Vaneggia, straluna, stona con quell’hype strafatto di chi quasi si trova di passaggio a cantare su di un palco per caso, così , come per ingannare l’attesa tra un sogno e una sigaretta. “Puttana la maestra” vi dice nulla? Ma certo, è quel geniaccio di Francesco Tricarico, lo scapigliato raconteur semplice e distratto che invece di consumare storie in velocità sceglie di trasognarle con la disinvoltura astratta degli eroi splendidamente outsider.
Giglio è l’album che elenca la sua infanzia, gli amori e dolori, i suoi sguardi e la libertà , album che dietro le sue nebulose cela una gran voglia di far piovere belle canzoni. E lo fa!
“Io sto pensando alla libertà/ Mi sento schiavo della libertà/ Vorrei che qualcuno pensasse per me/ Ma so che nessuno può pensare per me/ Perché io sono libero….di non essere libero/ (Libero). Partendo dalle radici di questo Giglio, si risale come il controvento della sua personalità, per le ramificazioni innocentemente nude di questo lavoro discografico esemplare, dove la descrizione scritta non rende merito a quello che si va ad ascoltare, bisogna esserci con l’orecchio vivo; ad ogni modo si toccano le varie pieghe d’animo dell’artista quali: le emozioni per una ragazza inaspettata ( Gigliobianco), la malinconia estrema per un amico in parte perso (Il mio amico) o le prove che la vita ti pone da superare (Cosa vuoi adesso ? e Fili di tutti i colori). Poi tanti amori da cercare, conoscere e timideggiarsi su: (Eternità, Un’altra possibilità) fino alle elucubrazioni oniriche-metafisiche ma dagli scandagli interni abissali (Oroscopo e Pomodoro - con quella filastrocca a suon di fiati).
Tra Battisti, pois di Rino Gaetano e qualche sdondolata Celentaniana, Tricarico ha il pregio di fare compagnia, di lasciarsi ascoltare, ma anche di offrire spunti di riflessione di vitalità mentale perché spontaneo, senza prosopopee o arzigogolìi; diretto come uno spiffero che colpisce l’occhio fino a farti vedere i pallini bianchi. Con “Vita tranquilla” – premio della critica a Sanremo- la poesia minimale e concreta si ritrovano in sintonia con le onde medie di questo cantautore “fuori sintonia”; si sente dire in giro riguardo questo lavoro; “ …ma anche un disco così così non basta a salvare una prova che poteva arrivare più in alto…”. Forse, ma non ho mai sentito di Pierrot Lunaire che siedono su una mezzaluna tanto per cambiare aria, ma al contrario per aspettare - partendo dalla loro poesia di vita sbilenca – lo sbuffo ascensionale che porti in orbita le vere storie che si fanno carico – in questo caso Tricarico- di raccontare nell’irreale la realtà delle cose.
Finalmente un certo pop si riveste di intelligenza.