Stella Burns Long Walks in the Dark
2024 - Brutture Moderne
I had no hesitation" (Mick Harvey).
"With each repeated listen to Stella Burns’ “Long Walks in the Dark” I am pulled in by the magic of his voice and the neon glow these songs paint much like a series of nocturnes with simple and soulful arrangements. I’m reminded of artists like Lou Reed, Elliott Smith and Bill Callahan who captivate a space and create evocative depth and vibe with their stories and voices. There’s a lot of beauty, tenderness and strength in the performances with just the right amount of variety of sounds to keep each song alluring and intriguing. The song “Satellite” has a wonderful build and flows effortlessly into the great wide open offering a guiding light and hope through these dark times" (Joey Burns, Calexico).
"Il nuovo lavoro di Stella Burns come una carezza proveniente dal nulla si materializza in ogni ascolto con quella dolcezza mischiata alla tradizione che rivela e racconta quadri straordinari. Impossibile non farsi rapire dai suoni, difficile restarne immuni" (U. M. Giardini).
Basterebbero queste citazioni a descrivere la caratura di questo album di inediti di Stella Burns, uscito in gennaio tramite Brutture Moderne. Long Walks in the Dark arriva dopo sette anni di pausa da parte dell'autore, interrotti solo dall'EP dedicato a David Bowie di cui abbiamo già parlato qui. Una gestazione lunga e ragionata in cui l'autore si è dovuto confrontare con la perdita di amici come lo scrittore, poeta e drammaturgo Dan Fante (nota la collaborazione con gli Hollowblue che hanno musicato diversi suoi testi), del padre, e di Bowie stesso, vero e proprio ispiratore, citato nella copertina del disco nella posa con il bicchiere di latte tenuto tra le mani. Tutte queste perdite ed il confronto impietoso con il Covid che ha messo a repentaglio la sua stessa vita hanno fatto sì che Stella si sia potuto confrontare con il senso dell'esistenza attraverso il dolore mettendosi alla ricerca di un barlume di speranza: sono queste le lunghe passeggiate nel buio a cui allude il titolo dell'album. Momenti di riflessione, di confronto, di pensieri cupi, di sopravvivenza. Tutte cose che rendono questo lavoro intimo e personale, per melodie, testi ed attitudine.
Qui troviamo atmosfere da cinema western, veri e propri notturni, ballate dense e di una bellezza e sensibilità rare, impreziosite dall'incredibile numero di collaborazioni artistiche che hanno aggiunto la loro impronta personale in sintonia con il sentire di Burns: per citarne alcune, Sergio Carlini dei Three Seconds Kiss, l'enorme Mick Harvey nel duetto My Heart Is A Jungle, Ken Stringfellow (Posies e R.E.M.) in End Of The Snowfall, Laura Loriga (Mimes Of Wine) al piano e Marianna D'Ama (Timber Timbre) alla voce in Make a Wish, il testamento di Dan Fante in I Want To Be Dust When I'm Done.
In un disco di incredibile varietà di sfumature, dove chitarre, farfisa, banjo, armonica, pianoforte e archi sono dosati alla perfezione e si mettono al servizio del messaggio veicolato dai testi, impossibile non sottolineare la peculiare visione del folk in pezzi come Long Black Train e Stupid Things, che si avvicinano, senza imitarla, alla purezza di Elliott Smith.
La voce di Stella Burns è chiara e pulita e accentua per contrasto la malinconia di fondo delle melodie, dando respiro e intensità al racconto di questa notte dell'anima. Il risultato è un disco maturo, di una bellezza e profondità che crescono a ogni ascolto e meritevole di acquisto senza esitazione.