone è stata accolta molto bene all’estero sia in Francia che in Russia dove è rimasta in programmazione per parecchi mesi.
Uno dei luoghi che mi ha segnata maggiormente è l’Iran dove ho trascorso la più parte della mia infanzia, tuttavia il mio cuore batte al ritmo dell’odierna Italia multietnica che vivo quotidianamente nella mia città natale Genova.
YALLAH è stato anche inserito come bonus track in una raccolta di altri brani di Alessia dal titolo “Iris Fields”, vuoi darci qualche anticipazione in merito all’uscita del disco?
Inizio proprio dalla copertina che illustri, ho voluto questo collage perché rappresenta le diverse edizioni di Iris Fields.
Iris Fields è un album uscito per la prima volta nel 2002, edito da RTImusic, a seguito della mia partecipazione alla composizione di una colonna sonora per una fiction televisiva di Canale 5: Per Amore, con Anna Valle, Remo Girone e Paolo Calissano. Uscita sotto pseudonimo Alisia: altro non era che il mio nome pronunciato dalle genti iraniane. L’idea di farne una nuova edizione è stata del mio produttore, l’intento era farlo uscire non solo con un nuovo sound ma soprattutto col mio vero nome. Abbiamo lavorato per una nuova edizione per circa 2 anni terminata nel 2017. Purtroppo il mio produttore è mancato prima di riuscire a pubblicarla. Ed ecco quindi il remix del 2018 che trae origine dalla nuova edizione del 2017 per indossare una veste che gli dona un tocco di attualità e di freschezza, le sonorità rimangono multietniche con la scelta di suoni e ritmi percussivi in linea con gli arrangiamenti moderni.
Yallah ho voluto inserirla in questo remix, come bonus track, perché le sonorità si accostavano splendidamente con quelle degli altri brani. Questa riedizione/remix di Iris fields, chiude anche un percorso artistico molto significativo ed importante per me in questi anni.
Sonia Bellin