The Strokes Angles
2011 - Rough Trade
Dieci anni dopo, Casablancas e soci propongono il quarto capitolo della loro carriera discografica, Angles, che fa seguito ai due dischi precedenti, Room on Fire (2003) e First Impressions of Earth (2006), due dischi molto deludenti nelle aspettative, dimostrando come quel This is it sia stato una chimera della scena indie internazionale dei primi anni del nuovo secolo e che in molti avranno consumato fino all’osso. Angles non è da meno, mostra ancora quella pochezza d’intenti e contenuti dimostrati nei due dischi già citati, deludendo nuovamente le attese di chi, dieci anni orsono, aveva riversato nella band newyorkese tutta l’attenzione possibile, comprovando così la loro propensione ha concentrarsi più sui progetti dei singoli membri.
L’incipit del disco con Machu Pichu, infatti, non è dei migliori, pur mantenendo lo stile che li ha contraddistinti il brano dimostra come la band si diriga verso soluzioni new wave, perdendo d’incisività. Il passo successivo, Under cover of darkness, sicuramente il brano migliore, capovolge le prime sensazioni avute, balenando la speranza che il disco possa sorprendere in positivo e tornare ai fasti del rock’n’roll, ma con Two kinds of happiness e You’re so right abbiamo l’immediata smentita. Infatti, i The Strokes alternano momenti decisamente fiacchi ad alcuni un po’ più interessanti, ma sempre senza sorprendere del tutto. Tra queste, oltre alla già menzionata Under cover of darkness, segnaliamo anche la graziosa ballata rock’n’roll Taken for a fool, e la più ritmata Gratisfaction.
Un disco poco coinvolgente che finirà nel dimenticatoio per quanto concerne le nostre scelte musicali.