Thom Chacon Blood In The USA
2018 - Appaloosa Records / IRD
Da adolescente compone le prime canzoni e prima dei vent’anni comincia il suo girovagare; dopo una breve parentesi a Los Angeles si trasferisce a Durango dove, in mezzo alla natura, coltiva e affina la passione per il songwriting. Nel frattempo per mantenersi lavora come guida turistica, accompagnando a cavallo, tra le montagne del Colorado e del New Mexico, appassionati di pesca ed campeggio.
Le composizioni dell’artista hanno una marcata impronta cinematografica che deriva dalle esperienze outdoors, ma anche dalla passione, ereditata dalla madre, per i film western degli anni ’70. Lo stile narrativo prende spunto da autori come Townes Van Zandt, Steve Earle, Kris Kristofferson, ma è influenzato anche da colorite vicende famigliari: suo cugino Bobby Chacon è stato campione mondiale di pugilato e gli ha insegnato a non arrendersi mai e, malgrado le difficoltà, a rialzarsi sempre per continuare a combattere.
Negli anni a seguire Chacon suona in ogni angolo del globo aprendo concerti di artisti come Los Lonely Boys e Jason Mraz. La prima incisione è Live At Folsom Prisom, registrata il 4 luglio 2004 nel famoso carcere californiano durante un concerto gratuito in memoria del suo idolo Johnny Cash. L’esperienza di Folsom è stato un momento fondamentale per la sua carriera di musicista: la svolta, come egli stesso ha dichiarato più volte.
I successivi frutti della sua determinazione sono Feathreweight Fighter (2010) e Thom Chacon (2013); due dischi interessanti, con lampi di qualità, ma criticati dalla stampa americana perché ritenuti troppo celebrativi e poco personali.
Thom Chacon non si è mai fermato, ha continuato a comporre e suonare dal vivo. Si è rialzato, ha fatto tesoro delle proprie esperienze, assorbito le critiche e lavorato sodo. Il risultato è un piccolo gioiello che risponde al nome di Blood In The Usa.
A gennaio di quest’anno, grazie all’attenta e attiva Appaloosa Records, il sogno è diventato realtà. L’etichetta italiana ha pubblicato il nuovo disco in un’elegante e accurata confezione, che contiene i testi e le relative traduzioni in italiano. Con Thom (voce, chitarra e mandolino) hanno suonato musicisti di spessore come Tony Garnier al basso (Bob Dylan Band), Tommy Mandel all’Hammond (Bryan Adams e Dire Straits tra i molti) e Kewin Twigg alle percussioni. Il disco è prodotto dal fido Perry Margouleff.
L’impronta è quella dei songwriters classici americani, non siamo di fronte ad un prodotto rivoluzionario, bensì a un qualitativo tassello che si incastona in un mosaico in evoluzione. I paragoni sono ingombranti, rischiano di diventare scomodi, controproducenti: cercherò di non lasciarmi influenzare da facili confronti e scontate similitudini, concentrandomi invece su quanto riesce a trasmettere Thom Chacon.
I suoi racconti si concentrano su tematiche di vita quotidiana: lavoro, periferie, famiglia, immigrazione e diseguaglianze sociali. Thom ci canta un’America reale, dipinta con mano ferma e messa in musica con vissuta passione. Tutto questo senza la minima rassegnazione: il sogno americano non è morto, è solo sopito.
Siamo al cospetto di un album di ballate, nove brani di pregevole fattura che regalano profonde emozioni. Le liriche immediate e toccanti di I Am An Immigrant si sovrappongono a una struttura sonora delicata, abbellita dall’Hammond e dalla calda voce di Thom. Union Town è più ritmata, gli accordi riportano a qualcosa di già sentito, ma il brano è incisivo e il testo profondo, tragico, toccante. La title-track Blood In The Usa è una perla incastonata in un anello lucentissimo: l’equilibrio tra parole e armonie è un esempio di classe purissima. Something The Heart Can Only Know è rarefatta, coinvolgente, eterea. Empty Pocket è la richiesta di un contadino che prega Dio affinché la pioggia faccia il proprio dovere: il finger-picking essenziale, il piano e la voce tessono un prezioso tappeto. A Bottle, Two Guitars And a Suitcase e Works At Hand sono due raffinati momenti acustici. La conclusiva Big As The Moon è impreziosita dall’armonica e da una valida struttura musicale, magistralmente sostenuta dalla sezione ritmica, l’Hammond e la profonda voce di Thom. Un ottimo bel lavoro, che cresce dopo ogni ascolto, inaspettato, coinvolgente e profondo.
Ho avuto il grande piacere di ascoltare e conoscere l’artista All’Una e Trentacinque Circa di Cantù durante il recente tour italiano (allego il link dell’interessante live report scritto da Giovanni Sottosanti che lo ha seguito a Firenze: https://www.mescalina.it/musica/live/11/01/2018/thom-chacon . In quell’occasione ho incontrato una splendida persona: disponibile, trasparente, cordiale, comunicativa e ricca di ideali. Grandi qualità al giorno d'oggi.
Thom Chacon – Live, 15 gennaio 2018 – All’Una e Trentacinque Circa - Cantù
In conclusione mi permetto di riportare l’autorevole commento di una grande artista, che sintetizza in poche parole una grande verità:
“La musica di Thom Chacon è semplice, ma la semplicità non va confusa con la mancanza di profondità. La scrittura semplice è la scrittura più difficile, è sempre la migliore. Le sue canzoni sono intrise di ricche immagini e di sensibilità istantaneamente riconoscibili. È un vero scrittore, e con questo intendo che trasmette delle visioni contagiose" - Mary Gauthier
Complimenti Thom!