Steve Wynn Make It Right
2024 - Fire Records
Lo fa con un grande affetto nei confronti del suo pubblico, che non ha mai smesso di seguirlo nei suoi tour, solo o con il suo amico Chris Cacavas (li abbiamo visti a Milano, il 2 aprile scorso, per un set intenso), e che è desideroso di sapere come sta un artista profondo e sensibile.
E lo fa con un pugno di canzoni ricche di collaborazioni, da Mike Mills (R.E.M.) a Vicki Peterson (The Bangles), che valorizzano ulteriormente un lavoro accurato, sia sui testi, sia nell'impatto sonoro. Chris Schlarb, del gruppo californiano di dream pop Psychic Temple, ha dato il suo tocco cinematico, Emil Nikolaisen dei Serena Maneesh, collettivo psych-grunge norvegese, ha aggiunto la sua tipica anarchia sonora, e poi Eric “Roscoe” Ambel (Del Lords, Joan Jett) ha usato le sue capacità di produttore in studio per legare il tutto in modo coerente e poliedrico.
La cifra di Make It Right può essere infatti riassunta nelle righe con cui Wynn accompagna il suo disco: "Ehi, puoi semplicemente mettere su "Make It Right" e usarlo come catalizzatore per creare la storia della tua vita, scavare nel tuo passato. Adesso appartiene a te. Lascia che racconti la tua storia mentre io racconto la mia. Stiamo tutti solo cercando di sistemare le cose."
Ed eccolo chiederci, in What were you expecting: "What were you expecting / When you scorched the ground / Thought you’d change the system / And the system took you down", con voce profonda e tinte scurissime, un'immersione nel passato con bagliori elettrici e un ritmo incalzante; o invitarci "Come and see for yourself / The time away has done me good / I’m ready to face the day / But I don’t think I should just yet" in Making Good On My Promises, esibendo le proprie cicatrici, ma con energia e orgoglio, in un rock psichedelico quasi in levare, nel suo più autentico stile.
Il Paisley Underground è vivo e suona insieme a noi; Wynn ci guida, novello Virgilio, in una discesa agli inferi di ricordi che bruciano ancora (l'intensa Then Again, con quella complicità tra voce ed echi di slide, che ben conosciamo, e che ci ricorda Lou Reed), ma anche in una risalita verso la redenzione, ancorché provvisoria e dolorosa, e i versi di Madly lo dimostrano, su un ritmo languido, con una chitarra latina a confezionare una storia di rimpianti e malinconie: "And the memory recedes / But the wound still bleeds and bleeds / All you need is just one name / To fan the flames".
Ma tutte le tracce dovrebbero essere citate, perché ciascuna costituisce un tassello di un percorso intimo, esistenziale e collettivo, prima ancora che autobiografico e musicale, dall'iniziale Santa Monica, dove tutto ebbe inizio, alla nostalgica memoria di Cherry Avenue, sostenuta da una tromba evocativa, all'energizzante ed elettrica spinta verso il futuro di Roosevelt Avenue, la via principale del Queens, a New York, dove Wynn risiede ora.
In questo modo, tutti noi siamo invitati a ripercorrere le tracce della nostra vita, attraverso le tracce sonore disseminate lungo il lavoro, certo non definitivo, ma che costituisce indiscutibilmente una tappa importante del cammino artistico di un artista imprescindibile.