Sergio Arturo Calonego Dadigadì
2015 - P&C. Sergio Arturo Calonego Music
#Sergio Arturo Calonego#Italiana#Canzone d`autore #Fingerstyle
Si riprende la strada con un soffio di Mediterraneo nell’iniziale Dadigadì, titolo che riecheggia l’accordatura DADGAD, molto usata dal chitarrista Pierre Bensusan e adottata dal nostro in questo disco. Dissonata ha il sapore di un racconto per immagini inespresso, troppo a lungo taciuto. Delta è puntinata da un cantato blues, rauco un po’ alla Tom Waits. Dancera inizia con la fisarmonica di Armando Ilario ed il suo sapore esotico per poi lasciare spazio ad un saliscendi della chitarra sulle corde delle emozioni. Dea è una culla, una culla fatta da un piccolo guscio che lenta oscilla tra onde sonore calde come un abbraccio che zittisce ogni paura, ogni tremore della notte. Duende fa riaffondare il respiro nell’Africa, con un lento inesorabile crescendo, come sabbia del deserto prima appena smossa dal vento che poi cerca di ricoprire chi lì dorme sotto il cielo stellato.
Darlin’ ritorna ad un animo blues che sembra sussurrare la storia di un uomo che diventa una tromba ad un ascoltatore che deve essere lì presente, lì vicino, come solo un concerto in un luogo minuscolo consente, con i piccoli divertissement del caso. E’ una canzone che sembra danzare sulle punte, come una ballerina di Degas che si libra nell’aria in modo mirabile e poi si riappropria del suo essere bambina con una linguaccia al pubblico e poi riprende a volare come se nulla fosse.
Darandèl chiude il cerchio con un degli accordi più densi, come ad estrarre dalla chitarra gli ultimi segreti.
Siamo arrivati alla fine dell’arcobaleno, apparso dopo la pioggia di Non ti crucciare (da Marinere) ed il tesoro che troviamo è proprio la collana di D, D come domani, come dono.