Sergio Arturo Calonego Marinere
2013 - Via Audio Records
Miei voli pindarici a parte, Marinere è un disco di note in cui talvolta fa capolino la voce, ma in modo talmente lieve da farsi anch’essa puro suono. Le parole perdono significato. Un esempio perfetto di questo è Suite. R., in cui le voci di Calonego e di Sara Maria Giolfo si intrecciano come un unico respiro su chitarre e bouzouki che fanno quasi da percussioni.
L’inizio è affidato a Solisud denso di notte mediterranea, ideale per accompagnare nella conta delle stelle (ed esprimere un desiderio). La title track è dedicata, come tutto il disco “alle donne che hanno saputo, sanno e sapranno aspettare”, ed è breve come un sospiro di attesa, una rapida onda del mare.
Seluna mostra tutto ciò che una chitarra da sola può fare. Può dare l’illusione che ci sia un djambé, che ci siano più musicisti, che suoni un’orchestra invisibile. Può far sognare mentre si aspetta...
Poi arriva “l’anomalia” del disco, Non ti crucciar: sembra omaggiare il teatro-canzone di Gaber con quel garbo innato nel descrivere l’indolenza di Roma e nel ricordare un dolce afflato passato. E con il lalalala finale malinconico e struggente come un’elegia duinese.
Saint Malo è un’alba sulle coste della Bretagna in cui le parole affiorano solo all’inizio, poi “conta la musica” (Quanto t’ho amato può essere profetica...). Sotto la pioggia si fa sempre più rarefatta, con immagini di dolce quotidianità, tra “impalcature sentimentali interiori”.
Il viaggio si conclude a Donegal fondendosi con la nebbia celtica e le leggende d’Irlanda.
Marinere è un disco ideale per viaggiatori, per lunghi percorsi in solitaria come quelli descritti in Non si muore tutte le mattine da Capossela. Quando motivo del viaggiare è il viaggio in sè, e l’unica compagnia è quella della chitarra da imbracciare sulla spiaggia buia.
Niente spettatori, niente amici, “non esiste nulla fuori” (Suite. R.). Ed in quella perfetta solitudine si può ricordare un amore perduto.