Sergio Arturo Calonego Frontera
2019 - Autoprodotto
Almeno la prima volta, ascoltatelo in cuffia. E senza quasi che ve ne accorgiate il vostro respiro si farà profondo e diventerà un tutt’uno con questi tocchi delicati delle corde, facendovi dimenticare di dove siete, delle vostre coliti, gastriti e compagnia bella. Perché il vero viaggio, tema portante dell’album, inizia da se stessi.
Frontera supera le divisioni a cui la parola potrebbe far pensare, diventando un nastro di bellezza tra Europa e Africa che si erge su questo disperato mar Mediterraneo, con la naturalezza che è propria della registrazione in presa diretta.
Agadir e Dolcezza, dedicate rispettivamente a Agadir e Napoli, fanno danzare assieme le malinconie del deserto con il sapore partenopeo della vita. Discovery già dal titolo porta la chitarra a arrampicarsi con dolce tenacia tra le stelle e le galassie.
Frontera, la title - track, ha un inconscio retrogusto della deandreaiana La cattiva strada, tendendo il già menzionato nastro di bellezza verso Genova.
Ma non ci sono solo dolce raccoglimento e viaggio in questo disco. C’è anche il tentativo di dare forma e senso a un addio, o chissà, a un arrivederci, in Manì, dedicato all’amico e regista Riccardo Riccardi. Qui le note sembrano ripercorrere ogni passo con l’amico perduto, quasi a lenire il dolore accordo dopo accordo. Parlando della genesi del brano Frontera, Calonego ha scritto che dinanzi all’orizzonte si sentì “piccolo e insignificante ma perfettamente consapevole e sereno di questa condizione”.
Allora mentre ascoltate questo disco chiudete gli occhi per immaginare un orizzonte lontano e meraviglioso, sentendovi un gioioso o-piccolo rispetto all’infinito.